L’amore del vescovo Pietro per Aquileia e la sua gente

Piazza Capitolo ad Aquileia – in una calda serata d’estate, alla vigilia della festa dei Santi Patroni – è stata la sede per la presentazione del libro “Mons. Pietro Cocolin” cinquanta anni dopo la sua elezione ad arcivescovo di Gorizia. Un ambientazione – con relatori e pubblico, nell’arena di piazza Capitolo – che ha visto presenti un bel gruppo di amici e l’intensa partecipazione di parrocchia e Amministrazione comunale che hanno voluto dedicare la serata al sacerdote che fu parroco della comunità (negli anni dal 1955 al 1966) e che divenne vescovo di Gorizia il 26 giugno 1967.Le linee essenziali del libro – autore don Renzo Boscarol – sono state illustrate da Ferruccio Tassin che – oltre alle informazioni specifiche sulla stampa, l’editore, il grafico e la tipografia – ha sottolineato che si tratta di un testo leggibile e godibile, di una impaginazione rigorosa che trova nell’apparato fotografico un motivo di più per una lettura ma anche per un dono. Tassin poi è entrato nella lettura delle singole parti evidenziando non solo le origini del protagonista – la buona gente della Bassa friulana – ma anche sulle tappe della vita del giovane, del sacerdote a Cormons, del parroco a Terzo, del decano ad Aquileia, del parroco a S. Ambrogio a Monfalcone  e dell’arcivescovo per 15 anni (1967 – 1982) a Gorizia.Una puntuale sottolineatura per le scelte di una scrittura essenziale che offre la sintesi di una vita, di un apostolato e di una missione episcopale che monsignor Cocolin ha portato a termine con la semplicità del parroco di tutti, dell’amico e del testimone di una Chiesa chiamata ad essere insieme Madre e maestra di umanità, aperta alla missione fino ai confini della terra e disponibile a raccogliere la identità italiana, friulana, bisiaca, gradese e slovena della diocesi goriziana.L’autore del volume ha allargato gli spunti offrendo ai presenti alcuni ricordi e testimonianze per ricordare la personalità del sacerdote diocesano, ultimo ad essere chiamato all’episcopato, ma anche la singolarità del presbiterio diocesano che ha avuto due vescovi nel ’900, dentro ad avvenimenti così pesanti per la storia della diocesi e non solo Si è, quindi, soffermato sui legami di mons. Cocolin con Aquileia, città e storia, gente e comunità che aveva nel cuore e che amava così intensamente da non dimenticarsene mai; un legame fatto di impegni faticosi, dentro ad un contesto ideologico così marcato, ma anche di incontri e di familiarità. Don Boscarol ha ricordato come la basilica fosse centro dei pensieri e scelte del vescovo ma anche l’impegno per la casa della gioventù, le attività estive, la banda “San Paolino” ed il coro, la quotidianità delle visite illustri, la scuola di impegno sociale e politico…Don Renzo ha concluso – rispondendo ad una domanda del pubblico che chiedeva le motivazioni per cui non è stato possibile dare adesione alla volontà testamentaria di Mons. Cocolin di essere sepolto ad Aquileia – ricordando come la nomina del vescovo Pietro, cinquanta anni fa, abbia costituito il riconoscimento di una stagione di vita ecclesiale e di clero segnato dal Concilio ecumenico Vaticano II e dalla sua novità. Dialogo, incontro, comunione e collaborazione sinergica, formazione di una coscienza di Chiesa, cioè di popolo di Dio. Una stagione che attende compimento in una rinnovata azione pastorale e culturale che stava particolarmente a cuore all’arcivescovo Pietro.La serata presentata dal parroco monsignor Adelchi Cabass e dall’assessore alla cultura, Luisa Contin, ha visto la presenza anche del sindaco di Aquileia Gabriele Spanghero.