Concerto in duomo in onore dei Santi Ilario e Taziano
13 Marzo 2015
La versione della Missa Secunda Pontificalis di Lorenzo Perosi orchestrata da Augusto Cesare Seghizzi che verrà eseguita il 15 marzo è in Do minore, mezzo tono sotto l’originale di Perosi del 1906, per volontà di Seghizzi in quanto i tenori erano costretti al limite del registro vocale vista l’altissima tessitura. Questa poderosa esecuzione, oltre centoventi elementi, rientra in un più ampio progetto di valorizzazione e conservazione del patrimonio musicale goriziano, in particolare dell’Archivio storico musicale della Chiesa Cattedrale. Purtroppo la città di Gorizia ha lasciato sotto le granate del primo conflitto mondiale gran parte dei suoi tesori musicali, architettonici, artistici e documentari: il cospicuo fondo musicale invece è fortunosamente scampato alla furia del conflitto. È uno splendido esempio di Archivio storico musicale e appartiene alla Chiesa Cattedrale Metropolitana. È composto da numerose decine di messe per coro e organo, composte da autori tedeschi e italiani, ma trascritte e orchestrate dal grande maestro goriziano Augusto Cesare Seghizzi ed eseguite durante i pontificali presieduti dai principi arcivescovi in Duomo. Nel XIX secolo il canto sacro a Gorizia era garantito dalla presenza di ottimi corali parrocchiali. Ogni chiesa aveva la propria cantoria e l’organo era spesso uno strumento molto efficiente. L’accompagnamento della liturgia era garantito dalla misura indicata dai canoni ceciliani, in alternativa al canto popolare e ciò, in borghi prevalentemente contadini, era particolarmente apprezzato. Gran parte dei cantori erano appassionati melomani e dopo il duro lavoro nei campi si dedicavano alla ricopiatura delle poche copie a stampa utilizzate dal maestro o dall’organista: ciò è dimostrato dagli spartiti manoscritti presenti negli armadi delle corali e scampati dalle devastazioni della Grande Guerra.Ed è anche per questo motivo che ancora oggi, in numerose parrocchie dell’Arcidiocesi, si continuano a cantare volentieri le messe di Lorenzo Perosi (Pontificalis, Secunda Pontificalis, Eucharistica, Te Deum laudamus, Requiem), Licinio Refice (Missa in honorem S. Eduardi Regis e la Missa Regina Martyrorum), Gastone Zuccoli, Federico Caudana, Giovanni Battista Campodonico (Messa Lauretana B.V.M. Almae Domus), Corrado Bartolomeo Cartocci, Antonio Garbelotto (Missa in Honorem SS. Eucharistici Cordis Jesu), Paolo Amatucci (Messa in onore di san Ranieri) Luigi Bottazzo (Missa in honorem B.M.V. SS. Rosarii) e Franco Vittadini (Missa Jucunda), questi per l’area italiana, mentre per quella tedesca si ricordano Michael Haller (Missa Quinta, Sexta, Salve Regina Pacis, Requiem terza), Heinrich Huber (Messa da Requiem), Franz Schöpf, Emanuel Adler, (Missa Pastorale facilissima), Joseph Schiffels, Benedict Widmann e Josef Gruber (Messa in onore di San Massimiliano), per l’area slovena gli autori più eseguiti ancora oggi sono Vinko Vodopivec ed Emil Komel.Anche negli ultimi quarant’anni la tradizione musicale goriziana ha continuato a valorizzare autori locali, ne è testimonianza la presenza nelle cantorie dell’Arcidiocesi di autori come don Stanko Jericijo, Cecilia Seghizzi, Orlando Dipiazza, Narciso Miniussi e Albino Perosa.Il miglior modo per onorare i nostri grandi autori e la nostra tradizione è quella di continuare a valorizzare il canto sacro attraverso l’esecuzione di questi capolavori di musica sacra. Negli anni post conciliari, per un’interpretazione errata e squalificante, si è criticato ferocemente questo genere di musica liturgica. Oggi però, a tanti anni di distanza, queste messe sono state riscoperte. Nella loro grandezza, nell’ampiezza della struttura melodica, compositiva e poetica, si dimostrano sempre attuali e possono essere inserite senza troppi problemi nell’attuale liturgia che, anche a causa di un canto neomelodico piatto e falsamente sentimentale, sta svuotando di significato le nostre celebrazioni. Cantare, cantare bene e con gioia, significa anche sacrificio. Non sono brani che possono essere affrontati con superficialità e i maestri e gli organisti devono essere ben preparati. Il bel canto non è fine a sé stesso, le Corali parrocchiali non fanno concerti, non si esibiscono, non ricevono applausi, i maestri e gli organisti sono invisibili perché anche il canto è preghiera con e per la comunità. Eseguire queste messe è un valore aggiunto per le nostre parrocchie, è una ricchezza che va cercata, curata, salvaguardata e valorizzata. È un patrimonio culturale che appartiene a tutti e a ciascuno, un patrimonio unico nel suo genere, è un patrimonio di bellezza e “solo la bellezza ci salverà”!
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