Una “pietra d’inciampo” a Cormons
30 Gennaio 2017
Anche Cormons ha la sua “pietra di inciampo”. È stata collocata dinanzi la casa contrassegnata al civico 12 di via San Giovanni, dove abitava Giuseppe Pincherle, l’ultimo ebreo residente a Cormons e morto nel campo di concentramento di Birkenau. Un gesto simbolico che ha il significato di riportare a casa Pincherle e non dimenticare la sua tragedia e quella di altri milioni di ebrei vittime della Shoah. A collocare materialmente la mattonella ricoperta da una piastra di ottone riportante i dati anagrafici di Pincherle è stata l’artista tedesco Gunter Demnig, ideatore del progetto Stolpersteine (in tutta Europa sono già state posizionate 60mila di queste mattonelle), nel corso di una breve cerimonia presenti il sindaco Luciano Patat, Lorenzo Drascek dell’associazione Amici di Israele e un gruppetto di cittadini. Chi era Giuseppe Pincherle? Era nato a Gorizia il 21 ottobre 1879 (sua madre era una Michelstaedter) ed era giunto a Cormons proveniente da Trieste il 22 agosto 1938 prendendo residenza in una casa di via San Giovanni. Celibe, pensionato, possidente, Pincherle aveva scelto Cormons per trascorrere una vecchiaia tranquilla, come ha scritto Maddalena Del Bianco Cotrozzi nel saggio “Gli ebrei a Cormons”. C’è chi lo ricorda come un uomo dalla corporatura esile, molto cortese, che amava girare per il paese in bicicletta. Dopo la promulgazione nel novembre 1938 delle leggi razziali, Pincherle il 3 febbraio dell’anno successivo aveva dichiarato spontaneamente la sua appartenenza alla razza ebraica. In una lettera di poche righe indirizzata al Municipio di Cormons scriveva a penna: “Ottemperando alle recenti disposizioni in materia razziale, dichiaro di appartenere alla razza ebraica”. Con quella dichiarazione firmò la sua condanna a morte. Aveva paura della guerra e dei bombardamenti tanto che nel giardino della sua casa qualcuno ricorda che aveva costruita una sorta di rifugio per difendersi dalle bombe. Il destino scelse pe lui una morte più atroce. Pincherle fu prelevato dai tedeschi dalla sua casa nel dicembre 1944 e deportato nel lager di Birkenau, in Polonia, dove morì pochi mesi dopo nella primavera successiva in una camera a gas. Il suo atto di morte fu trasmesso a Cormons nel 1947 e trascritto nei registri municipali.Pincherle era l’ultimo ebreo residente a Cormons, dove tra il 1500 e il 1800 aveva vissuta una piccola comunità ebraica dedita, oltre che alla gestione dei banchi feneratizi, al commercio e in particolare alla lavorazione della seta. Abitavano in tre case dell’odierna Piazzetta dei Patriarchi, che gli anziani cormonesi chiamavano anche ghetto. Una di queste case, immortalata da un dipinto di Ermete Zardini, venne demolita nel 1912. Gli ebrei, probabilmente di origine askenazita, giunsero nel Veneto e nella Contea di Gorizia nel Cinquecento dopo una loro cacciate dalle regioni germaniche.La comunità ebraica cormonese pian piano scomparve nell’Ottocento per un naturale processo di inurbamento. Molte famiglie si trasferirono a Gorizia e Trieste vendendo anche i loro possedimenti. Per Giuseppe Pincherle fu invece un ritorno credendo di trovare a Cormons un posto sereno e tranquillo per vivere in pace gli ultimi suoi anni. Ma la storia ci dice che non fu così.
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