Voce che chiama per nome
24 Novembre 2014
Nella lettura comunitaria degli “Atti degli Apostoli”, che segna il cammino della nostra Chiesa goriziana in quest’Anno pastorale, uno dei dati che maggiormente mi pare stia emergendo, è la sorpresa di trovarsi dinanzi a vicende di persone reali. Naturalmente non ci meravigliano gli episodi che ci narrano le vicende di Pietro e di Paolo: sono gli indiscussi “protagonisti” di questa parte del Nuovo Testamento e la loro presenza viene prevista senza troppa fantasia anche da chi non “mastica” abitualmente la Parola ed ha vaghi ricordi risalenti, magari, al tempo lontano del catechismo. Quello che invece ci coglie di sorpresa è il comparire di decine di uomini e donne chiamati, addirittura, per nome. Entriamo, così, in contatto con le loro vicende quotidiane, di alcuni veniamo a sapere persino la professione e scopriamo quando e perché le loro strade si sono incrociate con quelle degli apostoli e con la fede nel Signore.Impariamo a conoscere Lidia ( la prima convertita in Europa, colei che oggi definiremo una imprenditrice intraprendente) o coppie di sposi come Andronico e Giunia ( “apostola insigne”), Priscilla ed Aquila; ma anche Èutico (il ragazzo che le parole dell’Apostolo non riescono a tenere sveglio, tanto che un colpo di sonno lo fa precipitare dalla finestra), Simone (“dedito alla magia, il quale mandava in visibilio la popolazione di Samaria, spacciandosi per un gran personaggio”)…L’Autore degli Atti ha voluto trasmetterci non solo le loro storie, ma anche i loro nomi e noi sappiamo bene che chiamare per nome significa dare un volto, togliere dal buio dell’anonimato. Se chiamiamo una persona per nome, non possiamo più inquadrarla in categorie che generalizzano e spersonalizzano (modalità troppo spesso utilizzata dai massmedia), ma siamo spinti a conoscerla nella sua unicità e a coinvolgerci nella sua storia personale, accettando di percorrere insieme a lei un tratto di strada. Breve o lunga non importa.Penso sia questo il mandato che la Chiesa diocesana rinnova oggi al suo settimanale “Voce Isontina”: essere e farsi “Voce” di comunità capaci di vedere e chiamare per nome gli uomini e le donne di questo nostro tempo. Comunità che non si sentono estranee rispetto ai loro problemi, alle loro difficoltà, ai loro disagi, ma neanche alle loro gioie e alle loro speranze. Comunità che si mettono anche in ascolto, che scoprono con gioia i segni della presenza dello Spirito dentro e fuori le mura delle parrocchie. Comunità che con umiltà e fierezza testimoniano a tutti la gioia del Vangelo.”La testimonianza cristiana – sottolinea Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che celebreremo il prossimo 1° giugno – non si fa con il bombardamento di messaggi religiosi, ma con la volontà di donare se stessi agli altri. Occorre sapersi inserire nel dialogo con gli uomini e le donne di oggi, per comprenderne le attese, i dubbi, le speranze, e offrire loro il Vangelo, cioè Gesù Cristo, Dio fatto uomo, morto e risorto per liberarci dal peccato e dalla morte. La sfida richiede profondità, attenzione alla vita, sensibilità spirituale”.
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