50 anni di cultura tipografica a Gorizia
23 Dicembre 2016
“A nome della tipografia Grafica Goriziana permettetemi di esprimere un gentile ringraziamento a tutti gli intervenuti. L’inaugurazione della nuova sede è oggi per noi una grande soddisfazione e anche motivo di orgoglio che premia tante preoccupazioni e tanto lavoro. Oggi, anche per gli artigiani, il rinnovo è indispensabile. L’evoluzione delle tecnologie nei sistemi di lavoro, nuovi macchinari, spazi adeguati ed attrezzati sono oggi condizioni indispensabili, che a sua volta permettono di tenere il passo con il tempo e con le esigenze di mercato dove la concorrenza diventa di giorno in giorno più agguerrita”.Così il 25 agosto 1989 le parole emozionate dei titolari nel giorno dell’inaugurazione della nuova sede della Tipografia “Grafica Goriziana” in via Gregor¤i¤. Ma quelle frasi racchiudono alcuni principi che sono ancora oggi dei capisaldi dell’attività imprenditoriale delle famiglie Cevdek e Pelicon: cioè l’innovazione e il stare al passo con i tempi, con un’attenzione particolare per tutte le novità nel campo della tecnologia in un mondo dove la carta stampata e tutto ciò che è di carta rischia l’estinzione. La “Grafica Goriziana” negli ultimi cinquant’anni si è dimostrata capace di affrontare con estrema e singolare vivacità le sfide di un mondo in continua mutazione, soprattutto nel campo grafico, letterario, editoriale e pubblicistico.Per giungere a quel giorno d’estate del 1989 però si dovette attendere molti lustri infatti la storia della Tipografia “Grafica Goriziana” è molto interessante, complessa e del tutto singolare: tutto ebbe inizio nel 1899 in via Favetti quando Anton Gregor¤i¤ fondò una piccola libreria che dal 1906 divenne anche tipografia con il nome di Narodna Tiskarna.In quegli ultimi anni del XIX secolo e nel primo decennio del XX secolo, Gorizia si dimostrava una città attivissima nel campo editoriale, giornalistico e culturale. Decine di testate [fogli, quotidiani, trisettimanali, settimanali, periodici] e continue pubblicazioni che coprivano ogni genere di interesse, nelle lingue locali [sloveno, tedesco, italiano], fecero nascere un numero considerevole di attività imprenditoriali legate al campo dell’editoria, cosa che non si ripeterà più nei decenni successivi al primo conflitto mondiale. E anche per questa ragione Anton Gregor¤i¤, fratello del sacerdote Simon morto nel 1906, si era dedicato prima alla vendita dei libri e successivamente all’arte tipografica, proprio per questo notevole incremento di giornali e di pubblicazioni che apparivano di continuo in una Gorizia che ancora non immaginava quale destino di lì a poco le sarebbe toccato.Dopo la morte di Anton il proprietario divenne il giornalista e scrittore Lukeži¤ (Lucchesi) che dal 1925 divenne titolare sia della tipografia, sia della libreria: Libreria Carducci e Tipografia Lucchesi. Dal 1927 negli stessi locali venne impiantata anche una falegnameria che si occupava della creazione di banchi per le scuole, anche perché l’attività tipografica aveva subito un forte calo proprio in quegli anni a cavallo tra le due guerre.Dopo la fine delle attività, Lucchesi cedette l’impresa tipografica e nel 1966 venne alla luce la Tipografia “Grafica Goriziana”. Dal 1966 al 1978 la tipografia contava sei soci: Giovanni Pisani, Silvano Terpin, Clemente Steffani, Francesca Fanny ¤es¤ut, Martino Pelicon (Davorin), Romano Cevdek. Dal gennaio 1979 il numero di soci si ridusse a due: Martino Pelicon (Davorin) e Romano Cevdek.Un interessante racconto è quello di Romano Cevdek, testimone diretto del passaggio da Lucchesi e all’attuale Grafica Goriziana: “Sono andato a lavorare alla Premiata ditta Lucchesi nel novembre 1957. Fummo assunti in due, come apprendisti, e poi nessun altro. Una signora ci disse che avevamo vinto al lotto, in quanto era un ottimo posto di lavoro.La ditta era precisa e puntuale in tutto, eravamo stati regolarmente iscritti fin da subito, si lavorava duro ma molto bene, 45 ore settimanali [8 ore da lunedì al venerdì e 5 ore il sabato], ogni sabato, alla fine della mattinata, ci veniva data la paga.Era una bella