La missione pastorale nell’epoca di Internet
21 Novembre 2014
Nella mattinata don Adriano – presso la “Sala Della Torre” della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia – ha incontrato i sacerdoti della diocesi isontina, per trattare con loro il quanto mai attuale tema del “Web e pastorale”: come porsi oggi nello sconfinato mondo di Internet? Soprattutto, come svolgere la “missione” pastorale all’interno degli strumenti multimediali?Don Bianchi è partito spiegando innanzitutto la sottile linea di demarcazione che separa le nostre generazioni da quella attuale. “Noi siamo gli “immigrati” digitali – ha chiarito – mentre i ragazzi di oggi sono i “nativi” digitali. Noi abbiamo dovuto familiarizzare con questi strumenti, mentre loro sono nati possedendoli, ne entrano in contatto con il gioco e per loro il mondo digitale corrisponde con quello della socialità”. Ciò condiziona notevolmente l’apprendimento che, da uno schema lineare cui eravamo abituati, passa ad essere multitasking (ossia capace di connettere più cose contemporaneamente), eliminando anche la divisione tra reale e virtuale che ci aveva caratterizzati fino ad oggi.“Nell’epoca della cultura dello spettacolo e dei social media, i mezzi di comunicazione sociale, con la loro pervasività, mantengono un ruolo cruciale a diversi livelli –ha proseguito illustrando don Adriano -; i media svolgono diverse funzioni – informano, intrattengono -, ma la loro opera di mediazione culturale non può che assumere i tratti esteriori di una rappresentazione della realtà piuttosto che di una sua restituzione fedele. Si muovono poi secondo la logica della certificazione (legittimano e delegittimano…) e la logica dell’apparire”.Nel corso del suo evolversi, il Web ha portato a trovarci di fronte non più un “mezzo” a disposizione dell’uomo, ma piuttosto ad un “ambiente” che modifica il modo di essere dell’uomo nel mondo. Ecco quindi che, come comunità dei fedeli, ci si trova di fronte ad un nuovo modo di poter concepire anche la propria opera pastorale poiché, come ha ricordato don Bianchi, “la fede è capace di generare cultura: non precede la cultura, né la decurta; vive in essa, senza restringersi ad essa”.In tutto questo il prete assume un ruolo da protagonista: “Viene richiesto di esserci da pastori prudenti ed esserci come animatori della comunità che vive anche in questo ambiente dinamiche e relazioni significative”, ha specificato il relatore. Un’azione pastorale quindi consapevole di un mondo che oggi è segnato dalla presenza di questi nuovi linguaggi.Nel pomeriggio – alla Sala Incontro della parrocchia di San Rocco di Gorizia – don Adriano si è incontrato con un folto gruppo di insegnanti di religione e operatori dei siti Web parrocchiali, discutendo anche con loro dell’importanza della comunicazione, che sia “non fine a sé stessa ma che si preoccupi di essere a servizio della comunità, nonché vetrina e porta d’accesso alla comunità stessa”. Nella sua relazione don Adriano si è soffermato sulla necessità di un webteam, ovvero la necessità di far funzionare la redazione che si occupa del sito di comunità, dando anche dei suggerimenti su come poter rendere ottimale un sito Internet e quali contenuti poter inserire per renderlo vivace ed interessante.Don Adriano ha salutato l’interessato pubblico ricordando ancora una volta che “il sito della comunità è uno strumento, ma non un fine”. Una riflessione questa per tutti gli operatori che seguono la comunicazione.
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