Le Suore della Provvidenza da 150 anni a Cormòns
18 Gennaio 2016
Le cinque religiose, che appartenevano alla congregazione delle Suore della Provvidenza, erano attese nel centro collinare da una comunità in festa. Dalla stazione vennero accompagnate nella cappella del conte Del Mestri, dedicata allo sposalizio della Beata Vergine conosciuta anche come di San Giuseppe che si trova ancora in via Sauro. La piccola chiesa era gremita di gente: c’erano le autorità, i nobili, le scolaresche e più dietro il popolo che fissava di continuo i primi banchi coperti di damasco dove si trovavano inginocchiate le suore. Tra l’aristocrazia cormonese, elegante e irrequieta, come scrive suor Margherita Makarovic in “La solerte giardiniera di Rosa Mistica”, la contessa Ernesta Strassoldo (1806-1897), vedova del barone Giorgio Locatelli (1796-1862) era veramente soddisfatta. Si concretizzava un progetto che aveva portato avanti assieme al parroco don Antonio Marocco. La generosità della contessa Strassoldo aveva permesso l’arrivo delle religiose: aveva infatti offerto i 4 mila fiorini necessari per l’acquisto del convento delle Sorelle della Carità cristiana. I nobili cormonesi avevano già dimostrato la loro beneficenza verso gli ordini religiosi: un’altra Strassoldo, Sulpizia Florio, aveva nei primi anni del Settecento contribuito finanziariamente Orsola de Grotta nel suo progetto di istituire le Sorelle della Carità. E qualche anno prima, nel 1702, il barone Andrea Locatelli morendo aveva lasciato i suoi beni ai Domenicani perché, oltre a un convento, aprissero una scuola per i ragazzi e i giovani cormonesi.Don Marocco da una decina d’anni stava cercando una strada per affidare la chiesa di Santa Caterina e il convento a un ordine religioso, dopo che il decreto di Giuseppe II prima e le leggi napoleoniche poi avevano spazzato via ben tre istituti religiosi che operavano nel centro collinare: le Consorelle della dottrina cristiana, i Cappuccini e i Domenicani. Il decano di Cormons non riusciva con i suoi collaboratori a mantenere le tre chiese maggiori del paese, ma soprattutto a rispondere ai bisogni spirituali della popolazione e c’era soprattutto bisogno di fornire un’educazione religiosa specialmente rivolta alle fanciulle. Cormons negli ultimi 50 anni era cresciuto di mille abitanti e urbanisticamente cominciava ad allargarsi prolungandosi verso sud ovest grazie alla linea ferroviaria inaugurata nel 1860, che collegava Cormons con Gorizia e Trieste da una parte e con Udine dall’altra. Secondo un estimo catastale del 1830 il comune contava 3.664 abitanti, le case erano 478, le famiglie 881; di queste 520 erano dedite all’agricoltura, 120 all’industria e circa 260 praticavano un’attività promiscua. Si trattava in particolare di famiglie rurale, che nel periodo libero dai lavori dei campi, arrotondavano il magro bilancio con lavori domestici quali la coltura del baco da seta e la tessitura di panni rustici. Non c’era invece, in quella prima metà del secolo, quel fervore culturale che aveva caratterizzato il Settecento. Il periodo napoleonico, durato poco più di un decennio, aveva comunque impoverito il paese di quella presenza religiosa che era già stata ridotta dal decreto di Giuseppe II del 1785. La presenza di comunità religiose aveva contribuito notevolmente a elevare il tenore culturale della comunità. Si pensi solo ai Domenicani e alla loro scuola che permise a molti cormonesi di avere un’istruzione mediamente superiore ad altri centri viciniori anticipando il decreto dell’imperatrice Maria Teresa che nel 1774 aveva disposto la frequenza scolastica obbligatorio.Nel 1864 don Antonio Marocco si rivolse a padre Luigi Scrosoppi che a Udine, nel 1737, aveva