Giugno 1966: quattro presbiteri per la Chiesa goriziana
27 Giugno 2016
Le liturgie solenni di Aquileia e quelle per le ordinazioni presbiterali in modo specifico sono impresse nella memoria dei protagonisti e di quanti, nel corso degli anni, ne sono stati protagonisti diretti. L’ordinazione del 1966 (era il 29 giugno) era la quinta per chi aveva frequentato il seminario a partire dalla metà degli anni ’50: Enrico Corazza, Mario Malpera, Gino Pasquali e Valeriano Lepre i quattro candidati.Non è difficile riconoscere i tanti cambiamenti di quegli anni e da quelli anni.Il Concilio era chiuso da alcuni mesi (dicembre 1965). Il seminario contava quasi cento presente. Le attese delle comunità parevano rispondere alle promesse di una condizione giovanile con ampio risvolto di gruppi e di associazioni. Nuove presenze si affacciavano alla ribalta. In una parola il bilancio a metà anno (giugno 1966) non poteva che essere positivo per la Chiesa goriziana e per le comunità parrocchiali che si riconoscevano attorno a un gruppo di giovani sacerdoti e studenti di teologia.In quell’anno, poi, ancora più intenso si faceva il passo verso un futuro che presentava più aspetti di attesa che preoccupazioni. L’ingresso nella vita sacerdotale di nuove forze, poi, non poteva che lasciare lo spazio a prospettive convincenti.Il quartetto che alla fine stava per toccare il traguardo del presbiterio, nel tempo, aveva subito grandi trasformazioni e cambiamenti: ricordando gli anni precedenti o la data di partenza, molte erano state le sostituzioni. Un dato che forse non era stato percepito con tutta la sua problematicità. A quanti avevano lasciato la strada per incamminarsi per altre strade si era convenuto che si trattava di scelte libere ma invece forse andavano lette più in profondo e, certo, non potevano mancare alcune domande disattese. Alla fine, quattro giovani esistenze rimanevano a disposizione della chiesa diocesana.Enrico Corazza, originario di Prata di Pordenone, si era inserito nel gruppo dopo una maturazione vocazionale nei collegi salesiani e della quale egli sentiva forte il richiamo; Mario Malpera, famiglia istriana, esule prima a Monfalcone aveva seguito la famiglia negli Stati Uniti, per ricongiungersi a Monfalcone alcuni anni dopo e frequentare il liceo e poi la teologia con riscontri di qualità; Gino Pasquali, origini dal mondo contadino trasmigrato a Grado, dall’alto della sua maggiore età ed esperienza da sempre aveva riequilibrato il gruppo di classe; infine, Valeriano Lepre, origini friulane di Ruda dove una stagione di preti qualificati aveva suscitato numerose vocazioni, rappresentava il compimento di una esistenza insieme spensierata ed entusiasta.Quattro esistenze diverse e diversificate, quattro vite giovanili tese alla vigilia del presbiterato con grande attesa della diocesi e la fiducia dei superiori, come si diceva con una formula del tempo. Senza dubbio una annata buona. Alla quale si sarebbe successivamente aggiunto un altro presbitero che aveva condiviso con loro anni di studio e formazione.Ad Aquileia, dove l’arcivescovo Andrea Pangrazio – alla vigilia della nomina a segretario generale della Cei e quindi all’abbandono della diocesi – ha presieduto la celebrazione dell’ordinazione presbiterale, attendevano una larga rappresentanza delle comunità: Ruda, Grado, Monfalcone in specifico e, con loro anche una larga rappresentanza della diocesi. Una vera festa di popolo.E dopo una settimana le prime messe solenni nelle parrocchiali di quattro neomisti. Alla festa a Pordenone furono invitati alcuni di noi; altri sono stati ospiti a Grado e Ruda. Mofalcone, in specifico la parrocchiale di S.Ambrogio, ebbe l’onore dopo circa una decina d’anni di avere un novello sacerdote e, pertanto, festeggiò don Mario Malpera che aveva adottato insieme con la sua famiglia di esuli. La prima messa a S.Ambrogio è un avvenimento singolare. La presenza di diversi sacerdoti, i cappellani di S.Ambrogio, e poi tanta gente e le autorità. A chi scrive è rimasta nella mente una scena che non era solita nei nostri paesi: al momento dell’incensazione dell’altare, del celebrante e della comunità dei battezzati, ebbe luogo anche quella specifica del sindaco sistemato su uno scranno sul presbiterio. Altre abitudini: da noi durava una lunga separazione che solo dopo alcuni anni sarà almeno sanata, segno di ben altre separazioni e prese di distanza.Le testimonianze presbiterali sono state brevissima per don Valeriano (vittima di un incidente stradale nel Natale 1968) e per don Enrico cooperatore e parroco prima a S.Lorenzo e poi a Begliano. Lunghe ed intense per don Mario e don Gino che, tra non pochi malanni, continuano la loro opera ministeriale a favore della chiesa diocesana e di tante comunità. Ai due che sono tra noi, unitamente a don Enrico e don Valeriano, i sentimenti rinnovati di buona festa per i meritati cinquanta anni di sacerdozio ministeriale.
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