In preghiera per le vocazioni
7 Maggio 2018
Nella IV^ domenica di Pasqua, cosiddetta del Buon Pastore, le Zelatrici e gli amici del seminario si sono uniti in preghiera con tutto il mondo e si sono incontrate per le vocazioni in Comunità sacerdotale a Gorizia e, come di consuetudine nella nostra arcidiocesi, sono state raccolte le offerte a favore del seminario. In questa giornata, ogni anno, papa Francesco ci fa riflettere sul grande dono della vocazione, che è la prospettiva normale di vivere la vita come credente. Infatti, la vocazione non è un dono per pochi, come del resto neppure la santità lo è, scrive il papa nella sua ultima Esortazione Apostolica Gaudete et Exsultate. Il Battesimo stesso ci fa chiamati alla santità. Questa vocazione essenziale alla fede si declina poi nei vari stati di vita: nella testimonianza nella vita consacrata e nel servizio concreto del ministero presbiterale.
L’esperienza dell’Anno propedeuticoAll’inizio di quest’ultimo anno pastorale, a Gorizia è stato avviato l’anno propedeutico del Seminario Interdiocesano di Trieste, Udine e Gorizia, una realtà formativa ormai obbligatoria per tutti. Si tratta di un tempo per approfondire maggiormente la chiamata, per prepararsi agli studi, alla vita di preghiera e a quella pastorale.Attualmente la comunità presente in arcivescovado è composta da sette seminaristi e dall’assistente don Nicola. I seminaristi sono quattro, due e uno, rispettivamente delle diocesi di Udine, Gorizia e Trieste. La vita comunitaria va da lunedì a venerdì. Il programma settimanale è stato così spiegato da don Nicola: – lunedì ci si racconta come abbiamo vissuto i due giorni fuori della comunità e organizziamo la settimana in termini di turni di lavoro quotidiani ovvero chi va a fare la spesa, chi lava i piatti…, la sera viene celebrata la S. Messa nella Cappella dell’Episcopio e ci incontriamo sulla formazione.- martedì al mattino lo studio del latino, mentre al pomeriggio la visita ad alcune realtà ecclesiali, come parrocchie o famiglie dove, se possibile, celebriamo l’Eucaristia e ci fermiamo per la cena, ma soprattutto incontriamo delle persone: preti che ci raccontano la loro vocazione, come svolgono il ministero, o famiglie che ci parlano un po’ su come sono Chiesa domestica, o comunità parrocchiali per capire a che cosa è chiamato un prete del nostro tempo.- mercoledì mattina si studia la storia della filosofia e al pomeriggio il gruppo si trasferisce a Castellerio per i colloqui con il padre spirituale, un momento di svago e la celebrazione dell’Eucaristia con tutta la comunità di Castellerio.- giovedì mattina è dedicato al servizio, un tempo intenso di carità. Tra i seminaristi dell’anno propedeutico c’è chi insegna italiano e segue i minori non accompagnati presenti al S. Luigi e seguiti dalla Comunità La Viarte di S. Maria La Longa, chi lavora al Centro di Ascolto della Caritas, chi ai Cappuccini per la mensa o a Villa S. Giusto in aiuto ai malati psichiatrici, o ancora a Villaverde con gli anziani. Al pomeriggio l’ascolto della Parola e la sua condivisione, la preghiera, l’Adorazione.- venerdì mattina lezione di sloveno e al pomeriggio lo studio del catechismo della Chiesa cattolica nella sua globalità. Prima di rientrare nelle loro case i “candidati al seminario” curano la pulizia degli ambienti in cui vivono durante la settimana. I pranzi solitamente vengono consumati in Comunità sacerdotale, assieme ai preti anziani lì ospitati ed a quelli ancora in servizio pastorale a Gorizia che con loro condividono il momento della mensa.Quest’anno propedeutico è una realtà formativa della nostra diocesi tenuta in parte “nascosta” – come ha rilevato don Nicola – perché, a fronte dell’esigenza di conoscere i volti per i quali si prega, ce n’è un’altra che è quella di garantire la libertà alle persone.Chi vive in seminario si sente un po’ le attese di tutto il mondo sulle spalle, i fedeli della sua parrocchia lo vedono già come un prete, ci sono attese, speranze che a volte sono un carico troppo pesante e non lasciano la libertà del discernimento. Siamo, quindi, invitati tutti a custodire nella preghiera questa libertà.Il fatto che nella nostra arcidiocesi ci sia una parte della realtà formativa del nostro seminario è una grande ricchezza perché ci costringe a ripensare la nostra vita come vocazione e ad interessarci del cammino formativo dei nostri giovani. L’attenzione che riponiamo sui seminaristi in genere dovremmo riporla su ogni giovane, dovremmo avere la stessa cura verso coloro che si preparano al matrimonio o ad una vita di servizio agli altri, facendo della propria professione una vocazione.
