Accettare la sfida dell’evangelizzazione

Lavorare con persone che fanno lo stesso mestiere non è mai facile: non è facile curare un medico, non è semplice tagliare i capelli ad un barbiere, non è facile parlare a dei sacerdoti… Per parlare in modo soddisfacente al clero bisogna essere veramente bravi e dare alcune prospettive di novità che non siano scontate. Così mi sembra che sia avvenuto nell’incontro del clero con padre Marko Rupnik SJ: l’ho trovato molto coinvolgente e stimolante perché è stato in grado di dire cose sicuramente già note, ma con un taglio affascinante e nuovo, usando delle linee decise e dei tratti forti, come appare anche nei suoi quadri e nei suoi mosaici. La sua premessa è stata che l’obiettivo della chiacchierata era soprattutto suscitare ispirazioni e in questo è riuscito nel suo intento. A partire dal contesto delineato nella conferenza di lunedì sera di fine della modernità e della chiesa costantiniana ci ha aiuto a vedere quali sonno le conseguenze per vivere il ministero come presbiteri. Vivere da sacerdoti oggi richiede di abbandonare la sicurezza offerta da un ruolo e da compiti ben chiari, per accettare la sfida dell’evangelizzazione che passa soprattutto attraverso un’esperienza di comunione e di fraternità. Si comprende come ci sia una certa resistenza a questo cambiamento, tanto più in generazioni fragili come quelle degli adulti di oggi, di cui anch’io sono parte. La fragilità porta a cercare sicurezze in atmosfere estremamente fluide. Eppure proprio la difficoltà data dal contesto rende ancora più evidente e affascinante il compito del ministero presbiterale. P. Marko ha citato S. Paolo che afferma di sentirsi in debito verso Cristo per l’apostolato al quale è stato chiamato, ma anche verso Greci e barbari perché loro sono il luogo in cui l’apostolo può vivere la grazia di annunciare il vangelo (Rm 1,14-17). C’è chiara in S. Paolo la percezione che l’apostolato ti fa debitore verso colui a cui sei mandato. Proprio perché siamo stati incontrati dalla grazia e ci sentiamo salvati, possiamo essere testimoni e ministri della misericordia nei confronti dei fratelli. Tutto questo avviene non nella forma trionfale della costruzione di strutture, ma nella forma pasquale della debolezza. Oggi viene chiesto al prete di essere padre, di essere colui che genera uomini e donne nuove, che si incontrano con la forza della risurrezione e vivono da figli. Tutto questo chiede al prete di avere una vita bella, che possa essere attraente, non perché comoda, ma perché donata e piena. Certamente sono tutte informazioni già note, e riflessioni condivise, tuttavia il modo con cui p. Marko ha parlato, ha suscitato, insieme al timore per tempi che saranno di cambiamento ancora più grande rispetto a quello vissuto finora, anche l’entusiasmo di affrontare delle sfide che aprono ad una testimonianza più evangelica e radicale.