Non una dottrina ma una testimonianza
26 Aprile 2016
L’esortazione apostolica sulla famiglia Amoris Laetitia (AL) ci ricorda alcuni elementi fondamentali dell’esperienza cristiana. Innanzitutto che il cristianesimo non è una dottrina ma una testimonianza, precisamente quella dell’irrompere di Dio nella vita delle persone, qualunque sia la loro condizione. Secondariamente che la chiesa è segno-sacramento dell’universalità (spazio-temporale) dell’irrompere di Dio, il cui nome è Misericordia. In terzo luogo che sperimentare la presenza misericordiosa e trasformatrice di Dio è fonte di gioia. Una gioia che non è possibile contenere in sé e che inevitabilmente si esprime nella vita.Quando l’amore irrompe nella vita delle persone, la voglia di vivere esplode. Ma quando l’amore si radica nel tempo o storia delle persone diventando durevole, permanente, fedele, creativo, allora l’amore non è solo entusiasmo ma soprattutto fiducia, pazienza, coraggio e perdono. Non c’è un amore più grande di quello che gioisce dei piccoli passi fatti insieme.Ed è appunto della gioia che nasce dai piccoli passi da fare insieme che parla AL. In essa c’è tutta la Tradizione dell’insegnamento della Chiesa sulla famiglia vista però a partire dalla storia delle persone che, come una storia biblica, è fatta di rinnovi continui di promesse mai pienamente compiute e tuttavia sempre rinnovabili.È esigente la lettura di papa Francesco perché chiede la sincerità del cuore. Di fronte alla complessità delle condizioni umane non è sufficiente ribadire l’assolutezza della norma. La norma è sempre troppo pesante da portare da soli. È necessario il sostegno reciproco e la disponibilità a camminare con il passo del più debole. E la debolezza appartiene a tutti anche se in modo diverso. Soprattutto è necessario l’aiuto del Signore e del suo corpo, che è la Chiesa. AL si sofferma infatti sia sui cammini educativi fra coniugi sia sui cammini pastorali delle comunità cristiane.Nessuno deve essere lasciato solo nelle sue difficoltà, tutti possono essere riconciliati nell’Amore. Ma non con la semplice riproposizione a sé e agli altri della meta da raggiungere, bensì con l’umiltà di chi si fa aiutare e con la disponibilità a farsi piccoli. “Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà”.Accompagnare, discernere, integrare.Questi i verbi di papa Francesco in AL.Dopo una premessa che indica la complessità e la ricchezza della condizione della famiglia con la conseguente impossibilità ad essere ricondotta ad una categorizzazione teorica, il primo capitolo di AL rimanda alla Parola di Dio. La Bibbia non è un catechismo di verità astratte, invece “è popolata da famiglie, da generazioni, da storie di amore e di crisi familiari” (8) è un “compito “artigianale”” (16) che si esprime con tenerezza (cfr. 28) ma che si è confrontato anche con il peccato sin dall’inizio, quando la relazione d’amore si è trasformata in dominio (cfr 19).Il ricorso alla Parola di Dio avviene a partire dalla condizione storica in cui ci si trova (capitolo secondo), a causa della quale “la Chiesa può essere guidata ad una intelligenza più profonda dell’inesauribile mistero del matrimonio e della famiglia” (31). Ne segue (capitolo terzo) che l’insegnamento della Chiesa su matrimonio e famiglia è chiamato “a ben discernere le situazioni” (Familiaris consortio, 84) affinché si evitino “giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione” (79).L’inno all’amore di 1 Cor 13, 4-7 fa da sfondo alla comprensione del matrimonio nel quarto capitolo, mentre nel quinto si richiama la bellezza della generazione come partecipazione all’azione salvifica di Dio nella creazione. Le prospettive pastorali indicate nel sesto capitolo fanno tesoro della concretezza dell’insegnamento biblico unito alla condizione reale delle famiglie. “Il […] compito pastorale più importante riguardo alle famiglie è rafforzare l’amore e aiutare a sanare le ferite, in modo che possiamo prevenire l’estendersi di questo dramma [il divorzio] nella nostra epoca” (246). Il settimo capitolo è tutto dedicato all’educazione dei figli, mentre l’ottavo affronta le situazioni che non corrispondono all’ideale del matrimonio cristiano. “Sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione” (296). “L’innumerevole varietà di situazioni concrete” non permette “una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi” (300). Inoltre “Si tratta di integrare tutti, si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia ’immeritata, incondizionata e gratuita’” (297). “Comprendere le situazioni eccezionali non implica mai nascondere la luce dell’ideale più pieno né proporre meno di quanto Gesù offre all’essere umano. Oggi, più importante di una pastorale dei fallimenti è lo sforzo pastorale per consolidare i matrimoni e così prevenire le rotture” (307).Il capitolo nono richiama la spiritualità della famiglia e l’esortazione apostolica si conclude con una Preghiera alla Santa Famiglia (325).L’esortazione apostolica riaffermando il Vangelo della famiglia, indica alla Chiesa un compito e un metodo di evangelizzazione: partire dalla storia delle persone e rileggere in essa la presenza del risorto.
* Vicario episcopale per la testimonianza della Carità, Docente di Teologia morale al Seminario interdiocesano di Castellerio
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