La preghiera universale
16 Maggio 2016
La Liturgia della Parola si conclude con la preghiera universale o dei fedeli. Essa è la preghiera della communitas, che, nutrita dalla parola di Dio, vi risponde con la professione di fede e offre a Dio preghiere per la salvezza di tutti; è la preghiera dei fedeli, cioè riservata ai battezzati, che vi esercitano il loro sacerdozio battesimale, manifestando il carattere sacerdotale dell’assemblea liturgica; è preghiera universale per il suo contenuto, che apre gli orizzonti della preghiera al mondo intero; è infine il culmine della Liturgia della Parola come la comunione sacramentale è il culmine della Liturgia eucaristica e, sotto un certo aspetto, costituisce il cardine posto tra le due parti della Messa.Nella preghiera universale «l’assemblea dei fedeli, alla luce della parola di Dio, alla quale in un certo modo risponde, prega di norma per le necessità di tutta la Chiesa e della comunità locale, per la salvezza di tutto il mondo, per coloro che si trovano in difficoltà di vario genere e per determinati gruppi di persone» (Introduzione generale al Lezionario, 30; cf. anche OGMR, 69-71). Potremmo dire che, oltre a esercitare il proprio sacerdozio battesimale attraverso l’intercessione, con la preghiera universale i fedeli esercitano anche la misericordia perché non pregano solo per la Chiesa universale e locale, ma anche per tutti coloro che sono oppressi da qualche difficoltà. Infatti «se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà» (Mt 18,19). La premessa CEI all’Orazionale per la preghiera dei fedeli così presenta questo importante momento della celebrazione: «La collocazione della preghiera universale nel contesto celebrativo ne evidenzia il significato e lo stile: essa non è solo la somma delle intenzioni individuali, ma il grande respiro del corpo ecclesiale che, professata la fede come adesione alla parola di Dio, prende il mondo nelle sue mani per innalzarlo al Padre per mezzo del Cristo, come preludio della grande azione di grazie. Il suo stile è di pregare “per” e “con” gli altri, anzi di superare ogni alterità per fare comunione nella fede e nella carità fraterna. Non è concepibile una preghiera dei fedeli senza questo spirito e tonalità di comunione» (n. 3).
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