Cantori in festa in Sant’Ignazio

Dopo le prime due edizioni della festa diocesana delle Scholae Cantorum parrocchiali, ospitate rispettivamente a Cervignano nel 2013 e a Cormons nel 2014, la terza edizione dell’ ormai tradizionale appuntamento dei cantori dell’ Arcidiocesi si è svolta domenica 8 novembre fra le settecentesche volte della chiesa di Sant’Ignazio in Gorizia. Come di consueto il pomeriggio è iniziato con l’ arrivo dei quattrocento coristi in Chiesa e la divisione degli stessi in quattro zone, per i soprani i contralti i tenori e i bassi. Sono seguite poi le prove: gli organizzatori infatti concordano il repertorio con l’Ufficio Liturgico e i direttori dei cori a giugno e ne distribuiscono subito le partiture in modo che ogni coro abbia la possibilità di studiare e perfezionare i canti, ma l’unico momento in cui i coristi di tutte le scholae si ritrovano assieme per provare è il pomeriggio della festa! Per far sì che tutto possa funzionare bisogna che il tutto sia coordinato da chi conosce bene il canto corale e la musica sacra: quest’ anno infatti la direzione è stata affidata al maestro Fulvio Madotto, direttore della Cappella Metropolitana e l’accompagnamento musicale, all’organo Zanin con più di quattromila canne è stato, come di consueto, del maestro Vanni Feresin mentre le partiture invece sono state diligentemente ricopiate e diffuse dall’insostituibile Dorino Fabris. Dopo le prove, la celebrazione eucaristica è stata introdotta dalle Acclamationes Aquileienses, antiche preci che testimoniano il nostro forte legame con l’antico patriarcato e i martiri aquileiesi. La celebrazione ha avuto inizio alle 16, presieduta da mons. Adelchi Cabass, vicario generale e amministratore di S. Ignazio affiancato da mons. Michele Centomo, direttore dell’ Ufficio  Liturgico Diocesano e Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Arcivescovili, mentre il servizio liturgico è stato curato dai seminaristi e dai ministranti della diocesi. Monsignor Vicario nell’appassionata omelia, riallacciandosi al Vangelo della vedova al tempio, proclamato qualche istante prima, ha ricordato quanto il canto liturgico sia un servizio gradito al Signore che apprezza la pazienza, la fatica e il lavoro di tutti coloro che si adoperano per rendere belle le celebrazioni, per questo – ha spiegato don Adelchi – anche le cantorie più umili e semplici non devono sentirsi inferiori o temere confronti con nessuno: ogni nota cantata con fede e impegno è apprezzata dal Signore! Il Vicario Generale poi commosso ha ringraziato a nome della Diocesi intera tutte le persone di buona volontà che spendono il loro tempo per il buon canto liturgico, affermando che il canto è una componente fondamentale è immancabile della celebrazione. A incoraggiare e sostenere i cantori prima della benedizione finale è stato anche mons. Centomo dicendo che questo stare assieme cantando anche nella lingua ufficiale della Chiesa – il latino – è testimone della sinodalità della Chiesa stessa che canta con le antiche parole che accomunano tutti (senza dimenticare le lingue nazionali) e ha ricordato come le cantorie parrocchiali cantano sempre coinvolgendo l’assemblea che partecipa attivamente ma nelle occasioni particolari, per la difficoltà del repertorio, la schola “supplisce” (non “sostituisce”) l’ assemblea che è chiamata a pregare anche ascoltando e partecipando in maniera interiore.Come negli anni passati il repertorio scelto ha tenuto conto della provenienza dei vari cantori scegliendo brani a quattro voci miste nelle lingue della nostra Diocesi (l’italiano, il friulano e lo sloveno) e della grande tradizione polifonica di autori come Bach, Perosi  e Händel con un occhio di riguardo per gli autori locali: è stato eseguito infatti l’”Alleluia” di A.Perosa, compositore Rivignanese, il “Tu ci hai redenti” di S. Jericjio, scritto per la visita di San Giovanni Paolo II a Gorizia nel 1992 e “Chi mangia la mia carne” del bisiaco Narciso Miniussi nel ventesimo anniversario della morte. Per il proprio della Messa invece sono stati cantati il Credo III e la Missa de Angelis, con la novità introdotta  quest’ anno per il Gloria e il Sanctus eseguiti nella versione “alternatim” composta da Wolfram Menschik: le parti in gregoriano erano intervallate da parti polifoniche e contrappuntistiche eseguite dalla schola. Molti autori, come Mozart o Bartolucci si sono cimentati in questo tipo di composizione che è una felice intuizione perchè unisce in modo brillante la partecipazione dell’assemblea e la ricchezza della polifonia. Dopo il canto finale l’organista ha invece eseguito come postludio fuori programma il “Tantum Ergo Imperiale”  composto da Franz Joseph Haydn la quale melodia fu usata per molti anni come inno ufficiale della casa d’Asburgo e che molti abitanti delle nostre zone conoscono e cantano con piacere e un pizzico d’ orgoglio. Dopo la S. Messa tutti i partecipanti si sono ritrovati nei locali della parrocchia per un’ agape fraterna resa possibile da tutti i coristi che hanno risposto ben volentieri all’ invito di contribuire con quanto potevano preparare per vivere un momento in compagnia ed allegria. A margine di questa terza edizione di Cantorie in Festa si può certamente affermare che i nostri coristi, se curati a dovere possono e devono dare molto alle nostre comunità. Non è sicuramente questo un periodo facile per il canto corale in generale poichè dalla nuove generazioni è purtroppo vista come un’ attività poco attraente e soffre quindi spesso di un mancato ricambio generazionale ma è un momento difficile soprattutto per il canto sacro: troppo spesso, dimenticando gli stessi dei dettami del Concilio (che nel documento “Musicam Sacram” ricordano l’importanza della polifonia e del suono dell’ organo) sono state trascurate le grandi partiture che per secoli hanno accresciuto nella fede e aiutato nella preghiera intere generazioni, sono stati abbandonati gli organi a canne  (spesso delle vere e proprie opere d’ arte e d’ ingegneria), i cantori sono scesi dalle cantorie per dar vita a un accompagnamento musicale che ha come protagonisti strumenti a corda. Fortunatamente c’è chi ancora, spesso con tante fatiche e ostacoli studia e tramanda il buon canto liturgico anche alle nuove generazioni. E l’esperienza di domenica ci ricorda che proprio momenti di aggregazione, di studio, di preghiera e di condivisione fra le varie comunità servano a ritornare a quell’ intelligente dimensione di equilibrio fra partecipazione dell’ assemblea e ricchezza e complessità delle partiture che può solo giovare alle anime dei nostri fedeli.Con questi propositi carichi di speranza e fiducia nell’ avvenire auguriamo buon lavoro a tutti i maestri e coristi per il prossimo anno liturgico e diamo appuntamento a tutti alla quarta edizione di “Cantorie in Festa”, a novembre 2016.