Barbana: torna a risplendere l’altare maggiore
10 Giugno 2015
L’altare, eseguito nel lontano 1706 con il volere della Fratellanza, costituita da servitori di barca e gondolieri di origine patrizia di Venezia, è stato eseguito da due scultori. Giovanni Battista Viviani scolpì i capitelli delle colonne, il cimiero e gli angeli; nel 1763 Marino Groppello scolpì il bassorilievo del frontale in marmo di Carrara. L’opera, presente nell’antica chiesa, demolita nel primo dopoguerra per costruire l’odierno Santuario, nel 1924 è stata ricollocata inizialmente sul fondo dell’abside, eseguendo dei piccoli adattamenti alla nuova struttura fatti dallo scultore Gioachino Novelli di Ruda. Venne quindi nuovamente ampliato con l’aggiunta di due gradini ai tre preesistenti della predella, la mensa sostituita ed ampliata, il tabernacolo, che in parte era in legno, venne completato con delle lastre di marmo di Carrara, il retro venne ricoperto con lastre di pietra di Aurisina con delle incisioni che riportano i nomi dei vari finanziatori che hanno contribuito al rifacimento del santuario. I capitelli delle colonne, alcuni elementi decorativi del fastigio e le ali degli angeli erano in origine dorate con foglia d’oro zecchino. Durante l’ultimo spostamento questi elementi sono stati “ravvivati” e la doratura, sicuramente in parte rovinata e deteriorata dal tempo, venne ricoperta con foglia d’argento meccata, in modo da far sembrare nuovamente dorati gli elementi. Tracce di oro sono state trovate anche sui basamenti delle colonne frontali. In un intervento successivo, non documentato, le superfici meccate vennero infine riprese con abbondante porporina che nel tempo si è ossidata, diventando molto scura. Durante il restauro si è provveduto alla pulizia dei marmi policromi con degli impacchi di carta giapponese bagnata di una soluzione acquosa a pH bladamente basico. Per asportare la porporina dalle zone argentate e meccate, è stato usato dei solvent gel che ha permesso di asportala senza togliere l’argentatura. L’argento non è stato asportato di comune accordo con la committenza e la soprintendenza alle belle arti, poiché dopo alcune indagini stratigrafiche si è scoperto che la foglia d’oro sottostante era notevolmente compromessa, inoltre non tutte le zone argentate, sotto, presentavano tracce di doratura. I dentelli del cornicione erano stati dipinti con porporina, come i basamenti delle colonne, non avendo trovato tracce di foglia d’oro o di argento, è stata asportato la porporina. Sui basamenti delle colonne frontali sono state trovate tracce di foglia d’oro, ma siccome i residui erano limitati e non erano presenti sui basamenti delle colonne in secondo piano, sono stati lasciati come documentazione originale. La parte finale inferiore delle colonne sul retro è stata ricostruita in malta e dipinta in finto marmo, riprendendo quello originale delle colonne.Su quella a destra, verso la porta della sacrestia, è visibile la firma di uno dei decoratori della volta, F. Carniello di Brugnera. Una sua firma con data 1942 è visibile anche sul retro dell’ala destra dell’angelo a destra del fastigio. I tiranti in metallo che sorreggono gli angeli del fastigio, erano notevolmente arrugginiti quindi è stato necessario trattarli con un convertitore di ruggine, e sono stati infine protetti con una vernice per metalli. L’ala sinistra dell’angelo a destra del fastigio era in parte staccata dalla spalla, la stuccatura che la sorreggeva e la graffa che la fissava alla schiena dell’angelo, erano notevolmente deteriorate. Le restauratrici l’hanno staccata per metterla in sicurezza, accorgendoci che era rotta e non assemblata bene, quindi è stato ritenuto opportuno asportare le stuccature incoerenti in gesso e reincollarla con resina epossidica, facendo aderire bene i pezzi originali. Una volta ricostruita è stata rimontata sulla spalla dell’angelo, utilizzando i perni originali preventivamente trattati e protetti. Una volta pulito bene le superfici si è provveduto a ritoccare ritoccato le zone abrase e le lacune di argento con una pasta cerosa a base di polvere di argento, successivamente si è protetta la superficie con una meccatura simile a quella originale. Nella parte inferiore dell’altare, all’altezza della mensa, l’intervento ha permesso di trovare molti residui di gocce di cera, che sono stati asportati in parte meccanicamente con bisturi, successivamente prima di pulire tutta la superficie è stata rifinita con un solvente decerante. Le lastre della parte più bassa dell’altare presentavano molte lacune e perdite di materia, causate molto probabilmente, da puliture con prodotti troppo aggressivi. Le zone sono state consolidate con iniezioni localizzate di resina acrilica, successivamente si è passati alla stoccatura delle lacune con un malta a base di polvere di marmo, sabbia e calce naturale . Ora i fedeli che ogni giorno affollano il santuario possono finalmente rimirare l’altare in tutto il suo splendore originario.
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