La Missa Eucharistica del Perosi: una musica per l’ultima Pasqua in tempo di pace
9 Marzo 2016
La Pasqua del 1914 venne celebrata il 12 aprile, una data che ritorna con una frequenza importante nelle cronologie storiche delle pasque. Fu l’ultima di pace, infatti il 28 giugno successivo l’arciduca ereditario Franz Ferdinand e la sua consorte Sophie Chotek saranno brutalmente assassinati a Sarajevo e in pochi mesi tutto il mondo precipiterà nella sanguinosa e fratricida “Grande Guerra”.A Gorizia, che di lì a poco avrebbe lasciato sotto le macerie gran parte del suo patrimonio culturale, sociale e umano, quel giorno di festa nella Cattedrale Metropolitana, il principe arcivescovo Francesco Borgia Sedej celebrava il grande pontificale, e i tanti fedeli presenti poterono ascoltare l’esecuzione della Missa Eucharistica di Lorenzo Perosi per coro, soli e orchestra.
Augusto Cesare Seghizzi ed Emil KomelIl maestro concertatore era Augusto Cesare Seghizzi [1873 – 1933], direttore della Cappella Metropolitana dal 1910. Si era trasferito con la famiglia al numero 13 di via Duomo, dopo aver assunto il nuovo incarico di direttore del coro della cattedrale, e a pochi passi dall’abitazione dirigeva le prove, componeva, e suonava alla messa della domenica e in alcune occasioni anche alle messe mattutine. I coristi erano dilettanti, ma numerosi e appassionatissimi, e con molte prove, tante ore di solfeggio paziente e un buon numero di sfuriate, le voci risultavano curate e le esecuzioni apprezzate.La musica in città era una realtà viva e vivace, c’erano una notevole quantità di circoli culturali, con sempre una sezione dedicata al canto dalla quale le corali potevano attingere materiale umano di ottima qualità. Era un periodo fecondo soprattutto per la musica sacra e la Cappella Metropolitana, unita ai chierici del Seminario, si distingueva per l’esecuzione di pagine e pagine di musica sacra molto impegnata. La Pasqua divenne il momento per testare le nuove grandi partiture: nel 1911 si studiò una messa di Rheinberger, iniziata nel Natale precedente, nel 1912 è la volta di Vittadini, preludio della famosa Missa jucunda, il 1913 vide l’esecuzione, in prima assoluta, della Missa Aquilejensis composta dallo stesso Seghizzi e dedicata al XVI centenario dell’Editto di Milano e nel 1914 fu la volta di Lorenzo Perosi, del quale il maestro aveva già trascritto per orchestra anche la Missa Secunda Pontificalis.Augusto Cesare dirigeva, suonana e componeva senza sosta: nacquero in quei cinque anni grandi motteti come il O quam suavis per voci bianche, la Missa pro defunctis per coro a cinque voci e due corni dedicata allo scomparso amico e maestro Corrado Bartolomeo Cartocci, un Tantum ergo a cinque voci, o la Missa puerorum, scritta nel 1914 per la fine dell’anno scolastico degli allievi del ginnasio. Il Coro Metropolitano era impegnato anche nello studio di impegnative pagine di Palestrina e Bach, oltre alla tanta musica prodotta dal direttore. Anche le trascrizioni per orchestra delle messe dedicate alla Cappella furono innumerevoli: al contrario di quanto stava accadendo nel resto del Friuli, dove le messe erano accompagnate quasi esclusivamente dall’organo, a Gorizia l’orchestra non aveva ancora concluso il suo ciclo storico, e tutto ciò è ancor più significatico in quanto Seghizzi adattò la versione orchestrale sia agli spartiti perosiani sia a quelli provenienti da Ratisbona. Questa singolare situazione