Ripresa occupazionale ancora lontana dall’Isontino

Tuttavia, in questo periodo di inizio anno sembra esserci un cauto ottimismo per una ripresa occupazionale e produttiva. Ripresa tuttavia, che se pare essere evidente nel vicino Veneto, non lo è altrettanto nella nostra regione.Quasi tutti i comparti industriali del Friuli Venezia Giulia rimangono purtroppo in difficoltà. La speranza di uno sviluppo produttivo è rimasta, al momento, tale in assenza anche di  valide alternative al settore che finora ha trainato l’occupazione, la navalmeccanica.È recente la cessata attività di una produzione che aveva rappresentato, a partire dagli anni ’50, una delle poche alternative occupazionali alla cantieristica. Parliamo della Detroit, società operante nel settore del freddo commerciale.La chiusura di tale realtà comporta ,per il territorio, sia la perdita di lavoro per tutte le maestranze, sia la perdita di una produzione storica. Si è avverato, sia pur con 30 anni di ritardo, quello che gli addetti ai lavori già paventavano negli anni ’80, al culmine delle difficoltà societarie della Detroit-Sem che comportò il fallimento della stessa e il licenziamento di circa 500 occupati. dalla primaL’acquisizione dell’industria da parte del Gruppo veneto Ceschelli, e poi da De Rigo (attuale proprietario) aveva solo in parte lenito la grave situazione in essere allora. L’acquisto aveva solo spostato nel tempo la chiusura dello stabilimento di Ronchi dei Legionari , ciò che interessava agli acquirenti erano il marchio e la fetta di mercato coinvolta.Oggi anche i frigoriferi Detroit, sulla scia di quanto sta avvenendo in regione nel comparto del bianco (frigoriferi, lavatrici, ecc.), escono dalla scena.In difficoltà si trova anche il Gruppo Carraro che, operante nel settore della meccanica di precisione, ha uno stabilimento a Gorizia.Poiché, tuttavia, la casa madre ha sede in Veneto, il rischio è quello che tutta la produzione venga ivi localizzata lasciando così un ulteriore vuoto occupazionale in regione.Anche la cooperativa ITE ha problemi occupazionali.Delle due imprese di impianti telefonici operanti negli anni ’80 a Gorizia, la SIT e la ITE, solo quest’ultima è sopravvissuta ma ora rischia di sparire eliminando così anche il settore produttivo relativo.Per invertire un trend che sembra non vedere la fine, la Regione sta valutando, sulla scia di quanto già in essere nella vicina Carinzia, un piano di rilancio, denominato “rilancio imprese”, che aiuti le imprese coinvolgendo in vario modo enti e organismi presenti in regione.Sarebbe utile che in tale prospettiva anche il Fondo Gorizia venisse coinvolto a pieno titolo nel progetto per la creazione di nuovi investimenti produttivi nell’isontino.Auspichiamo il concretizzarsi di tale progetto al fine di un rilancio occupazionale  del nostro territorio che, purtroppo, sta diventando sempre più povero.