“Guarda, Signore, l’angoscia del tuo popolo…”

Mi hanno sempre colpito le parole del Rorate Coeli, questo bellissimo inno dell’Avvento, dove il popolo invoca Dio con queste parole: “Guarda Signore l’angoscia del tuo popolo manda colui che hai deciso di mandare”. Il Signore risponde: “Consolati popolo mio presto arriverà la tua salvezza”. Ripensando al Vangelo della domenica di Cristo Re ho sentito l’urgenza di fare nostre, per questo nostro tempo, le parole del Rorate Coeli.Il popolo oggi vive realmente questa angoscia, questa mancanza di speranza, che nasce, ce lo svela il Vangelo di domenica scorsa dal girare la testa dall’altra parte davanti al fratello soprattutto quando è nel bisogno quando appartiene a quelle categorie di cui parla Gesù nel capito 25 di Matteo. Metterei in particolare evidenza oggi, qui da noi quella dello straniero. “Via lontano da me” siamo allontanati dal Signore ed è questa l’origine dell’angoscia, fin da questo pellegrinaggio qui su questa Terra, non se abbiamo ucciso o altro, ma se non abbiamo accolto uno dei più piccoli che sono la carne di Cristo, come afferma il Papa. “Abbiamo ceduto al male, siamo caduti tutti come foglie”, dice ancora il Rorate Coeli ed è questa la nostra realtà di oggi. Il Signore però promette proprio in questa situazione di venirci a consolare. Per questo noi possiamo iniziare l’Avvento dalla promessa di Dio che viene ed è presente nel mistero della nostra vita di uomini cui è data la possibilità di incontrarsi con Lui anche in questo nostro tempo per scoprirlo accanto alle nostre miserie, alle nostre ferite per riconoscerci che siamo tutti ammalati, poveri, carcerati e che Lui si è messo a servirci. Da questo nasce la carità cristiana, non un vago filantropismo, ma dall’esperienza che sei stato amato da Cristo e quindi quando incontri l’altro, soprattutto il bisognoso è Cristo che accogli e questo cambia la vita, come a San Francesco, quando incontra il lebbroso, ci ricordava il Papa nel discorso per la Prima Giornata Mondiale dei Poveri. Cambia la vita, perché ci apre a quella speranza invincibile che noi cristiani possiamo ricevere, che non significa attendere la bacchetta magica che cambia tutto, ma attraverso l’ascolto della sua Parola che ci testimonia di Gesù Cristo e ci dispone a vivere nell’attesa della Sua venuta. Questo ci dona la capacità di saper scoprire fra le tormentate vicende della storia il germe di quel Regno che attendiamo e per cui operiamo, perché trovi il suo compimento. Segni piccoli come un granello di senapa, ma presenti. Penso ad esempio a quei volontari che nell’indifferenza generale e nell’ostilità di molti ogni sera alla Galleria Bombi sono presenti per dare un pasto caldo ed alleviare in molti altri modi le sofferenze di chi è straniero e non è accolto. In queste domeniche presenteremo varie esperienze di volontariato. Abbiamo voluto evidenziare in modo particolare la presenza dei giovani in questo anno di preparazione al Sinodo, anche questo sia motivo di speranza, un piccolo “lumicino fumigante”, ma prezioso per Colui che viene. Buon Avvento di fraternità a tutti.

* direttore della Caritas diocesana