Cormons: “servono credibili testimoni di fede”
30 Aprile 2015
La celebrazione presieduta da monsignor Eugenio Ravignani, vescovo emerito di Trieste, e la consegna del premio Sant’Adalberto a Franco Ceschia sono stati i punti salienti della festa del patrono rinnovatasi anche quest’anno il 23 aprile in un duomo gremito di fedeli. Presenti il sindaco Luciano Patat con il gonfalone municipale, amministratori comunali, rappresentanti delle associazioni cittadine a testimoniare come la festa del patrono sia la festa di una comunità intera. Con il vescovo Eugenio hanno concelebrato il parroco don Paolo Nutarelli, il decano don Michele Tomasin, mons. Giuseppe Baldas, don Fausto Furlanut, don Valentin Aenoaei, don Mirko Franetovich e don Giulio Boldrin, i diaconi Marco Braida e Renato Nucera.La responsabilità dei credenti e la loro testimonianza sono stati i temi dell’omelia di mons. Ravignani che, richiamandosi a papa Francesco, ha sottolineato come “nel nosttro tempo si verifica spesso un atteggiamento di indifferenza verso la fede a cui i cristiani sono chiamati a reagire cona la loro testimonianza di vita… Ciò di cui abbiamo bisogno, specialmente in questi tempi, sono testimoni credibili, che con la vita e anche con la parola rendano visibile il vangelo, risveglino l’attenzione per Gesù Cristo, per la bellezza di Dio”. I credenti devono avere la consapevolezza di essere testimoni di Cristo. “La nostra comunità viva la certezza della fede e ne dia aperta e coraggiosa testimonianza – ha detto Ravignani -. Non si chiuda in se stessa o, peggio, si rifugi nell’intimità del privato” sottolineando come una efficace testimonianza presuppone ed esige un serio approfondimento della fede e delle ragioni che la sostengono. Perché una testimonianza sia efficace deve essere credibile anzitutto con “una testimonianza personale che é la coerenza della nostra vita con la fede che professiano. “Potrà piacere o non piacere – ha affermato il vescovo – ma chi vive attorno a noi ci guarda e s’accorge se mentre diciamo di credere non viviamo questa fede nella realtà di ogni giorno”. Poi, la testimonianza personale, aperta e solidale, “convince se è sostenuta dalla testimonianza di una comunità che vive unita – ha concluso mons. Ravignani -. Fino a far sì che altri si chiedano come mai sia possibile che, in questo tempo lacerato da sempre nuovi motivi di divisione e di contrapposizione e contrastanti interessi, ci si possa accogliere nella reciproca stima e vivere gli uni al servizio degli altri in una singolare esperienza di comunione e di amore. E’ così che la testimonianza diventa credibile”.Al termine della messa, accompagnata dal coro Sant’Adalberto, c’è stata la consegna del premio Sant’Adalberto a Franco Ceschia per il suo silenzioso ma fattivo servizio di volontariato in diverse associazioni della cittadina e in particolare “per la sua decennale presenza a ogni funerale per accompagnare il sacerdote in questo importante e delicato servizio e manifestando la partecipazione della comunità nei confronti delle famiglie che vi sono questo doloroso momento”. La consegna della targa da parte del vescovo Eugenio è stata accompagnata da un lungo applauso da parte di tutta la comunità. Monsignor Ravignani, prima di congedarsi, ha voluto ringraziare tutti i presenti avendo parole di gratitudine anche verso i chierichetti per il loro importante ruolo nel servizio liturgico.
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