L’aspersione domenicale dell’acqua benedetta
26 Aprile 2016
Dobbiamo infine segnalare che «La domenica, specialmente nel tempo pasquale, in circostanze particolari, si può sostituire il consueto atto penitenziale con la benedizione e l’aspersione dell’acqua in memoria del Battesimo» (OGMR 51). Infatti «Il simbolismo dell’acqua significa l’azione dello Spirito Santo nel Battesimo, poiché dopo l’invocazione dello Spirito Santo essa diviene il segno sacramentale efficace della nuova nascita: come la gestazione della nostra prima nascita si è operata nell’acqua, allo stesso modo l’acqua battesimale significa realmente che la nostra nascita alla vita divina ci è donata nello Spirito Santo. Ma, “battezzati in un solo Spirito”, noi “ci siamo” anche “abbeverati a un solo Spirito” (1 Cor 12,13): lo Spirito, dunque, è anche personalmente l’Acqua viva che scaturisce da Cristo crocifisso come dalla sua sorgente e che in noi zampilla per la vita eterna» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 694). La memoria del Battesimo ci rimanda alle considerazioni accennate nella scheda 1 riguardo al carattere battesimale dell’assemblea riunita per la celebrazione dell’Eucaristia. Il popolo radunato si identifica con la moltitudine immensa del libro dell’Apocalisse che, da ogni nazione, tribù e lingua, sta in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello con vesti candide, rese tali perché lavate nel sangue dell’Agnello (cf. Ap 7,9.14). La benedizione e l’aspersione dell’acqua, “elemento di purificazione e sorgente di vita” sono invocazione di misericordia e perdono «perché liberi da ogni pericolo possiamo venire a te con cuore puro» e al tempo stesso ottenere «la difesa dalle insidie del maligno e il dono della tua protezione». Agli stessi temi rimandano le due serie di antifone proposte durante l’aspersione: «Aspergimi, o Signore, con l’issòpo e sarò purificato; lavami, e sarò più bianco della neve» (cf. Sal 50,9); «Ecco l’acqua che sgorga dal tempio santo di Dio, alleluia; e a quanti giungerà quest’acqua porterà salvezza, ed essi canteranno: alleluia, alleluia» (cf. Ez 47,1-2.9). L’aspersione con l’acqua benedetta ci introduce nel mistero, perché essa stessa è “misteriosa”. Scrive Guardini: «Misteriosa è l’acqua. Tutta pura e modesta, “casta” l’ha chiamata S. Francesco. Senza pretese, come se non volesse significar nulla per se stessa. Per così dire ignara di sé, esistente solo per servire ad altri, per mondare e ristorare. Misteriosa è l’acqua. Semplice, limpida, disinteressata; pronta a mondare ciò ch’è sordido, a ristorare ciò ch’è assetato. E nello stesso tempo profonda, insondabile, irrequieta, piena di enigmi e di forza. Immagine adeguata dei fecondi abissi da cui sgorga la vita e immagine della vita stessa che sembra così chiara ed è così misteriosa. Ora comprendiamo bene come la Chiesa faccia dell’acqua il simbolo ed il veicolo della vita divina, della grazia. Dal Battesimo siamo usciti uomini nuovi, “rinati in virtù dell’acqua e dello Spirito Santo” e coll’acqua santa, coll’acqua benedetta, noi bagniamo nel segno della Croce fronte e petto, spalla e spalla; coll’elemento originario, misterioso, limpido, semplice, fecondo, che è simbolo e strumento della vita soprannaturale della grazia […].E bello è pure quest’uso. In esso s’incontrano l’anima redenta e la natura redenta nel segno della croce» (Guardini).
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