fondato la congregazione delle Suore della Provvidenza per attuare un progetto che gli ardeva nel cuore: restituire la vita al convento e alla chiesa. Probabilmente don Marocco aveva avuto notizie da un gesuita, suo amico, il padre Banchich, riguardo alle Suore della Provvidenza e al loro fondatore.Le trattative fra il parroco-decano di Cormons, don Antonio Marocco, e padre Luigi ebbero uno svolgimento rapido e felice, tanto che il 21 dicembre 1864 il decano poteva chiedere all’arcivescovo di Gorizia, mons. Andrea Gollmayer, il consenso per chiamare le suore della Provvidenza. Ma solamente il 10 luglio 1865 si poté stendere il contratto, per il quale i coniugi Antonio Stua e Anna Maghet vendevano per seimila fiorini la maggior parte dell’ex convento alla Casa delle Derelitte, rappresentata dal padre Luigi e dalla superiora madre Teresa Fabris. E questi si impegnavano di costruire in questi locali ” una sezione o casa filiale con quattro o cinque maestre suore della Provvidenza, per attendere all’educazione delle fanciulle povere del paese di Cormons e luoghi vicini”.il parroco potè così iniziare la trafila burocratica per ottenere le necessarie autorizzazioni. L’8 agosto 1865 scriveva all’arcivescovo di Udine Andrea Casasola “…una benefattrice di Cormons ha dato alle reverende suore della Provvidenza Pia casa di Udine, il mezzo di poter comperare il fu convento delle fu Sorelle della Dottrina Cristiana, in Cormons, all’oggetto che le dette Suore della Provvidenza abbiano a dedicarsi dell’istruzione delle fanciulle di questo paese ed anche dei circonvicini”. Don Marocco sperava già di poter iniziare l’anno scolastico con il 4 novembre di quell’anno e pertanto chiede all’arcivescovo “affinché volesse benignamente degnarsi di concedere che tre maestre approvate dalla Pia Casa Suore della Provvidenza possano trasferirsi a Cormons nel convento a loro nome acquistato, onde dedicarsi all’istruzione delle fanciulle…”. Pronta e positiva fu la risposta di monsignor Casasola che il 18 agosto acconsentiva alla richiesta e così il 28 settembre dello stesso anno don Marocco comunicava a padre Scrosoppi anche il nulla osta da parte dell’arcivescovo di Gorizia che donava per l’apertura del nuovo convento 500 fiorini. Il 14 ottobre 1865 il luogotenente di Trieste concedeva all’Ispettorato distrettuale l’autorizzazione in forza della quale le suore poterono aprire la scuola, anche se non si poté rispettare la data del 4 novembre. L’apertura del convento fu visto con favore anche dalla Casa d’Austria. L’imperatore Francesco Giuseppe con una sovrana risoluzione, che porta la data del 9 dicembre 1865, donava gratuitamente alle Suore della Provvidenza la chiesa di Rosa Mistica – costruita un secolo prima dalle Sorelle della Dottrina Cristiana è dedicata a Santa Caterina – con l’impegno di conservarla e tenerla aperta al culto. E torniamo alla giornata del 23 gennaio. Le suore, accompagnate dal clero, dai nobili e dal popolo, in corteo, dalla cappella dei Del Mestri si recarono nella chiesa di Rosa Mistica dove, nel presbiterio, il parroco le presenta una a una all’arcivescovo Andrea Gollmayer giunto in carrozza da Gorizia. Dopo aver ricevuto l’omaggio delle suore che gli baciarono l’anello, il presule celebrò la messa, che fu accompagnata dai canti delle suore che intonarono inni composti e diretti da maestro Giacomo Tomadini di Cividale. Il rito si concluse con la benedizione del convento da parte dell’arcivescovo. In quella giornata di festa molte furono le consorelle giunte da Udine per assistere alla cerimonia, ma non c’era padre Scrosoppi. Vi era stato alcuni giorni prima per preparare la casa a puntino. All’inaugurazione, quando avrebbe fatto figura e