La Grande Guerra vista dagli intellettuali e dai popoli
30 Novembre 2014
Si è chiuso tra giovani goriziani e coetanei italiani e stranieri il 48° convegno internazionale di studi mitteleuropei, dispiegatosi in tre giorni, quattro essioni di studio e due stupefacenti eventi artistici seguiti da pubblico numeroso ed entusiasta: il riconoscimento diretto e più autorevole tra i tanti quello del sottosegretario della Presidenza del Consiglio per le Politiche ed Affari Europei on. Sandro Gozi, con un messaggio a ICM, a Gorizia ed ai convegnisti letto ai partecipanti dal Presidente prof. Salimbeni.Inaugurato giovedì mattina a palazzo Attems con la prolusione di Quirino Principe, sulla storia e attualità delle condizioni culturali che sono state alla base del primo conflitto mondiale, il convegno ha svolto poi la prima sessione di studio a Palazzo Lantieri dove alla sera, in quell’ambiente storico e prestigioso, lo stesso musicologo italiano è stato il protagonista assoluto di tre melologhi, accompagnato al pianoforte da Barbara Magnoni.Venerdì mattina all’Università di Udine e nel pomeriggio in quella di Trieste si sono approfonditi i ruoli degli intellettuali e della diplomazia, oltre che della Chiesa e della stampa nella fasi antecedenti la Grande Guerra ed anche nelle sue conseguenze sulla Seconda, sostanziale proseguimento della prima ed ancora non del tutto esaurite: la crisi ucraina ne è drammatica evidenza.Una ventina dei convegnisti di sette paesi europei, guidati dal capo redattore de “il Piccolo” Roberto Covaz sull’autobus messo a disposizione da APT, sono stati tra i cento invitati alla rappresentazione teatrale organizzata da Walter Mramor con gli Artisti Associati, su testi di Ungaretti, Scaramella e giovani autori goriziani, accompagnati da musicisti dell’Istituto di Musica con il maestro Grandi e della Scuola Komel: lo scenario della sala d’onore della Villa Torre Tasso di Casteluovo, già ospedale Militare durante il primo conflitto sul Carso, è stata cornice affascinante di un evento emozionante.Infine sabato mattina il confronto tra generazioni sulla prevenzione dei conflitti, condotto e partecipato da giovani studiosi e giornalisti italiani e stranieri, alla presenza anche di una classe del Liceo “Dante Alighieri” di Gorizia, introdotto dall’intervento del sen. Rancesco Russo, componente della Commissione Esteri del Senato. Ventisei convegnisti provenienti da otto Paesi centro europei, in gran parte docenti universitari di tredici diversi atenei, una ventina di giovani ricercatori, studiosi e giornalisti anche di grandi testate come il Corriere della Sera, la partecipazione attenta delle Istituzioni e della realtà economica locale, sono i dati di giornate che hanno onorato da un lato l’Alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica e dall’altro la grande eredità di quanti dal 1966 hanno portato Gorizia al centro della cultura e della politica in ambito europeo.L’innovativa presenza di giovani è stato fattore certamente decisivo nella ripresa di presenza dell’Istituto nella prospettiva di restituire vigore e visibilità anche a Gorizia ed al suo territorio, come ha annotato con molta forza il Presidente del Consiglio Regionale Franco Jacop nel suo intervento iniziale nell’Aula Magna di via S.Chiara, assicurando il pieno sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia proprio nella prospettiva di valorizzazione della specialità regionale nella proiezione strategica verso l’area danubiano balcanica, dove ICM è stato per decenni riconosciuta avanguardia culturale.Apprezzamenti ed ammirazione dal Sindaco di Gorizia Romoli, del Presidente di Carigo Chiozza, della CCIAA Madriz, dalla senatrice Fasiolo, dal consigliere regionale Moretti, intervenuti ad alcuni degli eventi e delle sessioni del convegno che costituisce per l’Icm una sfida vinta contro le difficoltà finanziarie degli utlimi anni e che fa guardare con entusiasmo “giovanile” al cinquantenario del 2016, mezzo secolo da quel 1966 quando venne Ungaretti a scrivere al Sindaco Martina che “…Gorizia non è il nome di una vittoria ma di una comune sofferenza, quella di chi dicevamo il nemico ma che nel nostro cuore era fratello”.
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