I bozzoli all’altare per tenere aperta la chiesa
7 Marzo 2016
Le Consorelle della Carità cristiana, come abbiamo scritto nella precedente puntata, hanno lasciato in eredità ai cormonesi, oltre alla loro quasi secolare storia, la chiesa di Santa Caterina oggi conosciuta anche come santuario di Rosa Mistica. Si tratta di una pregevole opera d’arte del Settecento, che per la sua originale facciata la fa diversa dalle altre chiese della nostra diocesi. E’ stata dedicata a Santa Caterina, perché le Consorelle della carità hanno voluto così onorare la loro patrona. La devozione alla santa di Siena fu probabilmente stimolata dai Domenicani (Caterina faceva parte delle Mantellate, terziarie di San Domenico), giunti a Cormòns da pochi anni e che erano anche i padri spirituali delle Consorelle. La facciata della chiesa, come dicevamo, è un unicum nella nostra diocesi. L’architetto Carlo Corbellini, un carmelitano di Brescia, l’ha disegnata seguendo un po’ l’influsso veneto, non dimenticando la sua origine lombarda come hanno scritto Sergio Tavano, Antonietta e Giuseppina in “Cormons, quindici secoli d’arte”. La facciata, abbellita da sei lesene interrotte da una cornice orizzontale che si ripete più sopra caratterizzata da un finestrone, termina con un coronamento arcuato dal quale si ergono ai lati i due campanili ottagonali con le cornici pure loro arcuate e con il coronamento “a cipolla”. I due campanili sono dotati di due meridiane. Il portale è sormontato da un arco a “cappello di prete”.Se l’esterno della chiesa è rimasto immutato pur con lavori di straordinaria manutenzione avvenuti più volte in questi due secoli e mezzo di vita dell’edificio, l’interno del tempio ha subito cambiamenti soprattutto per quanto riguarda gli altari. Ce ne sono tre, l’altare maggiore e due laterali. Originariamente l’altare maggiore era dedicato a Santa Caterina con una pala riproducente la santa. L’altare sinistra era dedicato alla Madonna con la statua di Rosa Mistica, con un contorno di quadri e oggetti di votivi. Sotto la mensa dell’altare venne posto in un’urna finemente lavorata il corpo di San Floriano, che Orsola de Grotta aveva ricevuto a Roma quando si recò per ricevere le approvate regole del suo Istituto. Nela cappella di destra vi era l’altare dedicato a santa Teresa d’Avila, protettrice di Maria Teresa d’Austria. Sotto, all’interno di una piccola arca, fu posta una statuetta di cera raffigurante San Luigi, la cui devozione venne introdotta nel 1770 dalla cormonese suor Maria Reggio. All’interno della chiesa, sulla sinistra, veniva posto, e lo si può notare anche oggi, il sarcofago in marmo nero con lo stemma gentilizio della contessa Sulpizia Strassoldo con sopra una lapide riportante la scritta: “Sulpizia di Strassoldo, contessa del S.R.I. prima insigne benefattrice delle sacre vergini del cenobio cormonese preparò a sé quest’urna sepolcrale … per vivere eternamente nelle anime di quelle i cui cuori vincolò in un cuor solo. 14 giugno 1727”.Nel 1812 con la soppressione delle Consorelle della carità, i francesi confiscarono tutti i beni della congregazione e li posero all’incanto. La chiesa rimase aperta anche per l’intervento del Comune e fu dichiarata sussidiario della parrocchiale perché situata in centro e quindi più facile da raggiungere dalla popolazione che ammontava in quel periodo a circa 5 mila anime, come scrive pre’ Tite Falzari in “Le chiese di Cormons”. La casa e la chiesa nel 1812 vennero acquistate da un certo Pietro Flumiani di Udine, il quale cedette gli immobili in permuta al nobile Giovanni Battista Cattarini, sempre di Udine. Questi, la cui famiglia abitò a Cormòns, volle che la chiesa rimanesse aperta al pubblico e nel testamento redatto il 12 ottobre 1812 destinava la somma di 300 lire per il suo mantenimento e altre 300 lire per il sacerdote che l’officiava.Le buone intenzioni del nobile non furono però seguite dal suo erede che, per una lite giudiziaria sorta proprio per l’eredità, perse tutti i suoi averi. Per liberarsi dell’impiccio lasciatogli da Giovanni Battista Cattarini, cedette la chiesa al Fondo di religione che, in data 25 settembre 1825, prosciolse Cattarini dai suoi obblighi