goriziana può essere attribuibile a due ordini di ipotesi: in primis una certa condiscendenza ecclesiastica che amava e sosteneva il genere e in seconda analisi la ferma volontà dello stesso maestro di cappella che riusciva a mantenere in vita un’imporantante ensamble orchestrale. Scriveva Alessandro Arbo, musicologo Goriziano, nel 1992 in “Augusto Cesare Seghizzi”, Edizioni Studio Tesi, Civiltà della Memoria 7, a pagina 61: “nel dirigere il maestro è pugnace anche se, a dire il vero, gli manca un pò di istrionismo, non sa ostentare false sicurezze e alle volte rischia di perdere il controllo della situazione irrompendo in bruschi scatti di umore. L’ordine rientra fra le doti naturali del suo temperamento, ma a salvarlo con i coristi non è la disciplina, quanto l’energia di un’autentica vocazione: mentre dirige è completamente coinvolto, perde di vista i contorni della situazione, si espande in un gesto generoso, la voce segue e sottoliena le parti”.In quegli stessi anni e con la stessa intensità operava in città un altro maestro importante tanto quanto Seghizzi, il compositore, direttore e organista Emil Komel. Coetaneo di Augusto, era nato a Gorizia nel 1875, ultimo di nove figli, da Mihael Komel, musicista, e Albina nobile Schiwinchofen, proprietaria terriera. Trascorse l’infanzia nel castello di famiglia a Podbrje e frequentò i primi due anni delle scuole elementari a Šentvid, per poi proseguire gli studi a Gorizia, dove si iscrisse prima al ginnasio e successivamente alla Scuola Reale. Apprese le prime nozioni musicali dal padre integrando gli studi al pianoforte con il professor Gastejger e quelle di armonia e contrappunto con il maestro Danilo Fajgelj. Inizialmente, per assecondare il volere paterno, non continuò gli studi musicali e, dopo la maturità classica, si iscrisse alla Scuola Agraria di Klosterneuburg presso Vienna. Ben presto però lasciò gli studi agronomici per dedicarsi appieno alla musica. Nel 1895 conseguì il diploma e per un breve periodo ritornò a Gorizia, dove ottenne una borsa di studio dalla giunta provinciale che gli consentirà di proseguire gli studi a Roma, anche se Komel avrebbe preferito i conservatori di Praga e Lipsia. Nel 1901 si diplomò in canto corale gregoriano con De Santi, presso l’Accademia di Santa Cecilia. Durante l’anno passato a Roma conobbe molto bene Lorenzo Perosi, suo compagno di studi, e Pietro Mascagni. Ritornato a Gorizia divenne insegnante di pianoforte, armonia e coro al Pevsko in glasbesno društvo (Società di canto e musica). Nel 1914 il livello del coro della Società è così alto da ottenere il secondo posto tra tutti i cori della Slovenia. Mentre Seghizzi si occupava della Cattedrale, Komel dirigeva Corale di borgo San Rocco, nelle celebrazioni liturgiche più importanti, ed era organista titolare delle chiese goriziane di Sant’Ignazio, per oltre sessant’anni, e Piazzutta, borgo che lo vedrà risiedere fino alla scomparsa. Come sottolineò Alessandro Arbo nel cinquantesimo anniversario dalla morte di Komel [14 agosto 2010]: “Se Emil Komel non ci fosse stato, a Gorizia non avremmo avuto così tanti cori, organisti e musicisti di grande qualità. Komel è stato un eccezionale tecnico dell’armonia, conosceva un’infinità di accordi e di questo traeva godimento: è stato un uomo dal grande sentimento religioso, e ciò si coglie nitidamente nelle sue opere, che ha lavorato costantemente per le corali e i musicisti della nostra città”.
