Dieci anni di “Incontro”
30 Maggio 2016
Nel maggio del 1949 il principe arcivescovo Carlo Margotti, durante la sua terza visita pastorale a San Rocco, benediceva solennemente il piccolo teatrino della parrocchia passato alla storia come “la baracca”. Il 14 ottobre 1964 l’arcivescovo Andrea Pangrazio benediceva la prima pietra del nuovo oratorio e nel suo discorso ufficiale ricordava l’importanza di giungere all’ultima pietra. Sono passati diversi decenni da quei due importanti avvenimenti ma lo spirito e la caparbietà del Borgo e dei suoi abitanti è rimasta la stessa, infatti, a poco meno di un anno dalla posa della prima pietra (5 giugno 2005), domenica 14 maggio 2006 l’arcivescovo Dino De Antoni inaugurava ufficialmente il nuovo Centro Culturale “Incontro” alla presenze delle massime autorità cittadine e regionali. Da quel giorno seguirono dieci anni di frenetiche attività.Un tempo l’oratorio era un cortile per giocare all’aria aperta, un campetto per partite a pallone, in compagnia di un prete o di un ragazzo più grande o semplicemente di qualche adulto che sapeva ascoltare. L’oratorio era quindi, nella tradizione delle parrocchie, espressione del desiderio di accogliere; significava fiducia e interesse per le nuove generazioni e volontà di dare una visione più ampia alla vita guardando agli altri con amore, solidarietà, rispetto ed educazione. Oggi un sala multifunzionale è indispensabile perché in questo tempo di individualismo e relativismo la presenza della Chiesa diventa attenzione educativa, cioè amore per la crescita di libere coscienze adulte e come ricorda don Ruggero, nel suo emozionato intervento di dieci anni fa, durante l’inaugurazione della sala: “ciò che per noi dà valore all’oratorio non sono le strutture adeguate ma le persone qualificate. Gratuità e continuità del volontariato, diversità territoriale, attenzione educativa e promozione umana: queste sono le coordinate che sostengono un’esperienza che si configura come bene per tutti”. Da questo punto, forse, parte il bilancio di un decennio di attività, infatti, il Centro Culturale “Incontro” della Parrocchia di San Rocco, fin dalle discussioni iniziali anche sulla scelta del nome, si prefiggeva di divenire centro propulsore di molteplici iniziative che dovevano caratterizzare la sua peculiare funzione, e cioè quella di promuovere, favorire e stimolare il dialogo, l’incontro e il confronto di persone, gruppi, associazioni, istituti ed enti che operano in parrocchia o al di fuori di essa. Come ricorda il primo punto del regolamento interno: “La consapevolezza cristiana che solo mettendo in relazione due diversità si possa ottenere la conoscenza ed il dialogo reciproco e non prevaricante, diventa motivazione fondante che sta a chiave di volta del centro polifunzionale. Per stimolare questa finalità i locali del Centro saranno aperti ad accogliere tutte quelle iniziative di carattere religioso, sociale, etico, culturale, artistico, musicale, teatrale, filosofico – storico – politico e sportivo che, però, non siano contrarie ai valori e ai fondamenti del cristianesimo ai quali, il centro stesso, si ispira”.In questi dieci anni si è cercato di tenere sempre davanti le motivazioni fondative e ogni avvenimento, ogni conferenza, mostra, concerto, ogni dibattito è stato visto sempre come un momento di incontro e confronto. Tema centrale di questo decennio è stato la ricerca della “bellezza” e tutte le attività, piccole o grandi, sono state curate in ogni dettaglio con attenzione, gusto e semplicità.Anche le celebrazioni del decennale che si sono susseguite in questo mese di maggio hanno avuto al centro l’idea di unire e valorizzare tutte le realtà, le persone, i giovani e giovanissimi e i talenti del borgo e della città.Venerdì 6 maggio davanti a una folla entusiasta si è inaugurata la mostra monografica del maestro incisore Franco Dugo intitolata “Così è del tempo vissuto”. Un serie di 23 incisioni di varie dimensioni che racchiudono 40 anni di lavoro, passioni, riflessioni, la famiglia, storia personale e i tormenti di uno dei più grandi artisti del Ventesimo secolo che Gorizia si onora di annoverare tra i suoi più importanti figli. La mostra è rimasta aperta ogni giorno con un afflusso notevole di persone anche da fuori Regione, grazie a Riccardo Macuzzi per lo splendido allestimento.Domenica 8 maggio i protagonisti sono stati i ragazzi del gruppo “Sanroccocanta” guidati dalla maestra Rita De Luca Mavilia che hanno proposto un programma musicale vivacissimo che ha entusiasmato i tantissimi accorsi all’evento, interventi solistici del soprano Claudia Mavilia. Dieci anni fa il gruppo fu il primo ad esibirsi sul nuovissimo palco della sala proprio il giorno dell’inaugurazione.Giovedì 12 maggio la serata è stata dedicaca al grande poeta triestino Giovanni Tav?ar che intervistato dalla professoressa Majda Bratina ha raccontato la sua vita e la sua visione poetica e del mondo, leggendo alcune liriche di grande suggestione e intensità.Domenica 15 maggio è stata la volta del cocerto celebrativo del decennale. Nella prima parte don Ruggero e l’architetto Giorgio Picotti hanno parlato della sala Incontro e delle sue origini proiettando immagini del 2005 – 2006 e di tutte le fasi di costruzione. Poi un gruppo di 11 talenti musicali ha dato vita a una notte magica all’insegna della musica lirica proponendo pagine di Verdi, Bizet, Mozart, Offenbach, Mascagni e Donizzetti, fra i protagonisti il bass – baritono Eugenio Leggiadri Gallani, il mezzosoprano Elisabetta Jarc, il tenore Alessandro Cortello, il soprano Ilaria Ospici e il basso Giancarlo Tuzzi, la pianista Sabina Arru, la violinista Veronica Radigna, il flauto traverso Daniela Brussolo e il violoncellista Federico Magris.Gli ultimi due appuntamenti di grande rilievo sono stati dedicati ai quarant’anni del terremoto del Friuli: il 19 maggio l’esecuzione dello straordinario e imponente “Stabat Mater” di K. Jenkins per pianoforte, percussioni, coro e solisti, l’ensamble guidato dall’eccezionale pianista Sabina Arru ha eseguito in modo magistrale un’opera dal respiro monumentale e sabato 21 maggio un gruppo di “Sanroccari”, guidati da Andreina Tacus Bertuzzi, ha fatto memoria attraverso le parole dei giornali dell’epoca dei tragici fatti, una piccola perla di raffinatezza e sobrietà che ha commosso i presenti alla serata, grazie alle voci recitanti Elena Bertuzzi Hvala e Mauro Ungaro, al tecnico luci e immagini Stefano Bitetti, agli artisti Riccardo Gaier alla fisarmonica, Sabina Arru al pianoforte e Ilaria Ospici per il canto e la recitazione.Un ultimo grazie a Laura Madriz Macuzzi per il pluriennale lavoro silenzioso, costante e appassionato che svolge da dietro le quinte.
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