Rischio povertà: una condizione che interessa un europeo su quattro
27 Febbraio 2015
I n Europa una persona su quattro è a rischio povertà (24,5%). In Italia quasi uno su tre (28,4%), in linea con lo standard dei 7 Paesi “deboli” dell’Ue (Italia, Portogallo, Spagna, Grecia, Irlanda, Romania e Cipro). L’Italia ha anche il triste primato dei giovani tra i 15 e i 24 anni che non studiano né lavorano, i cosiddetti Neet dall’acronimo inglese. In una giornata densa di cifre – anche l’Istat ha lanciato l’allarme sul 23,4% delle famiglie italiane in disagio economico – Caritas Europa, insieme a Caritas italiana, ha presentato a Roma il terzo rapporto sulla crisi in Europa, indagando i dati in 7 Paesi “deboli”. Ne emerge una panoramica sconfortante: le strategie europee che dovevano portare a una diminuzione della povertà entro il 2020 hanno fallito, perché l’impatto della crisi, le politiche di austerity e i tagli al sociale imposti dai governi hanno aumentato la povertà e le disuguaglianze sociali. Quasi come dire, paradossalmente, che i poveri hanno ancor più arricchito i ricchi. La rete Caritas – che in Italia ha dovuto raddoppiare le iniziative anticrisi – chiede quindi all’Europa di invertire la rotta, suggerendo tutta una serie di misure concrete. Nel rapporto si evidenzia la crescita delle persone gravemente indigenti, la disoccupazione giovanile, le famiglie in cui non si lavora come si dovrebbe (aumentano lavori precari e part time), i giovani che non studiano né lavoro, la dispersione scolastica, l’impossibilità di pagare le cure mediche.
“Scelte politiche terribili”Nel 2013 il 24,5% della popolazione europea (122,6 milioni di persone, un quarto del totale) è a rischio di povertà o esclusione sociale (1,8 milioni in meno rispetto al 2012). Nei 7 Paesi lo stesso fenomeno coinvolge il 31% della popolazione residente (+6,5% rispetto alla media Ue). La Strategia di Lisbona 2020 doveva portare l’Europa a 96,4 milioni entro il 2020, “ossia 20 milioni di poveri in meno – ha precisato Walter Nanni, responsabile dell’Ufficio studi di Caritas italiana – i poveri sono invece aumentati. Viene da chiedersi se la medicina per risanare la spesa pubblica non abbia invece ucciso il paziente”. Per Jorge Nuno Mayer, segretario generale di Caritas Europa, la responsabilità “è di scelte politiche terribili”. Dopo sette anni dall’inizio della crisi, ha fatto notare Paolo Beccegato, vicedirettore di Caritas italiana, “in tutta Europa la coesione sociale e la fiducia nelle istituzioni diminuiscono, il rischio di razzismi e odio è in aumento”. Da qui la proposta di “una revisione complessiva del modello sociale per una migliore giustizia sociale”.
In Italia più NeetNei 7 Paesi vi è un tasso di disoccupazione generale del 16,9%, in Europa dal 2012 al 2013 è passato dal 10,4% al 10,8%. Nei 7 Paesi spicca l‘esplosione dei Neet, il 18,1% rispetto alla media del 13% nei Paesi Ue, con il triste primato dell‘Italia. Nell‘Ue a 28 nel 2014 erano più di 25 milioni i cittadini privi di lavoro (8,4 milioni in più rispetto al 2008). Le persone più colpite sono quelle con bassi livelli di istruzione e i giovani (oltre 5 milioni sotto i 25 anni, il 22,5%). La disoccupazione è particolarmente grave in Grecia: 27,3% e 58,3% quella giovanile. In Italia, nel 2013, il tasso di disoccupazione era inferiore alla media dei 7 Paesi deboli (12,2%), ma superiore alla media europea, mentre la disoccupazione giovanile appare più grave della media europea (40% dei 15-24enni).
Meno sanità e scuolaA causa dei tagli alla sanità e alle spese scolastiche aumenta anche il numero di europei che rinunciano alle cure mediche essenziali (22,8% in media nei 7 Paesi). In Grecia la spesa sanitaria pro capite è scesa dell’11,1%, in Irlanda del 6,6% . Nel corso del 2013, in Italia, il 10,5% degli utenti dei Centri di ascolto ha richiesto una prestazione di tipo sanitario (+6% rispetto al 2012).I tagli alle spese scolastiche hanno visto un aumento della dispersione scolastica (in Romania è scesa del 9,4% dal 2010 al 2014). In Romania è anche altissimo (40,4%) il numero dei working poor. Negli altri 6 Paesi è invece aumentato il numero di famiglie quasi totalmente prive di lavoro: erano il 12,3% nel 2012 e sono diventate il 13,5% nel 2013.
Caritas raddoppia iniziative anticrisiIn Italia dal 2010 ad oggi le Caritas diocesane sono state costrette a raddoppiare (+99%) le iniziative contro la crisi. Più 70% gli empori della solidarietà che distribuiscono cibo gratuitamente in 109 diocesi e più 77,7% i progetti sperimentali per contrastare la crisi (da 121 a 215 nel 2013). Caritas ha attive 1.148 iniziative anticrisi: 139 sportelli diocesani di consulenza al lavoro e servizi informativi sul disagio abitativo in 68 diocesi (+77,7%). Nel corso del 2013 Caritas italiana ha attivato un “fondo straordinario anticrisi” per sostenere le Caritas diocesane. Da giugno a dicembre 2013, il 76% delle Caritas diocesane ha presentato richiesta di rimborso per un importo pari a 5 milioni 650 mila euro. Prevalgono le spese per i contributi al reddito (il 39,6% dell’ammontare complessivo) e l’acquisto di beni di prima necessità (32%). Al Sud vengono chiesti più fondi di garanzia bancari per attività di microcredito, contributi al reddito e sostegno alle esigenze abitative. Al Nord, invece, le spese per i voucher lavoro.
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