Lo sguardo all’istruzione o alla formazione?
15 Febbraio 2016
L’istituzione scolastica, nel nostro Paese, è spesso oggetto di accuse contrastanti: troppo esigente o troppo permissiva, del tutto avulsa dal mondo del lavoro o troppo piegata a esigenze di tipo produttivistico ed efficientistico, declinata eccessivamente sull’istruzione (contenuti) o poco attenta alla trasmissione dei saperi, conservatrice e incapace di adeguarsi ai nuovi linguaggi tecnologici o, al contrario, troppo propensa all’utilizzo delle nuove tecnologie. Inoltre, in ambito cattolico, non è infrequente l’opinione che la scuola statale proponga un’educazione molto lontana, per valori di riferimento, dall’antropologia e dall’etica cristiane. Ovviamente, viste le notevoli differenziazioni fra scuola e scuola e fra i diversi insegnanti, ognuna di queste valutazioni può trovare conferma in qualche esempio concreto. Ma, aldilà della quasi infinita e variegata casistica, vale la pena di proporre un’analisi, sia pure molto sintetica, della normativa scolastica, per verificare se davvero le finalità siano rivolte più all’istruzione (e magari all’addestramento) che alla formazione dell’uomo e del cittadino, e se la visione antropologica sottesa sia così alternativa a quella cristiana. Per il I ciclo di istruzione le Indicazioni Nazionali affermano: “Lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali, religiosi. In questa prospettiva, i docenti dovranno pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora, che sollevano precise domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di significato. In quanto comunità educante, la scuola genera una diffusa convivialità relazionale, intessuta di linguaggi affettivi ed emotivi, e è anche in grado di promuovere la condivisione di quei valori che fanno sentire i membri della società come parte di una comunità vera e propria. La scuola affianca al compito ’dell’insegnare ad apprendere’ quello ’dell’insegnare a essere’.”Il Decreto sul nuovo obbligo scolastico recita: “L’elevamento dell’obbligo di istruzione a dieci anni intende favorire il pieno sviluppo della persona nella costruzione del sé, di corrette e significative relazioni con gli altri e di una positiva interazione con la realtà naturale e sociale.”Per Il primo biennio dei Licei, specie in quelli privi di discipline classiche, si suggerisce la lettura della Bibbia.Nei trienni si prevede di affrontare il rapporto della filosofia con le tradizioni religiose, l’incontro tra la filosofia greca e le religioni bibliche, la filosofia d’ispirazione cristiana e la nuova teologia.Le Linee Guida per i Tecnici dichiarano: “Uno dei compiti principali della scuola, in questo momento storico, consiste nell’educazione alla responsabilità nell’uso delle scoperte scientifiche e della tecnologia, potenziando la consapevolezza della necessità di uno svilu ppo equilibrato e sostenibile, che garantisca i ’beni comuni’ e sia a vantaggio di tutti gli abitanti di un pianeta sempre più interdipendente. Se la Scuola si pone questo obiettivo può aiutare gli allievi dell’Istruzione Tecnica non solo a prepararsi all’inserimento nel mondo del lavoro o al proseguimento degli studi, ma anche e soprattutto a dare un senso personale alla propria vita, per riuscire a vivere e ad assumere meglio la complessità del mondo.”Nelle analoghe Linee Guida per i Professionali si legge: “La professionalità propone una valorizzazione della cultura del lavoro, intesa nella sua accezione più ampia: l’insieme di operazioni, procedure, simboli, linguaggi e valori, ma anche identità e senso di appartenenza ad una comunità professionale, che riflettono una visione etica della realtà, un modo di agire per scopi positivi in relazione ad esigenze non solo personali ma comuni.”Rimane l’interrogativo su come questi principi si declinino concretamente nelle nostre scuole, tema molto importante che affronteremo prossimamente attraverso lo sguardo degli insegnanti di religione. (2. continua)
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