Educazione come cammino
13 Ottobre 2017
Se quella del cammino è l’immagine di riferimento, ne derivano molte indicazioni educative. Prima indicazione: l’esistenza è un viaggio. Nel cammino della vita si scopre se stessi, si prende coscienza del senso dell’esistere, e questo è possibile perché la vita ha una direzione ed è esperienza dinamica. Se si confonde l’esistenza per qualcosa di statico il rischio è di cominciare a morire già da vivi. Seconda indicazione: ogni viaggio ha i suoi imprevisti. Camminare significa accettare che ci sia una dimensione di precarietà e che non tutto si può decidere prima di partire. Se qualcosa non va secondo i propri piani, non è detto che bisogna necessariamente ritornare al punto di partenza, ma è possibile scoprire orizzonti nuovi, non considerati a partire dall’imprevisto. Terza indicazione: ogni viaggio ha bisogno di fiducia. Prima di incominciare un cammino bisogna credere di poterlo compiere. Senza fiducia non si può partire, senza fiducia non si possono affrontare le fatiche. Quarta indicazione: il cammino richiede comunque di avere un programma e una destinazione. Il fatto che non tutto sia prevedibile non significa che ci si può rassegnare a camminare a caso, senza sapere dove andare. Ogni giovane ha bisogno di tendere verso un progetto personale, verso una libertà che si esprime in una scelta per la propria vita… e questa libertà va educata. Quinta indicazione: il cammino insegna la pazienza e l’umiltà. I giovani, ma anche gli adulti, non sopportano l’idea di aspettare… per questo comperiamo le fragole quando sarebbe la stagione delle arance, ma così perdiamo soldi e gusto. Nel cammino della vita bisogna imparare ad aspettare, perché certe cose non si possono anticipare nemmeno pagando. Sesta indicazione: il viaggio è il luogo della ricerca. Lungo il cammino emergono le domande più che le risposte. L’educatore lungo il cammino raccoglie e rilancia le domande. Si cammina solamente se c’è una domanda che guida la ricerca. O a volte capita che solamente quando ci si mette in cammino emerge la domanda che fino a quel momento era rimasta nascosta dalle comodità.Ultima indicazione: il viaggio è fatto di passi e ognuno ha il suo passo. Deve esserci un rispetto per il ritmo di ciascuno e si deve cogliere un po’ alla volta qual è la tappa successivo. L’educatore deve fare un costante sforzo per proporre con creatività l’obiettivo seguente. Il Sinodo su Giovani, fede e discernimento vocazionale mette la Chiesa in cammino, perché non si ripeta ancora: “si è sempre fatto così…”; “abbiamo già tentato, ma non funziona…”; ” non serve proporre, tanto poi non vengono…”. Questa del Sinodo è una grande occasione per ripensare che cosa significa educare nella fede. Per essere in sintonia con questo clima, le proposte della pastorale giovanile diocesana di quest’anno saranno caratterizzate da uno stile di cammino e di pellegrinaggio. Il primo appuntamento per tutti, adolescenti (14-19 anni) e giovani (20-35 anni), si svolgerà venerdì 20 ottobre a partire dalle 18.30 e prevede un cammino fisico da S. Lorenzo di Fiumicello ad Aquileia, oltre che un cammino spirituale per rispondere alla domanda “Che cosa cercate?” che Gesù fa ai primi discepoli che lo seguono, e che ripropone oggi ai nostri giovani… Che cosa cercate nel profondo di voi stessi? Che cosa cercate in alto? Che cosa cercate guardando lontano? Che cosa cercate nei fratelli? Queste saranno le domande che guideranno un’esplorazione originale della Basilica di Aquileia. La parola del vescovo Carlo che commenterà la vicenda del discepolo amato concluderà la serata. Durante l’anno altre saranno le occasioni per camminare insieme, fino a giungere all’agosto 2018, quando dal 5 al 10 verrà proposto un cammino/pellegrinaggio sulle nostre strade tra Slovenia e Italia per riscoprire il dono della pace a 100 anni dalla fine della prima guerra mondiale, prima di arrivare a Roma l’11-12 agosto all’incontro dei giovani italiani con papa Francesco.
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