“Mensa dei poveri”: il cibo condito dall’umanità

C’è un punto fermo nel panorama cittadino della solidarietà, un servizio che tende la mano a chi, per i più svariati motivi, si trova a non poter consumare nemmeno un semplice pasto. È la Mensa dei Poveri dei Frati Minori Cappuccini, collocata in piazza San Francesco a Gorizia, che quotidianamente prepara e dona un piatto caldo e nutriente alle tante persone in situazione di bisogno che popolano silenziosamente la nostra città.Un’iniziativa che può svolgersi quotidianamente anche grazie al fondamentale contributo di 40.000,00 euro elargito dalla diocesi nel 2015 con i fondi dell’8 per mille ricevuti annualmente dalla Conferenza episcopale italiana. In tempi di consegna della documentazione fiscale, non è secondario ricordare che la firma a favore della Chiesa cattolica nel proprio 730 o nel proprio Unico permette a tante istituzioni solidali sul territorio di agire a favore di chi si trova in difficoltà.Italiani, stranieri, residenti, richiedenti asilo, uomini e donne (anche se poche, ma ci sono), i commensali che ogni giorno si presentano davanti alla porta della Mensa; in fila ordinata attendono il proprio turno, scambiano due parole, leggono un giornale trovato da qualche parte. Qui ricevono non solo un piatto di cibo ma un atto di umanità, di vicinanza e comprensione, senza giudizi e pregiudizi di fondo.Negli ultimi anni, dapprima per colpa della crisi economica che ha ridotto all’osso le possibilità di consumo di molti, poi per l’arrivo in città di numerosi richiedenti asilo, il numero di persone che quotidianamente si appoggia al servizio mensa dei Padri Cappuccini è molto cresciuto. “Abbiamo toccato l’apice lo scorso gennaio – ha raccontato fra Lorenzo Zampiva, superiore del Convento – quando in un’unica giornata si sono presentate alla mensa 137 persone. Per quasi due mesi le cifre si sono aggirate tra le 110 e le 130 presenze giornaliere e, nonostante le ovvie difficoltà sia logistiche che di disponibilità, ce l’abbiamo fatta a dare sempre e a tutti un pasto caldo. Ora i numeri sono ritornati più stabili e attualmente “balliamo” tra le 60 e le 80 persone al giorno, per un totale (approssimativo) di 28.000 pasti l’anno. Non è comunque facile, ma si ha sempre qualcosa da dare, grazie alle tante persone che ci aiutano e ci danno la possibilità di avere cibo da donare”. Il servizio è infatti reso possibile attraverso le molte persone caritatevoli che arrivano dai Padri Cappuccini con alimenti, o che decidono di effettuare una donazione. “Abbiamo visto un aumento delle offerte – ha sottolineato il superiore – anche a seguito di alcuni articoli pubblicati negli scorsi mesi sui quotidiani locali, che segnalavano l’aumento delle presenze giornaliere alla mensa; si è assistito a una gara di solidarietà grandiosa, credo che ci sia stata davvero una presa di coscienza da parte della cittadinanza al problema”. Le donazioni, oltre che da tanti privati generosi, provengono a volte da alcuni ristoratori “ma per loro è più complicato a livello fiscale, anche se le idee e la volontà sarebbero molte” – ha raccontato fra Lorenzo -, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia e dai fondi derivanti – come dicevamo – dall’8×1000 tramite da Diocesi di Gorizia, un aiuto davvero grande e importante, frutto delle donazioni alla Chiesa Cattolica. Ancora attiva poi la campagna “Non di solo pane vive l’uomo”, promossa da alcuni gruppi Scout goriziani: in 8 macellerie della città (che preferiscono non farsi “pubblicità”) i consumatori possono trovare delle cassettine trasparenti con il nome dell’iniziativa e i loghi degli Scout e dei Frati Minori Cappuccini, dove – se lo desiderano – possono inserire un’offerta. “Periodicamente facciamo il giro tra questi esercenti – ha spiegato Zampiva – e se c’è una somma sufficiente procediamo ad acquistare nello stesso negozio ciò che serve per la nostra cucina”.La Mensa dei Poveri opera anche grazie al prezioso sostegno dei volontari per la distribuzione dei pasti, circa 40 persone che, a seconda delle proprie possibilità, si alternano nel corso delle giornate e delle settimane. “Insieme a don Nicola Ban stiamo poi pensando di far proseguire l’idea, “testata” nel corso della Quaresima, di coinvolgere i ragazzi più grandi della Pastorale giovanile, studenti delle superiori e universitari. A volte abbiamo anche la presenza di alcuni gruppi Scout”, ha ricordato padre Lorenzo.Visto il grande aumento di persone che cercano il sostegno di questo servizio, abbiamo chiesto a fra Zampiva se, forse, non sia il caso di pensare ad un trasferimento della mensa presso qualche altro spazio più grande: “se dovessimo spostarci da qua – ha risposto -, non sarebbe più la nostra mensa, diventerebbe un business e non è quello che vogliamo, anche perché andrebbe ampiamente al di là della nostra portata. Rimanendo qui al Convento proseguiamo con un impegno che si protrae da molto molto tempo e che non è solo sfamare: è fatto con carità e punta ad aiutare queste persone che per mille motivi hanno perso qualcosa a ritornare in piedi ed essere autosufficienti. Il fatto di domandare, chiedere un aiuto, è un “mettersi a nudo” e, allo stesso tempo, riconoscere che si può essere aiutati da azioni caritatevoli come le nostre. Qui cerchiamo di far ritrovare la forza e la motivazione per riprendere il cammino. Inoltre in molti sottolineano che, se per quel giorno hanno da mangiare grazie all’Emporio della Solidarietà o da altre donazioni, non vengono da noi, per lasciare spazio ad altri in difficoltà. C’è sempre una grandiosità d’animo in queste persone”.