Indulgenze: un tesoro della Chiesa offerto a tutti
22 Dicembre 2015
Anche la nostra Arcidiocesi di Gorizia, con un concorso straordinario di fedeli, ha aperto due Porte Sante. Quella della chiesa cattedrale in Gorizia e quella della basilica Poponiana di Aquileja. Una folla ha varcato le due porte nella volontà e nella certezza di celebrare il Giubileo della Misericordia. E’ appunto il gesto fisico di oltrepassare la Porta, che simboleggia il Cristo Porta delle pecore, che concretizza e realizza il bene ultimo dell’Anno Giubilare ovvero l’ottenere, “lucrare”, come viene detto nel linguaggio tecnico, l’indulgenza plenaria.Vogliamo chiarire alcuni aspetti non secondari relativi al Giubileo al fine di non generare incomprensioni o false comprensioni relativamente alla dottrina delle indulgenze.Mons. Gianfranco Girotti, Cappuccino Conventuale, reggente dal 2002 al 2012, della Penitenzieria apostolica rilasciò una intervista pubblicata il 12 aprile 2015 sul quotidiano Avvenire.In tale intervista, a firma di Andrea Galli, mons. Girotti affermava come l’indulgenza non può essere interpretata come uno “sconto” della vita cristiana, quanto un aiuto a ridestare la speranza nel credente consapevole di sperimentare una piena misericordia da parte di Dio.La Chiesa da sempre è consapevole che la salvezza eterna è il fine ultimo di tutta l’azione pastorale ed è per questo che anche in momenti estremi come nel 1807 quando il Papa fu arrestato e deportato in Francia da Napoleone e la Curia romana fu di fatto chiusa, la Penitenzieria continuò la sua attività. Sempre nella stessa intervista sottolineava come la nazione che negli anni recenti si rivolgeva con più frequenza agli uffici della stessa Penitenzieria era, paradossalmente, la patria di Lutero, la Germania, “…proprio da dove partì con Lutero la virulenta contestazione della Chiesa sul tema delle indulgenze”.Ma in cosa consiste il tema delle “indulgenze”? Mons. Girotti dice che “…L’indulgenza è ciò che cancella la cosiddetta pena temporale, quella che altrimenti dovremmo espiare per i nostri peccati dopo la morte. In questo senso la Chiesa mette a disposizione dei fedeli un vero tesoro di grazia”. Per spiegare la pena temporale usa quest’immagine: “Mi capita spesso di usare questa immagine: l’anima dell’uomo è come un pezzo di legno su cui sono conficcati dei chiodi, immagine dei nostri peccati. Con la confessione vengono tolti i chiodi. Ma restano i buchi: l’indulgenza è ciò che permette di eliminare anche quelli”. Immagine elementare, ma efficace per indicare l’oggetto proprio dell’indulgenza ovvero il “buco” lasciato sul legno/anima, dal peccato.Paolo VI, papa del Concilio Vaticano II, ebbe a scrivere: “…la convinzione esistente nella Chiesa che i pastori del gregge del Signore potessero liberare i singoli fedeli da ciò che restava dei peccati con l’applicazione dei meriti di Cristo e dei santi, lentamente nel corso dei secoli, sotto l’ispirazione dello Spirito santo, che continuamente anima il popolo di Dio, portò all’uso delle indulgenze, con il quale realizzò un progresso nella stessa dottrina e nella disciplina della Chiesa”.Come si comprende l’indulgenza trova la sua origine e la sua efficacia nel “meriti” di Cristo, ovvero nella sua passione, morte e resurrezione che hanno avuto finalità redentiva. A questi si uniscono i meriti dei santi che nel corso dei secoli hanno i”imitato” Cristo lungo la via del Vangelo. Un tesoro dunque al quale attingere a piene mani soprattutto in questo Anno Giubilare della Misericordia.Le condizioni per “lucrare”, “ottenere” l’indulgenza plenaria o parziale sono soggettive ovvero proprie di chi si propone di ottenerle. Alla base di tutto sta la certezza che questo miracolo di guarigione spirituale può avvenire, secondo il volerlo ottenere per se stessi o per un defunto come atto della misericordia del cuore di Dio.Esiste una pre-condizione a tutto questo ed è quella di impegnarsi a staccarci dal peccato sia nell’intimo del proprio cuore, sia nelle azioni pratiche. In poche parole riconoscere il peccato come causa del distacco tra il nostro cuore e quello di Dio e voler fortemente eliminarlo dalla propria vita. Impresa questa certamente difficile, ma non impossibile ricordando che per la rinnovata caduta umana, Cristo ha istituito il Sacramento della Riconciliazione.Durante l’Anno Giubilare siamo invitati ad attraversare la Porta Santa quale gesto esterno di tutto questo movimento spirituale interiore. Il solo attraversarla senza le “pre-condizioni” non produce nulla, assolutamente nulla. Oltrepassata la Porta Santa, la Chiesa ci chiede di rinnovare la nostra fede con la professione del Credo (qualsiasi versione, anche quello di Aquileja), della preghiera del Padre Nostro e possibilmente di un’altra preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice. Questo però deve essere preceduto o seguito, entro breve tempo dalla partecipazione alla confessione sacramentale, dalla partecipazione alla santa Messa e dalla Comunione eucaristica.Ognuno, se lo desidera, può vivere questo gesto ogni giorno (per una volta al giorno), per tutto il corso dell’Anno Santo, oltrepassando una Porta Santa. Il bene dell’indulgenza plenaria è strettamente personale o può essere offerto da chi lo riceve, per i defunti della Chiesa della Purificazione (Purgatorio), mai può essere applicato ad un altro vivente in quanto mancherebbe la condizione del distacco radicale dal peccato del soggetto beneficiato.In definitiva appare vera l’affermazione iniziale nella quale si affermava che l’indulgenza non è uno “sconto” o una scorciatoia alla vita di fede, ma un aiuto per ridestare la speranza. L’Anno Giubilare della Misericordia, come tutti gli Anni Santi dei secoli passati, ha principalmente questo aspetto personale, individuale, ma non per questo disgiunto dalla sua vivibilità nella Chiesa storica accanto e tra i fratelli di fede. Le opere di misericordia, rafforzate da questa esperienza concreta della misericordia nella propria persona, saranno irrobustite e maggiormente efficaci in quanto non esprimeranno una semplice solidarietà umana, ma una carità dal sapore divino.
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