La Marcia del dono: occasione di sport, svago, generosità e cultura
6 Marzo 2017
La zona del paese dedicata allo sport brulicava di gente per la “Marcia del dono”, promossa e organizzata dal Gruppo Sportivo Donatori di Sangue di Campolongo Tapogliano. Mescolarsi di colori in caleidoscopio, i fiumi di gente da iscriversi e iscritta, che si sfioravano al confine della timbratura. Era un muoversi innervato da organizzazione perfetta, funzionante e discreta. In gaiezza sembravano perfino i non pochi cani, ansiosi di andare per carrarecce, per fortuna asciutte e quasi polverose. Iscritti 1470 di tutte le età e di ogni avventura (tra essi uno che sta per sondare gli ottanta, reduce da marce himalaiane, nordiche e di Patagonia).Isolati o in formazione (c’erano i ragazzi del Campp di Cervignano); a elastico o sgranati; di corsa o caminando; leggeri o percuotendo il terreno, in 1470 hanno abbracciato campi, vigne, orli di fossi e canali, piste, strade (intelligentemente poche), e fin rive di placide rogge di sorgiva. Il marrone, con un ventaglio di inflessioni, in orizzontale e verticale, e una base di verde, appena affiorante, esaltavano i colori in movimento che vestivano persone entusiaste, impegnate in cercati record o in ilare andare. Anche gli occhi più svagati non hanno potuto fare a meno di godere di una Campolongo civettuola ed elegante di ville settecentesche, caseforti e parchi, con drammatiche cadute nella agonizzante villa Antonini a Cavenzano, ancora in dignitosa custodia, coi muri perimetrali, del tetto da lungi (nel tempo) crollato. Tocco di centenario bellico della grande guerra, con rievocatori, a Casa Ghiretti, dov’era il comando dopo Caporetto. Storie di confini, intorno alla chiesa campestre di San Leonardo fra Campolongo e Ruda (splendidamente tenuta – perché amata – dalla famiglia Simonetti). Ancora dolente ricordo del cimitero militare con la cappella di Provino Valle a Perteole, di fronte alla strepitosa e antica chiesa di Sant’Andrea, che cela tesori e cultura a chi non ci entra. E poi l’Amideria Chiozza alla Fredda e il posto di ristoro a Ca’ di Volpe, adiacente al castello, e alla via di Saciletto serpeggiante fra un verde già vincente sui bordi delle vene d’acqua.Di nuovo tuffo in folla che si spartiva a gruppi, o si sgranava in singoli, al posto di ristoro finale. Non strombazzato, ma significativo il lavoro di donne campolongotapoglianesi, con dolci trasformati in euro per gli amici dove la terra ha tremato e una trentina di donazioni in chi ha voluto utilizzare parte dell’attesa pensando al prossimo.
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