tipografia, un’impresa storica e di grande prestigio, il titolare era Lodovico Lucchesi. Il lavoro non mancava, all’epoca c’erano oltre 20 dipendente, 3 linotipe, si componeva a piombo e si puntava tutto a mano. C’erano le “donne mettifoglio”, erano in numero di tre, non come oggi che è tutto automatico. Stampavamo due giornali sloveni settimanali, uno era il So¤a, e usciva ogni venerdì, e un bisettimanale il Matajur [oggi esiste il Novi Matajur], poi si stampavano gli annunci legali di Gorizia, una volta alla settimana, e quelli di Trieste ben due volte alla settimana [dalle 40 alle 60 pagine, la Prefettura era la responsabile della pubblicazione].Ad un certo punto però il lavoro iniziò a calare sempre di più. Il titolare Lodovico morì e il figlio Vladimiro prese in mano l’azienda ma il lavoro diminuiva costantemente. Prima di andare al servizio militare la crisi era già grande e al ritorno le cose erano ancora peggiorate. Nel 1965, rientrato dal servizio di leva, sono andato a lavorare per un anno alla Tipografia Sociale, e l’anno successivo, insieme ad altri cinque soci abbiamo rilevato l’attività” di Lucchesi e creato la “Grafica Goriziana”.Il 25 agosto 1989 la sede venne ampliata e rimodernata spostandola da via Favetti a via Gregor¤i¤, proprio colui che un secolo prima aveva dato il via a una delle più gloriose attività imprenditoriali del Goriziano.Ma la storia non è ancora conclusa infatti la società dovette passare ancora diverse fasi, anche non semplici, come la morte di Martino Pelicon [Davorin[ nel 1999, al quale subentrarono i figli Edi ed Erika. Come si comprende dalle parole di tutti gli attuali proprietari la scomparsa di Davorin fu un colpo molto duro sia per la sua giovane età, sia per la sua grande competenza ed esperienza lavorativa. Ma la società seppe sempre continuare con grande forza e coraggio.Come racconta Mitja Cevdek, figlio di Romano e attuale socio, nell’intervista rilasciata per il “Sole 24 Ore” del 14 ottobre 2013: “Siamo un’azienda famigliare – composta da 4 soci e da otto dipendenti – estremamente flessibile, in grado di rispondere a 360° a qualsiasi esigenza di stampa per qualsiasi tipo di clientela. In questo senso, possiamo realizzare il biglietto da visita per il privato così come effettuare lavori di alta qualità per enti e aziende, quali cataloghi per mostre e libri”.Una delle caratteristiche che fanno la differenza è la cura del dettaglio, il particolare ricercato e l’estrema cura con la quale viene messa alle stampe ogni singola pubblicazione sia di dimensioni ridotte sia dal respiro monumentale. Per quanto concerne poi il rispetto dell’ambiente come ricorda lo stesso Mitja Cevdek “non solo ci siamo resi autonomi nella produzione di energia attraverso l’asporto dell’intera copertura in amianto e l’installazione di un impianto fotovoltaico da 88,20 kw, ma abbiamo scelto di utilizzare inchiostri vegetali per la stampa, e disponiamo di un macchinario per l’incisione delle lastre di tipo ecologico, senza l’utilizzo di sostanze chimiche”.Molte cose sono cambiate da quel 1966, i sistemi si sono raffinati velocizzando in modo formidabile ogni tipo di realizzazione sia grafica sia tipografica. Come ricordano i fondatori, non certo senza un po’ di orgoglio, “nel 1982 un libro si realizzava anche in otto mesi di lavoro. Come ai tempi di Gutemberg si fondeva il piombo per i caratteri mobili e bisognava stare attenti alle quantità, alle pagine, alle immagini. Un libro era un’impresa complessissima e anche rischiosa, in caso di sbaglio si doveva ricominciare daccapo! Ma poi venne il computer e tutto si semplificò”. Oggi un libro, anche di importanti dimensioni, viene alla luce in una decina di giorni e l’autore può modificare e correggere il tutto fino all’ultimo minuto.Forse quella poesia e il fascino iniziale sono andati perduti ma in quelle parole inaugurali “evoluzione, nuovi macchinari, a passo con i tempi” sta tutto il lavoro di una grande famiglia di artigiani-tipografi che della competenza e delle professionalità ha fatto il suo biglietto da visita negli ultimi cinquant’anni.
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