L’impegno per il bene comune: tramite di unità e di credibilità
27 Ottobre 2017
Il Consiglio diocesano dell’Azione cattolica di Gorizia –di qualche anno fa- proponendo un incontro degli adulti dell’Associazione delle quattro diocesi del Friuli Venezia Giulia, non intendeva solo rifarsi ad un passato caratterizzato da preziosi appuntamenti unitari, ma anche stabilire un punto qualificato di incontro e di sintesi per il presente ed il futuro. Un futuro fatto di credibilità in un tempo profondamente modificato, l’inizio di una vera e propria epoca nuova.Questa è stata la intuizione degli anni novanta; una intuizione che ha sviluppato un lungo percorso –ogni anno ospite delle diverse diocesi- e che domenica scorsa a Gorizia ha celebrato un traguardo significativo radunando quasi centocinquanta persone attorno al tema, delicato, del “bene comune” e quindi della politica, non ultimo, ma primo testimone della credibilità laicale. Dalle tematiche settoriali ai temi annuali, dal confronto sulla realtà ed alla ricerca di incidere sul territorio, la ricerca non ha mancato certo di essere un opportunità di incontro tra amici di associazione delle quattro diocesi ma anche di darsi una linea di ricerca e di testimonianza.L’essere adulti nella chiesa –e quindi anche nell’associazione di Aci- trova così un modo di essere e di esprimersi che vince i clichè antichi per mettersi coraggiosamente sulla via della sperimentazione di nuovi modelli e di rappresentazione dello stesso modello di Aci –preghiera, azione, sacrificio e studio- in quella ricerca che ha come fondamento la accoglienza, la missionarietà, la comunione e la comunicazione ma vissute dentro al tratto della laicità che il Concilio insegna. Fare appello all’istanza primaria del bene comune significa collocarsi nella posizione corretta di un vero e proprio – credibile – inserimento nella società di oggi.Il modo migliore – anche se ancora iniziale- di raccogliere la indicazione di Papa Francesco che ha detto a tutti i cristiani (e proprio tramite l’Aci) di “mettersi in politica”… ma, per favore, nella politica della P maiuscola. “Il bene comune della civitas non è la semplice collezione dei beni privati, né il proprio di un tutto che frutti soltanto per sé e sacrifichi a sé le parti; è la vita buona umana della moltitudine, di una moltitudine di persone, ossia della totalità carnali e spirituali insieme, e principalmente spirituali, benché accada loro di vivere più sovente nella carne che nello spirito. Il bene comune della civica è la loro comunione nel vivere bene”: così J-Maritain e così ogni credente, testimone, come ha concluso il relatore prof. Luca Grion.Tale traguardo – vissuto in un quotidiano assolutamente frammentario e frammentato oltre che in un panorama politico carente – richiede come atteggiamento del credente la messa in atto di tre verbi: ricucire, ascoltare e riunire. Accettando, per tutti, oltre a quelli che la politica sono chiamati ad esercitarla, la condizione attuale che è caratterizzata dalla solitudine, dall’ingratitudine e dal conflitto.
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