Cormons 1°: una promessa scout lunga 70 anni
30 Giugno 2017
Ricorre quest’anno il 70mo anniversario della fondazione del gruppo scout del Cormons 1°. Un anniversario che sarà ricordato con una serie di celebrazioni: la prima è in programma venerdì 7 luglio, mentre il clou della manifestazione si svolgerà il 29, 30 settembre e il 1° ottobre con un calendario delle iniziative che è in fase di preparazione. L’appuntamento del 7 luglio – ore 20.30 nella Sala civica di Palazzo Locatelli – ha un suo preciso significato: vuole ricordare la prima promessa fatta da 17 esploratori divisi in due squadriglie, Pantere e Aquile. Nella serata del 7 luglio saranno ripercorsi, attraverso diverse testimonianze di vita scout, i 70 anni di attività del gruppo: ricordi, emozioni, personaggi di oggi e di ieri, amicizie, zaini in spalla, route, raduni nazionali, campi estivi. La serata sarà arricchita anche da una mostra fotografica con inedite immagini tratte dal ricco archivio che ci ha lasciato Dino Simonetti. Settant’anni di vita non sono pochi per un’associazione, per un’associazione poi come quella del gruppo scout che ha lasciato, e lascia ancora, un segno profondo nella vita non solo parrocchiale ma anche civile. Difficile contare quanti sono stati i giovani cormonesi che hanno indossato il fazzolettone biancorosso: c’è chi lo ha fatto per pochi anni, chi per una vita intera ma, come dice il motto di Baden Powell, “una volta scout sempre scout”.Ed erano stati in tanti, una sessantina, i ragazzi che nell’autunno del 1946 avevano accolto l’invito del cappellano don Rino Cocolin che voleva far nascere anche a Cormons, come lo era già a Gorizia e Monfalcone, un gruppo dell’Asci (Associazione scout cattolici italiani) come allora si chiamava il movimento fondato da Powell nel 1907. L’Agesci a livello nazionale sorgerà solo nel 1974 dalla fusione con l’Agi (Associazione guide italiane), che era la componente femminile dello scoutismo. A Cormons la fusione avvenne due anni più tardiTorniamo al 1946. Alla fine dell’anno di preparazione alla prima promessa scout giunsero solamente 17 giovani, divisi nelle due squadriglie. Un momento importante non solo perché nasceva un’associazione, ma perché questo avveniva quando ancora erano aperte le ferite provocate da una guerra fratricida. C’era voglia di rinascere, di lasciarsi alle spalle divisioni e vendette, di andare oltre quelle barriere che di lì a pochi mesi avrebbero tagliato in due un territorio che per secoli era stato unito. E si partiva dai giovani, da quelli che rappresentavano il futuro. In loro aveva riposto la sua fiducia don Rino Cocolin, che era giunto a Cormons nel 1944, che venti anni dopo sarebbe diventato arcivescovo di Gorizia. Proprio in questi giorni ricorrono i 50 anni della sua nomina episcopale avvenuta il 26 giugno 1967. Lo sforzo di don Rino nei suoi sette anni di permanenza nel centro collinare non fu rivolto solo verso gli scout, ma anche in altri settori proprio per rispondere alle esigenze di aggregazione dei giovani. Fu con questo spirito che in quegli stessi anni fondò l’Alba, nei quali si ritrovarono i ragazzi amanti del calcio; negli anni successivi l’attività si ampliò con la pallavolo e la pallacanestro.Ma torniamo agli scout, a quei giorni del luglio 1947. Quella del 6 luglio fu una giornata memorabile anticipata da una “veglia d’armi” che si svolse la sera prima in Duomo. Gli scout partirono dal ricreatorio, in fila, con le divise nuove, fiamma e guidoni, percorsero la stretta e oscura via Pozzetto cantando “Tornano fra noi gli esploratori” ed entrarono in chiesa dal portone principale accompagnati all’altare dal suono dell’organo. Quella notte, che precedette la promessa, gli scout la trascorsero nelle tende tirate su nel ricreatorio, che stato concesso in uso alla parrocchia dal Governo alleato. Erano tende di fortuna, rattoppate qua e là, si dormì nella nuda terra, con il profumo dell’erba e il silenzio di una notte densa di riflessione.E venne la domenica 6 luglio, le squadriglie schierate sul campo, presenti il commissario di zona Giovanni Marassi e gli scout giunti da Gorizia, i 17 ad uno ad uno formularono la promessa: “Con l’aiuto di Dio, prometto sul mio onore di fare del mio meglio per compiere il mio dovere verso Dio e verso la Patria, per aiutare gli altri in ogni circostanza, per osservare la legge scout”. E dopo la promessa, ecco il primo campo estivo a Sappada raggiunto grazie ai camion forniti dagli americani. Stralciamo parte del discorso che don Rino ha fatto nel 1977 durante le celebrazioni del ventennale: “Siamo partiti in pochi: due squadriglie. Le esperienze allora erano veramente garibaldine: povertà di mezzi, povertà di tende, ma al di là del Piave, quando voi scendete sulle rive del Mulbach, troverete ancora il posto dove il primo campo scout di Cormons trovò luogo. E mi ricordo ancora quando in uscita siamo andati alle sorgenti del Piave, e qui abbiamo celebrato la Messa, si capisce con il vino, ma quel po’ d’acqua che si prende l’abbiamo attinta dalle sorgenti del Piave. Ricordo aver lasciato agli scout, allora, durante la Messa questo pensiero: ’Sentite ragazzi, vedete come il Piave nasce qui da questa sorgente in mezzo all’erba come un rigagnolo d’acqua, mi sembra proprio il sorgere del nostro movimento scoutistico. Ma questo primo rigagnolo, poi, scende a valle e diventa un grande fiume, un immenso fiume con tanta acqua. Io mi auguro, e per questo preghiamo, che anche il movimento scoutistico cormonese che nasce da questo piccolo nucleo di due squadriglie possa con l’andare degli anni diventare un grande fiume, possa veramente affermarsi nella città di Cormons’”.Don Rino fu profetico. Quel rigagnolo diventò negli anni come un fiume. Si arricchì di presenze, nacquero le altre branche, si costituì l’Agi, poi l’Agesci, sorse il Masci, prese vita il villaggio scout di Cesclans. Il gruppo conobbe anche momenti difficili come avremo modo di raccontare nelle prossime settimane, ma li seppe superare. L’eredità di don Rino passò ad altri assistenti che da don Cesco Plet in poi continuarono fino ad oggi a portare avanti il metodo scout. Di strada ne è stata fatta tanta, alcuni hanno appoggiato a terra zaino e cappellone, raccolti da altri che hanno proseguito lungo la strada. La buona strada.
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