testamentari e ne informò la Curia. Il 25 novembre di quello stesso anno il parroco don Carlo Colombicchio prese in custodia la chiesa, che era ormai impoverita per le continue ruberie perpetrate in quegli anni di tutto ciò che aveva un po’ di valore. Prima scomparvero per mano dei Francesi le corone imperiali e la rosa d’oro e d’argento che impreziosivano la statua della Madonna e poi sparirono tutti i beni che si trovavano nella chiesa. Vennero distrutti anche parti dell’urbario, dove erano stati annotati tutti i beni di valore che vi erano contenuti nella chiesa. Oltre alla statua di Rosa Mistica, degli ex voto rimase solamente il quadro votivo datato 1797 che riproduce le consorelle in preghiera dinanzi a Rosa Mistica e che ora è conservato dalle Suore della Provvidenza.Dopo la morte di don Colombicchio, i parroci don Martino Juvancic e don Antonio Marocco ebbero cura della chiesa con le elemosine e anche con i bozzoli che i bachicoltori offrivano all’altare della Madonna. La statua di Rosa Mistica non venne toccata e continuò a vegliare sui cormonesi, i quali furono a Lei sempre devoti anche nei momenti di maggiore difficoltà. La chiesa comunque non venne mai chiusa anche perché, fin dal 1813, il Dipartimento di Passariano da cui dipendeva anche Cormòns, dopo aver ricevuto il parere favorevole del Patriarca, diede il suo assenso all’apertura. Gli abitanti della “Villa” si accordarono poi per formare lo stipendio di un sacerdote che avesse cura della chiesa e celebrasse la Messa festiva. Un cappellano stabile lo si ebbe dal 1858 grazie ai lasciti della contessa Ernesta Turn vedova Cipriani (2mila fiorini), di Giovanni Battista Buiatti (2 mila fiorini), di Elisabetta Angela (mille fiorini). La rinascita della chiesa di Santa Caterina si ebbe con l’arrivo nel 1866 delle Suore della Provvidenza che, ottenuta la proprietà della chiesa, continuarono nell’opera assistenziale ed educativa delle Consorelle della carità cristiana. Nel 1879 furono effettuati i primi grandi lavori di restauro del tempio necessari dopo oltre mezzo secolo di abbandono. Con soldi propri le suore provvidero a far erigere il pulpito opera di Colugnati, ad affrescare l’interno della chiesa, rinnovare le due torri campanarie e la facciata e ad ingrandire il coro. In vista dell’incoronazione di Rosa Mistica, avvenuta solennemente il 20 settembre 1931, furono effettuati nuovi lavori all’interno della chiesa, elevata per quell’occasione in santuario. Venne realizzato l’attuale altare maggiore in marmi policromi opera degli artisti Possamai di Solighetto. L’altare conta otto colonnine di color rosso che reggono tre nicchie: al centro è stata posta all’interno di una rinnovata urna la statua di Rosa Mistica; nelle due nicchie laterali furono poste le statue di San Giuseppe e di Santa Teresina del Bambin Gesù. Il tabernacolo con colonnine di verde antico presenta con baldacchino a cupola. L’abside fu dipinta dal pittore goriziano Clemente Del Neri: al centro presenta un Dio adorato dagli angeli e ai lati i quattro evangelisti; sopra l’altare una grande lunetta con angeli recanti una medaglia con il nome di Maria e una corona. Sul soffitto al centro della navata è rappresentata la gloria di Santa Caterina.Il posto di Rosa Mistica nell’altare di sinistra venne preso dalla pala raffigurante Santa Caterina in preghiera dinanzi alla Madonna, che si trovava sull’altare maggiore. L’ultima sostanziale modificata venne effettuata quando padre Luigi Scrosoppi fu elevato agli onori degli altari. Le suore, al loro fondatore, dedicarono l’altare di destra della chiesa, e vi collocarono una pala raffigurante padre Scrosoppi benedicente con accanto madre Cecilia Piacentini e due bambine, sulla sfondo il monte Quarin e il duomo di Sant’Adalberto. Gli ultimi lavori furono compiuti due anni fa e riguardarono il restauro degli affreschi e degli intonaci per dare più lustro alla chiesa in vista delle celebrazioni per i 150 anni della presenze delle Suore della Provvidenza a Cormons, impreziosite, gradita e inaspettata coincidenza, con l’anno giubilare e l’apertura della Porta della misericordia. (2 -continua)
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