attirato gli sguardi e la venerazione di tutti, non volle rimanere. La vigilia se ne tornò a Udine.Che fosse quel 23 gennaio un giorno di festa per Cormons lo si poté constatare dallo spazio che i quotidiani di allora dedicarono all’evento. Il giornale di Venezia “La libertà cattolica” iniziava così il suo lungo articolo: “Mentre nel Regno d’Italia si cacciano con la violenza i religiosi e le monache dai loro sacri ritiri e si spogliano di quanto hanno, l’Impero d’Austria si vanno invece aprendo delle casse per le famiglie religiose., Una di queste fu ieri solennemente aperta a Cormons per le suore della Provvidenza”. Dopo aver ampiamente descritto la cerimonia religiosa, concludeva: … non si può esprimere quanto gli abitanti di Cormons e dei vicini villaggi esultassero per questo beneficio, come tutte le signore di Cormons gareggiassero nel provvedere le suore di mobili e vettovaglie. Questa è una prova che le famiglie religiose sono desiderate, amate, e ch’è conosciuta la loro utilità per la cristiana educazione…”.Il giornale, di ispirazione cattolica, nel raccontare l’arrivo delle suore e il loro apprezzamento, non nasconde un certo astio per il nuovo regno sabaudo accusato di anticlericalismo. Che questo timore fosse ben presente lo si poté capire qualche mese più tardi quando, per lo scoppio della terza guerra di indipendenza, padre Scrosoppi, sentite le suore anziane, decise con il consenso dell’Ordinario di Udine e di Gorizia di trasferire la casa generalizia da Udine a Cormons temendo che l’annessione del Friuli all’Italia comportasse restrizioni se non addirittura la chiusura della congregazione. Il centro collinare, pur risiedendo il fondatore nella casa madre udinese, divenne il fulcro della vita religiosa delle Suore della Provvidenza. Furono anni molto intensi per la congregazione che espanse la sua attività in altri entri della regione e in Istria, sempre a favore degli ammalati con servizio nei vari ospedali e nel campo dell’istruzione con la gestione di scuole e asili. Da Cormons la casa generalizia si spostò nel 1925 a Gorizia per trasferirsi nel 1961 a Roma.A Cormons la scuola popolare femminile cominciò a funzionare con il mese di febbraio 1866 con tre classi portate poi a cinque e rimase aperta al 23 maggio 1915 quando venne chiusa per lo scoppio della prima guerra mondiale. L’attività scolastica riprese con la scuola per l’infanzia intitolata a Rosa Mistica che ancor oggi funziona nella struttura di via Battisti frequentata in questi anni da centinaia e centinaia di bambini. Sono passati 150 anni da quel 23 gennaio 1866, ma la storia continua. La presenza delle suore, se diminuita nel numero per la scarsità di vocazioni, ha ormai varcato gli oceani diventando missionaria. Case sono state aperte in America Latina, Africa, Asia, Europa. Le Suore della Provvidenza continuano la loro presenza nella comunità cormonese, continuano ad essere un punto di riferimento. Non si vedono più nelle corsie degli ospedali, ma la loro preghiera per il bene della comunità è continua. Il convento, da quando negli anni Sessanta, venne edificata la nuova ala in via Gorizia, ospita l’infermeria della Casa generalizia, dove le suore malate vengono a vivere i loro ultimi giorni e attendere sotto l’ala protettrice di Rosa Mistica quello che loro chiamano “l’incontro con lo sposo”. La chiesa di Rosa Mistica, divenuta dal 1931 un santuario, rappresenta sempre una mèta e un porto sicuro per quanti vogliono rivolgere la loro preghiera alla Madonna, Non sono pochi i cormonesi che durante la giornata vi entrano per sostare, magari un attimo, e rivolgere il loro sguardo e una breve preghiera alla Madonna e affidare a lei le proprie gioie e le proprie ansie.