Le partiture di PerosiProprio grazie all’amicizia che legava Emil Komel al giovane sacerdote e compositore di Tortona, Lorenzo Perosi [1872 – 1956], a Gorizia fecero la loro comparsa un numero così cospicuo di sue partiture: Missa Patriarchalis, Davidica, Eucharistica, Pontificalis, Requiem, Benedicamus Domino, Te Deum Laudamus, in honorem SS. Gervasii e Protasii, Cerviana e Secunda Pontificalis. Ancora oggi molte corali eseguono volentieri le messe del Maestro Perpetuo della Cappella Sistina; le partiture perosiane, tutte prodotte negli anni giovanili tra il 1893 al 1906, divennero di grande interesse soprattutto nel periodo cosiddetto “Ceciliano”. Queste messe si adattavano bene anche alle corali di campagna o cittadine: gli impianti melodrammatici o intimistici, ma di non eccessiva durata, rendevano molto appetibile l’esecuzione. I maestri erano però spesso costretti ad abbassare di mezzo tono o di un tono intero l’altissima tessitura dell’originale, in quanto i tenori primi e i bassi raggiungevano l’estensione massima del registro. In molte cantorie del Goriziano sono rintracciabili infatti spartiti trascritti e rimodulati in tonalità più basse che non modificano in modo complessivo il senso globale dell’opera perosiana.A più di cento anni di distanza sabato 12 marzo alle 20.30 verrà eseguita nella Cattedrale Metropolitana Goriziana, nell’ambito delle celebrazioni dei Santi Patroni Ilario e Taziano, la Missa Eucharistica nella trascrizione di Augusto Seghizzi. Direttore concertatore il maestro della Cappella Metropolitana Fulvio Madotto, orchestra goriziana composta da giovani talenti della città e provincia, solisti il soprano Lorella Grion e il bass-baritono Eugenio Leggiadri Gallani, all’organo Marco Colella. Cori presenti: Cappella Metropolitana, coro polifonico “Caprivese”, coro “Bearzot” di San Lorenzo Isontino e corale “Santa Lucia” di San Rocco in Gorizia.La Missa Eucharistica venne scritta da Perosi nel 1897 in mib maggiore, mentre la trascrizione del 1914 di Augusto Seghizzi prevede la tonalità di Re maggiore, pertanto abbassata di mezzo tono, modifica che permette ad un coro dilettante di evitare forzature nelle parti più acute o più profonde. La scrittura perosiana alterna momenti di forte intimità musicale a momenti contrappuntistici di sublime eleganza, ma non si riscontra la melodrammaticità di altre composizioni dello stesso periodo. La messa è concepita per quattro voci dispari: Alti, Tenori primi, Tenori secondi e Bassi. A Gorizia fin da tempi molto remoti, la voce dei tenori primi era eseguita da un parte dei contralti che nel timbro basso del registro non presentano differenze con il timbro acuto virile, questo ad ausilio dei pochi tenori presenti. La coerenza generale dell’opera è riscontrabile nelle piccole fughe corali del suscipe deprecationem, nell’in gloria Dei Patris del Gloria, o nel venturi saeculi del Credo, si notino anche i passaggi che uniscono il Kyrie al dona nobis pacem dell’Agnus Dei e i dialoghi tra gli Alti e i Bassi di grande delicatezza e raffinatezza, come il gratias agimus tibi del Gloria o l’apertura del Sanctus. La messa sarà eseguita completa nelle cinque parti fisse: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Agnus Dei.
Mercoledì 16 il pontificale in cattedrale
Oltre al concerto di sabato 12, sono numerosi gli appuntamenti programmati a Gorizia in occasione della festa dei santi patroni della città, i martiri aquileiesi Ilario e Taziano.Il culmine delle manifestazioni sarà rappresentato dal solenne pontificale che l’arcivescovo mons. Carlo Roberto Maria Redaelli presiederà mercoledì 16 marzo, alle ore 10.30, in cattedrale. Il rito sarà concelebrato dai parroci e dai sacerdoti in servizio pastorale in città e si concluderà con la benedizione della città con le reliquie dei santi martiri.Nella serata di mercoledì, alle ore 19.45, in cattedrale, avrà luogo la cerimonia di consegna della sedicesima edizione del premio “Ilario e Taziano”, assegnato, quest’anno, al musicista e filosofo Alessandro Arbo. A seguire concerto della Univerza v Ljubljani – Akademija za glasbo “Passione secondo san Giovanni di J. S. Bach, per coro, solisti e orchestra”.Fra le altre iniziative va ricordato domenica 13, alle ore 11.30, appuntamento con l’animazione medievale ricreata dagli Amici di Borgo Castello, il gruppo Arma Antica, il Gruppo Tamburini Gorizia, e Principesca Contea. Alle ore 17 si terrà – presso l’Auditorium Fogar di Corso Verdi – il momento di approfondimento con la conferenza “Giustizia umana e misericordia divina: un incontro possibile?”, tenuta dal professor Luciano Eusebi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
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