“Il Goriziano”: precursore dei giornali cattolici
1 Dicembre 2014
“Il Goriziano”: un nome che è già un programma. Ci riferiamo al primo giornale cattolico a Gorizia, nato nel 1871, sovente trascurato per la sua breve esperienza, quasi di esordio al più conosciuto “L’Eco del Litorale”, che godrà di ampia diffusione a cavallo tra Ottocento e Novecento.Un cambio di denominazione che avviene dopo un anno e qualche mese dalla prima edizione, come spiegano gli stessi redattori del giornale il 22 dicembre 1872: “Cedendo al desiderio di parecchi dei nostri novelli abbonati, col 1.o Gennajo p.v. cambieremo il nome del nostro Periodico. Fin qui “Il Goriziano”, più assai che alle cose locali, intese lo sguardo a quelle rilevantissime questioni che agitano adesso non solo il mondo cattolico, ma l’umanità tutta. Tuttavia per rimuovere ogni abbaglio, e per far palese la sua volontà di offrirsi come organo cattolico a tutti i nostri amici di Trieste e dell’Istria, il periodico smetterà il nome usato finora, e prenderà quello di Eco del Litorale”.Un chiarimento molto semplice che ci fa intendere quanto il “nome” fosse importante per l’estensione e la diffusione del giornale, che dal Goriziano avrebbe voluto aprirsi a Trieste eall’Istria per divenire l’organo cattolico dell’intero Litorale.Se è chiaro questo cambio di denominazione, altrettanto importante è comprendere il significato del primo nome del giornale, “Il Goriziano”, legato indissolubilmente al contesto e ai suoi principali attori.Alla fine dell’Ottocento, il nostro territorio diventa protagonista di un impegno indefesso di sacerdoti e laici – per lungo tempo ignorato dalla storiografia – che organizzano e promuovono una rinnovata presenza della Chiesa nella società. Centro di questo nuovo dinamismo è il “Circolo Cattolico del Goriziano”, nato nel 1870, all’indomani della rottura del Concordato tra la Santa Sede e l’Impero ed in un momento di forte vicinanza al Pontefice Pio IX, “prigioniero in Vaticano”, che porterà i cattolici Goriziani a vivere un’esperienza esemplare, un sussulto di azione e di impegno in un periodo in cui l’emergere dei nazionalismi italiani e sloveni si dimostrava sempre più acceso.Il valore del “Circolo” si può identificare già nelle parole che l’avv. Carlo Doliac, per lunghi anni presidente del sodalizio, pronunciò alla sua apertura: “Sappiamo […] che le idee nazionali hanno un valore transitorio, e la fede c’insegna che, quando verremo chiamati al Divin Giudice a rendere ragione dei fatti nostri, non ci chiederà se siamo italiani o sloveni, ma in qual modo abbiamo custodito il deposito della nostra fede. In questa fede che chiamerò nazionalità cattolica, noi tutti dobbiamo convenire per formare un solo Ovile sotto un solo Pastore. Questa nostra tendenza sia caparra della nostra devozione all’Augusto Sovrano, il quale vuole la pace e l’armonia tra i popoli e prova che ci attendiamo al nostro programma per la Chiesa, per l’Imperatore, e per la Patria”. In poche parole una forte aderenza all’ortodossia cattolica, un sincero lealismo nei confronti dell’Impero, e – l’elemento profetico – l’unione delle nazionalità nella comune fede cattolica. Un tentativo testimoniato da numerosi atti, tra cui gli statuti, redatti in forma bilingue, che si esplicherà in numerose occasioni, in particolare nelle adunanze, svolte in italiano e sloveno.Per i cattolici Goriziani l’esperienza unitaria non durerà a lungo, pensando che già il 20 giugno 1872 un trafiletto segnalava la nascita del giornale “Glas”: “Sotto questo titolo è uscito martedì il numero di prova d’un foglietto sloveno, che si pubblicherà in Gorizia una volta alla settimana. Quel nome significa la Voce. Il suo programma è di promuovere il comun bene della nazione slovena. Esso sarà cattolico, politico, nazionale”. Una nota che