Servono ponti, non muri

Quando si legge la narrazione che l’autore degli Atti degli Apostoli fa della Pentecoste si rimane colpiti da più aspetti. Sicuramente l’attenzione può cadere sul contenuto del discorso che Pietro fa alle popolazioni provenienti da diversi paesi riuniti a Gerusalemme. A loro annuncia Gesù crocefisso e risorto come fonte di speranza e di salvezza per tutta l’umanità, supportando questo messaggio con ricchezza di citazioni bibliche. Ma questo evento non è famoso tanto per i contenuti del discorso. Si può rimanere colpiti anche dal numero delle persone coinvolte: si dice che tremila persone quel giorno furono battezzati e si unirono alla comunità. È certamente un numero che farebbe invidiare per il successo anche chi può contare su potenti mezzi di comunicazione. Tuttavia la Pentecoste non viene ricordata perché si è riusciti a coinvolgere tante persone. La Pentecoste viene ricordata soprattutto per il cambiamento avvenuto nel cuore della comunità cristiana: un gruppo di uomini semplici, piuttosto paurosi, con la forza dello Spirito Santo, diventano testimoni che parlano con franchezza. Grazie al dono del Paraclito la comunità cristiana comincia ad organizzarsi non per automantenersi e non per autoproteggersi, ma ha il coraggio della testimonianza e della presenza nel mondo. Chiaramente questa conversione missionaria richiede anche una grande disponibilità interna a collaborare e a vivere la comunione per essere annunciatori credibili ed efficaci. Anche nella vigilia di Pentecoste che vivremo a livello diocesano a Gradisca sabato 23 maggio, sperimentiamo un po’ queste dinamiche del dono dello Spirito. Questo incontro di Pentecoste è importante per il tema prescelto. Secondo le indicazioni del Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile e riprendendo il discorso che papa Francesco ha fatto l’Angelus lo scorso 9 novembre, lo slogan che guida l’incontro di Pentecoste è: “Servono ponti, non muri”. A 100 anni dall’inizio della Prima Guerra Mondiale, a 70 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, a 25 anni dal crollo del Muro di Berlino, in una terra segnata tristemente dalla costruzione di diversi muri in epoche diverse, fa bene riflettere su quelli che ancora oggi sono dei muri e su come si possono costruire ponti. Nella prima parte dell’incontro, rivolto in particolare ai giovani, si parla del muro che può essere l’incontro con lo straniero, con la disabilità, con la tecnologia e con la “dittatura dell’apparenza”. Lo Spirito Santo chiede ancora oggi a noi di non costruire muri, ma di essere costruttori di ponti… a cominciare dall’interno della comunità cristiana. Ma forse non è il tema l’aspetto più importante dell’incontro di Pentecoste. Sicuramente questo incontro di Pentecoste ha una rilevanza e un coinvolgimento di persone molto inferiore rispetto ai 3000 colpiti dalla predicazione di Pietro.In questa vigilia di Pentecoste si sovrappongono molti appuntamenti, in varie parti della diocesi, che possono risultare più attraenti per i giovani e per tutti i fedeli della diocesi. Ancora una volta ci si rende conto come sia finito il tempo in cui la cultura cristiana aveva il monopolio sul calendario. Non solo gli organizzatori di altri eventi, ma anche noi cristiani non organizziamo il nostro tempo sul calendario liturgico che indica nella Pentecoste una solennità di pari dignità (se non più importante) del Natale del Signore. In ogni caso questo incontro di Pentecoste è significativo per due processi avvenuti all’interno della comunità cristiana. Per pensare questo incontro di Pentecoste sono stati coinvolti una ventina di giovani provenienti da Azione Cattolica, scout, parrocchia, e facenti parte di più generazioni differenti. Il modo di sviluppare e articolare il tema è stato pensato in modo condiviso. Sono i giovani ad aver indicato come muri da affrontare quelli degli stranieri, della diversità, della tecnologia, della dittatura dell’apparenza. Già per preparare questo incontro sono stati costruiti dei ponti, lì dove c’era, se non proprio un muro, almeno un muretto.In ogni caso è una bella Pentecoste perché gli adulti di molte Aggregazioni Laicali hanno accolto l’invito a lasciare spazio ai giovani e a sostenere con la preghiera e l’esempio le nuove generazioni: dalle 17.30 alle 21, mentre i giovani si confrontano, gli adulti pregano per loro nella chiesa di S. Spirito a Gradisca. Chi ha accolto questo invito si vede che ha fatto proprio le riflessioni del vescovo nella lettera pastorale “Una Chiesa che ascolta e che accoglie” sull’importanza di essere vicini ai giovani e allo stesso di lasciare loro spazio. Anche se il tema non sarà ben approfondito… anche se il numero non sarà consistente… i processi attivati nella comunità cristiana saranno il dono più grande di questa Pentecoste.