26 giugno 1967: l’annuncio della nomina di mons. Pietro Cocolin

Era il lunedì 26 giugno di cinquanta anni fa, quando il vicario generale della diocesi monsignor Giovanni Diodato comunicava ai componenti del Capitolo metropolitano la elezione del sacerdote diocesano mons. Pietro Cocolin, la nomina a quattordicesimo arcivescovo della diocesi di Gorizia e  di Gradisca. Con la lettura della bolla pontificia – in lingua latina – che insieme ricordava le origini della diocesi ed esprimeva gli auguri di proficuo servizio pastorale in una nuova dimensione della vita cristiana della chiesa locale. Un po’ del linguaggio conciliare incominciava a far parte anche della comunicazione nella Chiesa in occasione della nomina di un vescovo.Invece, il settimanale diocesano consente di cogliere il senso della nomina e le reazioni che essa ha provocato nella pubblica opinione del tempo e nella vita della Chiesa diocesana.Meraviglia e stupore per la scelta estemporanea ma consueta nella storia della diocesi dove gli arcivescovi appartenevano al clero diocesano in numero significativo; commozione per una scelta che cadeva sulle spalle di un sacerdote diocesano nel pieno della maturità e che era da tutti conosciuto per la cordialità, lo stile e il senso dell’amicizia oltre che per le sue iniziative pastorali. La casa canonica di Monfalcone – dove mons. Cocolin viveva da meno di un anno insieme ad un numeroso gruppo di sacerdoti e familiari- è divenuta meta di visite e di incontri, prima di tutto di tanti amici e sacerdoti, poi della delegazione della curia diocesana e dello stesso Capitolo e poi della gente: giornate che l’arcivescovo ricorderà con grande commozione, anche perché si scioglieva per lui il tempo del riserbo e aveva modi di rendersi conto della svolta della sua vita e di quella della chiesa diocesana. Una coscienza che non lo abbandonerà proprio perché ebbe chiara la consapevolezza che iniziava in questo modo anche un modello di chiesa -quella del Concilio- del tutto nuova e dunque tutta da costruire. Insieme.Dal tempo del rinnovarsi dei rapporti e delle relazioni, veniva il tempo dell’esercizio delle prime responsabilità: la lettera alla diocesi, il viaggio a Roma e l’incontro con Paolo VI. A Roma l’arcivescovo ebbe modo di incontrare il vescovo goriziano monsignor Luigi Fogar, il predecessore monsignor Pangrazio, segretario della Cei e arcivescovo di Porto e S.Rufina, oltre che le comunità legate alla gorizianità. Giornate di incontri e di emozioni seguite appunto a quella prima comunicazione alla diocesi, nella quale l’arcivescovo eletto metteva a fuoco il senso della missione cogliendovi non solo una chiamata ad un servizio totale, ma anche incominciava ad intravedere le responsabilità del figlio di una Chiesa chiamato ad esercitare la paternità. Insieme con gli impegni per la definizione del giorno dell’ordinazione -e la scelta non poteva che essere quello dell’amata gente e basilica di Aquileia- e un impegnativo viaggio attraverso gli appuntamenti estivi della vita diocesana: i campi scuola, il soggiorno del seminario in Valseisera , gli incontri personali. La cronaca del settimanale diocesana non manca di punteggiare la qualità degli incontri ed insieme il carattere del loro svolgersi come un segno lineare, la figura del nuovo vescovo, il Vescovo del Concilio.