preannunciava la progressiva uscita dei soci sloveni dal Circolo, che sarebbe rimasto prevalentemente italiano e friulano.”Il Goriziano” esce per la prima volta il 19 ottobre 1871 con il desiderio di essere voce della “patria goriziana”, da secoli luogo di incrocio tra popolazioni latine, germaniche e slave con Gorizia come centro geografico, culturale ed ecclesiastico. Un giornale che nasceva come frutto più grande del Circolo, e che avrebbe rappresentato uno strumento formidabile di diffusione della presenza cattolica nella società. Così si esprimeva il primo editoriale: “Vi diremo che amiamo la civiltà, il progresso, ma che poniamo anzi tutto la Religione, senza la quale, civiltà e progresso non ponno aver vita. Grandi cose non vi possiamo promettere; vi promettiamo però saldezza di principii, e di principii schiettamente cattolici. Amiamo la patria, né saremo indifferenti a tutto quanto può interessare il nostro paese; ma abbiamo il coraggio di spiattellarvi in faccia la nostra convinzione: che libertà non può essere senza ordine, che progresso vero non è possibile senza religione, che la civiltà è un’utopia senza la Chiesa, che la felicità e la grandezza dei popoli è legata all’esercizio delle virtù del cristiano”.Un compito non facile che impegnerà ben presto i redattori del giornale in un serrato e continuo confronto, a tratti aspro, con la stampa liberale già attiva.Dopo pochi mesi, il 4 gennaio 1872 era già tempo di bilanci e “Il Goriziano” poteva già fregiarsi dell’anno II: “Di una tanta felicità di successo, dopo che a Dio Ottimo e Massimo, da cui ripetiamo nostra sufficienza, e per la di cui gloria abbiamo intrapreso queste nostre pubblicazioni, noi andiamo debitori al generoso compatimento de’ buoni, che si dall’interno della Monarchia, che all’Estero, ci confortano con ogni guisa di fraterni incoraggiamenti; e sopratutto noi esistiamo ardenti di speranza e di fede mercè l’energico concorso dei nostri fratelli cattolici di questa gentile Città e nobil Provincia, certamente a nessuna seconda in efficacemente promuovere e validamente sostenere, a prezzo anche se occorre d’ingenti sacrifizii, gl’interessi sacrosanti e legittimi della religione e dell’ordine sociale; quegl’interessi che sono inseparabilmente congiunti col vero ben’essere della cristiana civiltà e della patria.Anche sotto di questo rispetto i Cattolici dell’Arcidiocesi goriziana si mostrarono degni figli della loro Chiesa arcivescovile che con tanta elevazione di cristiana saggezza, e con tanto lustro di santi ecclesiastici esempli, presiede alle Chiese consorelle della illustre antichissima Illiria, di cui fu metropoli la famosa Aquileja, alla quale l’antichità, per incontrastata rinomanza che le acquistarono i tanti martiri gloriosi della fede e gli uomini insigni per dottrina e virtù usciti dal suo seno a risplendere come stelle nella Chiesa di Dio, dopo Roma, assegnò un posto tra le più cospicue Chiese dell’Occidente”.Un “affresco” molto bello che testimonia la vitalità della stampa cattolica Goriziana che continua ancor oggi, ricordando il cinquantesimo anniversario di “Voce Isontina”, una storia che prosegue – seppur con testate diverse – da quasi 150 anni.Il giornale diocesano si inserisce, allora, in un lungo cammino, nel quale a cambiare sono i protagonisti ma non il suo ruolo, ben evidenziato dall’Arcivescovo Andrea Pangrazio, che intervenendo ad un convegno del 1966 in qualità di Segretario della Commissione Episcopale per le Comunicazioni Sociali, lo definiva come “un organo comunitario che parla con amore, anche quando deve denunciare errori; parla con chiarezza, anche quando sarebbe più comodo tacere. Ma parla con misura, con prudenza, con gioia, perché è come la voce di Cristo, vivente nel Popolo di Dio”.
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