La devozione a Rosa Mistica iniziata dalle Consorelle della Carità
Inizia nella prima metà degli anni del Settecento la devozione a Rosa Mistica grazie a Orsola de Grotta, la cormonese che nel 1714 dà avvio alle Consorelle della Carità cristiana. Si insediano prima in una casa di via Battisti (San Mur) e, poi, dal 1718 nei locali in Villa (attuale piazza Libertà) lasciati liberi dai Domenicani. Dalla casa paterna Orsola porta con sé la statua della Madonna, che aveva fatto realizzare da un artigiano cormonese, Francesco Regolo, e che sarà chiamata Rosa Mistica. Le cronache riportano che la mattina del 15 gennaio 1737 alcune fanciulle che stanno pregando vedono uscire dal braccio e dalla mano destra della statua, che era posta su un altarino, fittissime gocce, come di sudore, che bagnano il velo e il vestito. Il popolo, che accorre numeroso, grida al miracolo. Per più di 15 giorni la statua continua a sudare. Si segnalano anche fatti miracolosi e da quel momento grazie saranno continue come testimoniano gli ex voto che adornano alcune sale attigue alla chiesa. Nel 1739 le Consorelle della Carità realizzano una cappella in comunicazione con la chiesina che dedicano a a Rosa Mistica dove viene collocata la statua ornata di una rosa d’oro ricavata dagli ori offerti dai fedeli. Nel 1743 avviene la prima incoronazione di Rosa Mistica e del Bambino in forma privata con corone d’argento offerte dall’imperatrice Maria Teresa. Nel 1779 c’è la solenne benedizione della nuova chiesa, che si affaccia sulla piazza, la cui facciata – artistica con curve e controcurve – è progettata dall’architetto carmelitano Carlo Corbellini, e dedicata a Santa Caterina patrona delle Consorelle della Carità.Con l’avvento del Regno d’Italia, le leggi napoleoniche sopprimono gli ordine religiosi e confiscano i loro beni e nel 1812 anche le Consorelle della Carità cristiana cessano la loro attività. La chiesa, depredata di ogni avere, resta aperta ma la gente si dimentica presto di Rosa Mistica e la chiama semplicemente “La Madonute da lis muinis”, la “Madonnina delle monache”.La rinascita avviene con l’arrivo nel 1866 delle Suore della Provvidenza che, oltre all’attività scolastica, si riprendono cura della chiesa di Rosa Mistica restaurandola dopo mezzo secolo di abbandono. Il 15 gennaio 1885 saranno le suore di Pergine privatamente a celebrare la prima festa di Rosa Mistica. La madre generale, suor Cecilia Piacentini, ne è entusiasta e l’anno seguente dispone che la festa sia estesa a tutta la congregazione e sia preceduta da una novena. Nel 1887 nel 150° anniversario del prodigioso sudore c’è una festosa processione, ma appena nel 1890 la Curia di Gorizia concede l’autorizzazione a celebrare pubblicamente la festa di Rosa Mistica. Tradizione che ancora si perpetua con l’Ottavario, che vede la partecipazione delle parrocchie del decanato di Cormons.Sempre nel 1890 le suore danno inizio alla “cassa di Rosa Mistica” in vista delle spese per l’incoronazione della Madonna, che è il grande sogno di tutte le suore. Ma l’attesa sarà lunga. Solamente nel 1931 il Capitolo vaticano autorizza l’incoronazione che avviene il 20 settembre di quello stesso anno. La solenne cerimonia avviene in Duomo alla presenza di cinque vescovi, molti sacerdoti e di una grande folla di popolo. Sarà l’arcivescovo di Gorizia mons. Francesco Sedej a incoronare la piccola statua, che poi in processione attraversa le vie di Cormons pavesate a festa per far ritorno nella chiesa di Santa Caterina, rimessa a nuovo per l’occasione, e prendere posto nell’arca che troneggia sopra l’altare maggiore.
Chiusura dell’Ottavario
Si chiude domenica l’Ottavario. A Cormons le messe saranno celebrate tutte nel Santuario di Rosa mistica alle 8, 10 e 11. Alle 16.30 sono previsti i Vespri solenni, alle 18 la recita del Rosario e alle 18.30 la messa di chiusura dell’Ottavario. A Dolegna, Borgnano e Brazzano vengono regolarmente celebrate le messe con gli orari festivi.Sabato 16 gennaio, si concludono i pellegrinaggi giubilari con le parrocchie della collaborazione pastorale di Borgnano, Brazzano e Cormons: alle 18 la preghiera del rosario, alle 18.30 la celebrazione della messa a cui seguirà il passaggio della Porta Santa. Sempre sabato 16, le celebrazioni serali a Borgnano e San Leopoldo sono sospese.
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