Moral suasion
22 Febbraio 2016
Se c’è una cosa che noi giornalisti non amiamo proprio è l’essere smentiti. Anche dinanzi all’evidenza di fatti totalmente contrari a quanto abbiamo scritto o affermato, piuttosto che ammettere il nostro errore preferiamo arrampicarci sugli specchi intraprendendo scalate verbali la cui difficoltà farebbe impallidire gli appassionati di free climbing.Eppure, per una volta, spero di essere smentito. Quanto prima possibile.L’impressione – o sarebbe meglio dire: la certezza – è che a poco a poco sulla tragica sorte di Giulio Regeni calerà il silenzio. Alla faccia delle dichiarazioni che esponenti politici ed istituzionali, locali e nazionali, hanno ripetuto nei giorni scorsi assicurando, ad esempio, il proprio impegno “a vigilare e ad insistere perché chiarezza, verità e giustizia vengano fatte: finchè i colpevoli di questa morte innocente non avranno un nome e non saranno condannati”.Ci sarebbe piaciuto che espressioni di questo tipo avessero previsto anche una postilla: “se questo non dovesse avvenire entro i prossimi dodici mesi, ci dimetteremo per testimoniare come anche nel nostro modo di intendere la Politica sia fondamentale la ricerca della Verità. Quella Verità che va trovata oltre l’apparenza dell’ufficialità precostituita, come ben ci ha insegnato Giulio”.Ricercare la Verità significa non solo “limitarsi” a trovare gli esecutori materiali dell’assassinio di Giulio (sarebbe già un primo passo…) ma andare oltre: comprendere chi, dove e perchè ha deciso che andasse posta la parola fine – ed in quel modo! – alla vita del giovane ricercatore friulano.Non si tratterebbe di retorica ma dell’esercizio di quella moral suasion che chi è stato scelto dai cittadini come proprio rappresentante, a tutti i livelli, non deve mai stancarsi di utilizzare nei confronti di quanti detengono il potere di porre domande ed ottenere risposte.Anche quando questo risulta scomodo e può intaccare equilibri di “vertice” o interessi economici.Ed allora le dimissioni rappresenterebbero la conseguenza logica dell’incapacità dichiarata di onorare l’impegno alla chiarezza assunto coi propri interlocutori, coi propri cittadini. Sarebbe il modo migliore di dimostrare che la vicenda di Giulio ci sta veramente a cuore e che il suo sacrificio non è stato inutile.
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