Non amiamo a parole ma con i fatti
17 Novembre 2017
Per la prima Giornata Mondiale dei Poveri il Papa ha messo al centro il tema dell’amore, perché solo un amore, fatto di gesti concreti come l’ascolto, l’accoglienza, il sostegno, è la medicina capace di spezzare il cerchio della solitudine e ridare dignità alle persone ferite. La povertà per noi cristiani, quindi, chiede dei gesti di amore concreti e non di sole vuote parole come dice il Santo Padre.Nel messaggio per la I Giornata Mondiale dei Poveri Papa Francesco commenta le parole dell’apostolo Giovanni “Non amiamo a parole ma con i fatti” con questi termini: “L’amore non ammette alibi: chi intende amare come Gesù ha amato, deve fare proprio il suo esempio; soprattutto quando si è chiamati ad amare i poveri.” Ma oggi chi sono i poveri e dove li troviamo? Papa Francesco nel suo messaggio fa un lungo elenco parlando dei “suoi mille volti segnati dal dolore, dall’emarginazione, dal sopruso, dalla violenza, dalle torture e dalla prigionia, dalla guerra, dalla privazione della libertà e della dignità, dall’ignoranza e dall’analfabetismo, dall’emergenza sanitaria e dalla mancanza di lavoro, dalle tratte e dalle schiavitù, dall’esilio e dalla miseria, dalla migrazione forzata”.Quindi il povero nella nostra società anonima può essere chiunque: il nostro vicino che ha perso il lavoro e, per la sua età o per problemi di salute, non riesce a trovare un’altra occupazione. Il suo volto è segnato dalla disperazione, perché non riesce a scorgere più un senso nella vita ritenendosi inutile. Il volto del povero può essere quello della dirimpettaia che vive sola con due figli e può lavorare solo a tempo parziale, perché deve da sola accudire i figli. Lei vive con l’ansia di una spesa straordinaria a cui non può far fronte e che la potrebbe far scivolare nella miseria più scura. Il povero può essere anche chi ci ha preceduto questa mattina al panificio: era un signore distinto che acquistava del pane con un po’ di formaggio, unico cibo che può mangiare, perché vive in Dormitorio.Queste storie sono state ascoltate dai tanti volontari (quasi 500) della rete dei Centri di Ascolto e sono state presentate in un convegno sulla Misura di contrasto alla povertà tenuto nell’Auditorium della Regione a Udine venerdì scorso.I Centri di Ascolto hanno incontrato più di 5.000 persone che hanno i volti di coloro che incontriamo ogni giorno. Più della metà delle persone che si rivolgono ai Centri di Ascolto sono genitori, perché hanno un figlio a carico. Nelle loro storie si intrecciano la perdita del lavoro, la mancanza o insufficienza del reddito, la mancanza di una dimora e in certi casi una salute cagionevole e una difficoltà nei rapporti con i familiari. Come cristiani siamo quindi chiamati a vivere la cultura dell’incontro, dell’accoglienza, della condivisione che però è possibile solo se abbiamo “un cuore che vede”, come dice Benedetto XVI, capace di accorgersi delle povertà che ci stanno accanto.
*Vicedirettore Caritas diocesana
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