Il potenziamento dell’ “Unità Dublino” ridurrà i flussi?
19 Febbraio 2018
Il flusso migratorio sul territorio provinciale dovrebbe ridursi notevolmente a breve, grazie ad alcuni provvedimenti che la Questura di Gorizia è riuscita, dopo mesi di lavoro, a mettere in atto.A seguito del potenziamento dell’Unità Dublino da parte del Dipartimento per le libertà civili del Ministero dell’Interno e quattro mesi di lavoro degli uffici competenti della locale Questura, sono stati emessi i primi 150 decreti di trasferimento di persone straniere la cui domanda di protezione internazionale è risultata essere di competenza di un altro Stato membro dell’Unione Europea. A questa prima tranche di trasferimenti, seguirà a breve una seconda che prevede 400 notifiche dello stesso tipo.Il commissario capo Giuseppe Di Giovanni, dirigente del settore Immigrazione e Frontiera terrestre, ha ricordato come “il Regolamento di Dublino sancisce che – quando uno straniero nell’Area Schengen, che abbia già presentato domanda di protezione internazionale in uno degli Stati membri, si sposta e ne presenta un’altra in un altro Stato – la seconda domanda di protezione internazionale si annulla e lo straniero si rimanda al primo Paese di presentazione. Grazie al potenziamento dell’Unità Dublino si è potuto quindi – attraverso atti amministrativi – avviare la procedura di trasferimento per tutti coloro che presentano le “caratteristiche di Dublino”, che sul territorio isontino rappresentano ben il 92% dei richiedenti. Le precauzioni che si andranno a mettere in atto avranno certamente effetti sul flusso di persone in città”. Quello su Gorizia si conferma quindi un “flusso secondario”, con provenienze da Pakistan e Afghanistan, ma che stanno effettuando una seconda migrazione dopo uno o due anni passati in un altro stato dell’Unione – in genere Germania, Austria o Francia – in attesa dello status di rifugiato che stentava però ad arrivare, decidendo così di spostarsi verso l’Italia per tentare una procedura più veloce. Fattore di richiamo a Gorizia è stato poi proprio la presenza in città della Commissione Territoriale e la sua nota velocità procedurale. Ora, il primo effetto dei trasferimenti sarà certamente lo snellimento del lavoro della Commissione stessa, che tra il 2017 e i primi mesi del 2018 ha verificato quasi 5.000 richieste di protezione internazionale, dal momento che tutti coloro che si vedranno presentata la procedura di trasferimento non potranno presentarsi al colloquio.La procedura è inoltre applicata anche chi è stata già rifiutata la protezione internazionale dal Paese competente, dal momento che quest’ultimo è anche obbligato a rimpatriare il richiedente in caso di responso negativo. Gli stranieri che sono stati sottoposti a procedura di trasferimento potranno, entro i termini stabiliti dalla legge, rimanere sul territorio nazionale per proporre il ricorso contro i provvedimenti messi in atto nel pieno rispetto delle garanzie previste tanto dalla normativa comunitaria quanto da quella internazionale.
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