Il terremoto, e la neve: un’emergenza continua

Prima il terremoto, poi la neve. Da un’emergenza ad un’altra per un territorio già fiaccato e sofferente da una crisi economica che parte da lontano e che ora è emersa in tutta la sua sostanza. Sono passati cinque mesi che possono essere sembrare lunghi, dalla prima avvisaglia, forte ed inequivocabile, di un sisma che ancora non conosce soste. E che ha ripreso la sua… attività proprio il 18 gennaio scorso con quattro forti scosse che hanno fatto ripiombare nell’angoscia una comunità che provava a rialzarsi.È uno stillicidio di continui sussulti della terra (dal 24 agosto se ne sono registrati ben 47mila, uno ogni 3 minuti circa!) che fanno ancora “compagnia” ad un popolo fabrianese che ha già conosciuto il dramma di una casa crollata e l’esperienza da sfollati nel ’97, appena meno di 20 anni fa. Ed ora? Già, ora? Come la storia di Sergio Serafini, pensionato fabrianese che proprio nel ’97 ebbe l’abitazione inagibile, poi abbattuta per essere ricostruita nel 2007 più o meno nello stesso posto del quartiere La Spina. E adesso di nuovo l’inagibilità ed un futuro tutto da decifrare: “Sono disperato, il sacrificio di tanti anni di lavoro andati in fumo… ho trovato accoglienza da mio fratello, dove ho portato anche mio figlio. Ma non è la stessa cosa di avere una casa propria. Quello che mi spaventa è che non abbiamo prospettive, c’è molta confusione e una burocrazia che uccide. Non sappiamo nulla… le macerie sono ancora lì da ottobre…”.È quando scende il sole e l’aria diventa ancora più pungente che la paura del terremoto si fa sentire con tutta la sua forza. Un senso di impotenza aleggia su Fabriano e l’esperienza già fatta nel lontano 1997 non sembra essere servita a qualcosa. Volti smarriti, cellulari che monitorano in continuazione l’app dell’Ingv per apprendere l’intensità dell’ultima scossa avvertita e quel senso di terrore che non riesce a diminuire.Si fatica a recuperare un pizzico di normalità, si parla di ritardo di soccorsi e di assistenza, ma quando, oltre al terremoto, ci si mette pure l’emergenza maltempo con paesi completamente isolati (specie nel Maceratese e nell’Ascolano), non è facile essere tempestivi ed immediati nel recepire le esigenze di tutti. C’è stato, però, un treno, a Fabriano, che non era mai in ritardo. Era l’Intercity arrivato dalla Calabria che è stato fermo al binario 1 della stazione.Ogni carrozza, semplicissima nell’arredamento, era diventata l’unico posto sicuro per tante persone che non hanno una casa agibile e anche per chi ha paura del buio, vive solo e non vuole incontrare il maledetto mostro che, all’alba o in piena notte, attacca senza avvertire smuovendo tutte le sicurezze che abbiamo.”Nel mio appartamento ci sono tutte crepe – ha detto piangendo Anna – qui mi sento al sicuro, ma sto toccando con mano quanto è ingiusta la vita”. In stazione, poi, l’ansia sale. “Quando passa un regionale – hanno detto alcuni sfollati – trema tutto e torna la paura”.Intanto si prosegue con la conta dei danni. Le richieste di sopralluogo giunte al Comune di Fabriano sono 2.631, di cui 936 già evase (diversi interventi sono stati replicati: le scuole sono state oggetto di verifiche per minimo 4 volte). Mancano, quindi, circa 1.700 controlli ancora da eseguire. “Disponiamo di 14 tecnici per le schede Fast – ha detto Roberto Evangelisti, responsabile dell’ufficio tecnico comunale – e occorreranno ancora diversi mesi per completare i sopralluoghi in considerazione del fatto che i nostri tecnici vengono richiesti pure da altri Comuni. Per questo chiederemo rinforzi al Centro di coordinamento regionale (Ccr)”.Sono 166 le ordinanze di inagibilità emesse da fine ottobre che interessano 235 famiglie per un totale di 581 persone alcune delle quali sono state ospitate negli hotel. Fabriano, la città della carta, dei santi francescani, con uno dei centri storici più belli delle Marche, non può essere lasciata sola.Ci sono tanti modi per sentirsi comunità. “La speranza – ha detto il vescovo di Fabriano-Matelica, Mons. Stefano Russo – è che tutti coloro che sono incaricati del recupero delle nostre città lo facciano per il bene di tutti, con onestà e zelo”. Perché qui gli abitanti si sentono come in guerra, con un fagotto sulle spalle pronti a scappare dalle loro terre, ma con il cuore che li spinge a rimanere lì, attaccati alla loro storia. Un bel dilemma, che purtroppo, rimane ancora irrisolto.

*direttore de “L’Azione”, settimanale della diocesi di Fabriano – Matelica