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1 Dicembre 2014
Ha fatto proprie le preoccupazioni del territorio goriziano, durante le ultime vicende legate alla sanguinosa guerra nei Balcani, con il rombo dei bombardieri nel cuore, le manifestazioni contro il conflitto e soprattutto con l’impegno della Caritas diocesana, avamposto di quella nazionale.Zona di confine, ha inoltre vissuto “in diretta” la questione dell’accoglienza degli immigrati irregolari, alla quale, nei primi anni Duemila, il locale volontariato, ecclesiale e non, ha dato una straordinaria risposta capace di coniugare le esigenze dell’umanità con quelle della legalità.Il settimanale ha anche seguito altre vicende internazionali di grande importanza. Nel 2001, la presenza sui luoghi del G8 di Genova, a pochi passi dagli eventi più drammatici, ha prodotto un ampio servizio, anticipando interpretazioni che solo dieci anni dopo la verità giudiziaria avrebbe compiutamente accertato. L’attentato delle Torri Gemelle di New York e la conseguente guerra scatenata da Bush, sono stati seguiti con attenzione: lo “speciale” sull’Iraq, frutto di una visita effettuata una settimana prima dell’inizio dei bombardamenti, fu purtroppo un’amara profezia.Nel 2004 c’è stato il gioioso racconto – reso più bello dalla fruttuosa collaborazione con il “fratello” Novi Glas (in lingua slovena) – dell’entrata della Slovenia nell’Unione Europea e dell’abbattimento delle reti che dividevano in due un territorio culturalmente unito nella diversità delle sue lingue e delle sue culture. La notte tra il 30 aprile e il 1 maggio di quell’anno, la Storia planetaria ha attraversato le due Gorizie, balzate improvvisamente sullo scenario generale, eventi troppo presto confinati nell’archivio dei fulgidi ricordi.Molta attenzione è stata naturalmente dedicata alla vita della Chiesa, i cui eventi più eclatanti sono stati da una parte il Grande Giubileo del Duemila, dall’altra gli ultimi giorni, la morte e i funerali del Papa Giovanni Paolo II. La cancellazione del debito internazionale e l’instaurazione di un periodo di pace sono stati presto mortificati dagli eventi del 2001, così come la speranza di una ripresa forte delle tematiche conciliari ha trovato solo parziale alimento nella Chiesa di Benedetto XVI. Anche a livello diocesano si è passati dall’entusiasmo organizzativo e dalla coinvolgente umanità di Padre Bommarco, alla silente bontà e alla priorità dell’”essere” sul “fare”, caratteristiche di Mons. De Antoni.Quali acquisizioni da questa esperienza?Voce Isontina è una straordinaria, piccola porta, attraverso la quale è possibile entrare con dignità nell’Universo della comunicazione mediatica.Deve affrontare tematiche globali e locali con l’acume giornalistico di chi garantisce la validità delle “fonti” e nel contempo comunica prima e più efficacemente le notizie. Deve trattare anche tematiche spinose con lo scomodo coraggio di chi “è di parte” e nel contempo “è aperto” a un dialogo a tutto campo, anche su questioni di coscienza. Senza dimenticare l’appartenenza alla comunità ecclesiale, deve essere uno strumento essenzialmente laico, uscendo dalle chiese ed entrando nelle edicole, una “piazza mediatica” aperta a tutti, nessuno escluso.Insomma, quello del direttore di un settimanale diocesano, è un “servizio alla persona” meraviglioso, che implica grande responsabilità e nel contempo entusiasmo, competenza e creatività.
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