“Borc San Roc”: 26 anni di testimonianza culturale
31 Dicembre 2014
Nel suo editoriale, Vanni Feresin, che firma per la prima volta da direttore la rivista ricorda come “negli anni essa abbia mantenuto un carattere prettamente scientifico, dando sempre spazio rilevante alla ricerca archivistica qualificata ed a quella direttamente sul territorio del Borgo San Rocco e della città di Gorizia”.Andrea Nicolausig rilegge dalle pagine de “Il Goriziano” la polemica innestata nel 1871 da un gruppo di famiglie sanroccare quando il Municipio diede ordine di rimuovere il Crocifisso dalle scuole cittadine. La protesta ebbe successo e dopo poche settimane “i Crocifissi e le sacre immagini furono rimesse al loro posto”. Della vitalità dell’Azione Cattolica nell’Arcidiocesi di Gorizia fra le due guerre tratta Cristiano Meneghel: sono pagine parte di una storia iniziata in diocesi nel 1870 quando alcuni giovani fondarono a Gorizia il Circolo Cattolico “il quale diede vita ad una intensa attività caritativa”.Nel 1946, al Cairo, morì Antonio Lasciac. Era nato a San Rocco nel 1856 ed in breve tempo aveva saputo segnalarsi come uno dei più prestigiosi ed ammirati architetti del proprio tempo. Diego Kuzmin lancia un appello per la traslazione della sua salma dal Cairo – dove la tomba che la ospita risulta abbandonata ed in stato di degrado – a Gorizia: un’operazione che permetterebbe di dare il giusto onore ad una delle figure più importanti della storia cittadina del XIX e XX secolo. La rivista ospita, quindi, uno studio di Giulio Tavian sugli stalli dei canonici della chiesa metropolitana e realizzata negli anni ’30 del 1800 dall’udinese Antonio Bertuzzi; l’autore si sofferta sui dodici pannelli che completano l’opera, opera di Giuseppe Bernardis, sul tema del “Padre nostro”.Un documento inedito del 1409 sulla “Fiera della Dama Bianca” è studiato da Alessio Bassani mentre Vanni Feresin ripercorre gli avvenimenti da giugno a dicembre del 1914, nel primo anno della Grande Guerra, sfogliando le Cronache del Convento delle Madri Orsoline. Spazio quindi ad un ricordo delle “prime” verdiane al Teatro di società tratteggiato da Gioacchino Grasso mentre Liubina Debeni Soravito riporta dinanzi gli occhi dei lettori il primo chiosco di fiori cittadino che nell’Ottocento trovava posta in piazza Grande.La rivista prosegue con la riproposizione di alcuni testi della maestra Anna Bombig – che di “Borc San Roc” fu collaboratrice sin dal primo numero -, uno studio di Luca Olivo sul conte Giuseppe della Torre “goriziano al servizio dei Borboni” ed un articolo di Paolo Sluga sulla figura e l’opera del sacerdote Giacomo Marceglia.La parte finale della rivista è dedicata al ricordo di alcune figure significative per la storia del borgo: Bruno Cumar (tratteggiato nel centenario della nascita da Tamara Bodini), Michele Martina (la cui storia terrena viene riletta da Sergio Tavano), Francesco Macedonio (di cui Alesx Pessotto la produzione teatrale) e Renato Madriz (il significato del cui essere “sanroccaro” emerge dall’intervento di Mauro Ungaro).La presentazione della tesi di Laurea su “Il Museo dell’energia rinnovabile” di Vladimir Petrov (che nei mesi scorsi ha ricevuto il premio “Federico Leban” istituito dal “Centro le tradizioni”) precede un breve excursus sulla storia di “Voce Isontina” cui è stato assegnato il “Premio San Rocco 2014”.Contemporaneamente all’edizione 2014, è stato edito l’indice completo delle prime venticinque annate di Borc San Roc curato da Antonella Gallarotti.
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