Un romanzo d’amore
18 Aprile 2016
Ho letto quasi di seguito, in alcune ore rubate al sonno notturno, l’esortazione apostolica postsinodale sull’amore nella famiglia Amoris Laetitia, “la gioia dell’amore”, quasi fosse uno di quei romanzi di avventura che mi entusiasmavano da ragazzo e che leggevo (spesso finendoli in una notte…) alla luce di una pila sotto le lenzuola per non svegliare i fratelli più piccoli che dormivano nella stessa stanza. Un documento papale come un romanzo? Sì, certo come un romanzo d’amore. Perché nelle oltre 300 pagine dello scritto di papa Francesco non si parla che d’amore. Un amore vero, concreto, di uomini e di donne, di padri e di madri, di figli e di fratelli. Un amore fatto di sogni, di ideali, ma anche di fatiche, di ferite, di fragilità. Un amore di carne, di corpi, di cuori, di anime. Un amore che cresce e deve crescere nella concretezza di un cammino fatto di slanci, ma anche di inciampi, di corse con i capelli al vento e la bocca aperta a respirare a pieni polmoni e di cadute rovinose e dolorose, di passi metodici e regolari come quelli di chi si inerpica su un ripido sentiero di montagna e di scivoloni improvvisi nel fango. Però un amore che cammina, non si ferma, non si impigrisce in una meta finalmente raggiunta né si scoraggia per un improvviso cedimento. Perché l’amore è vivo. Perché noi siamo vivi. Perché Dio, che è Amore, è vita, è libertà. Non si può bloccare o spegnere l’amore in una gabbia di leggi, né si può lasciarlo dissipare in una banalizzazione senza senso. Sull’amore si gioca la nostra vita, qualunque sia la nostra vocazione, qualunque sia il nostro percorso. Sapendo che c’è un punto fermo, una roccia: l’amore di Dio per noi, a qualunque costo. Anche a costo della croce. Un amore per tutti, nessuno escluso. “Gesù stesso – afferma papa Francesco – si presenta come Pastore di cento pecore, non di novantanove. Le vuole tutte” (n. 309). Ho scritto “punto fermo”, ma in realtà l’Amore di Dio, lo Spirito, è dinamico, è fuoco e vento, è acqua viva che sgorga continuamente dalla sorgente. Per questo può accompagnare, nutrire, sostenere la nostra vita che è sempre movimento, cambiamento, progressione. Questo aspetto della non staticità della vita, del suo continuo andare avanti è quello che più mi ha colpito nella lettura dell’esortazione. La proposta del Vangelo, da vivere soprattutto nella famiglia (perché questo è l’ambito privilegiato dal testo di papa Francesco), non è una serie di regole, non è un’ideale astratto, ma è un amore da accogliere e da vivere nella concretezza e in ogni età e fase della vita. E’ un cammino, è un seguire Gesù che chiama nella propria storia, nella propria realtà, nella propria vicenda personale. E ogni persona è irrepetibile, con le sue scelte, i suoi sogni, i suoi condizionamenti, le sue pigrizie, i suoi slanci, le sue vigliaccherie. Lo è anche quando la sua vita si intreccia con quella di un altro o di un’altra. Anche ogni matrimonio, ogni vicenda di coppia è irrepetibile. Ma il cammino di ognuno, di ogni coppia, di ogni famiglia è amato così come è dal Signore: per Lui la nostra vita non ha “scarti”, Lui non tiene solo il “buono” o quello che noi giudichiamo tale. Però l’importante è camminare, attuare in ogni situazione (per esempio: preparazione al matrimonio, prima anni di vita matrimoniale, momenti di crisi e di lutti, impegno di educazione dei figli, ecc.) quelle impegnative attenzioni che papa Francesco presenta nel suo lungo documento, operare con “discernimento” per capire qui e ora qual è la volontà di Dio per me, sapendo che non può che essere quella “possibile”. Un cammino in cui non siamo soli: ci sostiene lo Spirito, il Vangelo, i Sacramenti, la Comunità cristiana (che dovrebbe farsi più carico di ogni fase del cammino d’amore di ogni famiglia, di ogni uomo e di ogni donna incominciando dalla più tenera età), ma anche Maria e i santi. Un cammino in cui non si è mai arrivati (ma questo è il bello dell’amore e della vita), in cui non si può fermare né “bloccare” gli altri con i nostri facili giudizi (“Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo!”: n. 297), in cui si devono evitare le secche del rigorismo, i voli dell’angelismo idealizzato, l’acribia della casuistica, la banalizzazione consumistica (perché l’amore può essere ridotto a sentimento poco più che momentaneo, a merce da consumare, a relazione personale da dissipare).Riprendere la voglia di percorrere questo cammino mi sembra essere il messaggio che ci viene dall’esortazione postsinodale. Dobbiamo farlo personalmente, come coppia, come famiglia, come comunità cristiana. Un cammino d’amore, di quell’amore quotidiano di cui, sulla scorta di san Paolo, papa Francesco propone le caratteristiche: paziente, benevolo, guarito dall’invidia, che non si vanta né si gonfia, amabile, capace di distacco generoso, senza violenza interiore, che sa perdonare, che si rallegra con gli altri, che tutto scusa, che ha fiducia, spera e tutto sopporta (nn. 90-119; cf 1Cor 13,4-7). Aggiungerei: un amore vivo e proprio per questo promessa di gioia.
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