L’intervento del vescovo CarloIl vescovo Carlo ci ha fatto una domanda: “Chi siete?”, ricordando poi la seconda lettura della domenica in cui l’evangelista Giovanni, nella sua prima lettera, ci dice che siamo realmente figli di Dio.Spesso però siamo come “Lo smemorato di Collegno”, il film di Totò ispirato ad un fatto di cronaca vera. Siamo degli smemorati e non ci ricordiamo di essere figli e figlie di Dio. Se non ci ricordiamo questo la vocazione non funziona. Prima di essere zelatrici o quant’altro siamo cristiani, figli e figlie di Dio. Questo è l’essenziale. E siamo anche qualcos’altro: siamo tutti santi.I primi cristiani si chiamavano tra di loro santi. Anche il papa, nella sua Esortazione Apostolica: Gaudete et Exsultate, parla dei santi della porta accanto e che anche i santi, cosiddetti canonizzati, non erano perfetti. Dovremmo far capire ai nostri giovani, con la nostra testimonianza, che fare il sacerdote è una via innanzitutto di santità, non è strumentale.”In occasione della solennità dei santi patroni di Gorizia nella mia omelia – ha aggiunto il vescovo – ho detto che la nostra arcidiocesi è senza santi da Paolino di Aquileia. Non è che forse i pochi santi richiamano anche poche vocazioni? Forse il Signore ci chiama a prendere un po’ più sul serio ciò che siamo. Siamo santi, siamo figli e figlie di Dio, assomigliamo a Lui grazie allo Spirito Santo.Come ho già scritto su un editoriale di Voce Isontina, personalmente mi è molto piaciuto come il papa nella sua ultima Esortazione traduce la beatitudine evangelica in chiave di santità: “Essere poveri nel cuore, questo è santità. Reagire con umile mitezza, questo è santità. Saper piangere con gli altri, questo è santità. Cercare la giustizia con fame e sete, questo è santità. Guardare e agire con misericordia, questo è santità. Mantenere il cuore pulito da tutto ciò che sporca l’amore, questo è santità. Seminare pace intorno a noi, questo è santità. Accettare ogni giorno la via del Vangelo nonostante ci procuri problemi, questo è santità…”.Ecco come il papa traduce le beatitudini nella concretezza della nostra vita. Impariamo di più ad essere santi con i nostri peccati, i nostri difetti, le nostre stanchezze, pigrizie. Non si può cancellare l’immagine di Dio messa da lui nel nostro cuore. Aiutiamoci a vicenda a trovare la strada giusta lungo il nostro cammino, anche con un po’ di sano e buon umorismo come cerca di fare il papa quotidianamente pregando la preghiera, attribuita a Tommaso Moro, per chiedere un po’ di umorismo “Signore, donami una buona digestione e anche qualcosa da digerire. Donami la salute del corpo e il buon umore necessario per mantenerla…”.
La testimonianza di MatteoMatteo, di ventitré anni, proveniente da S. Pier d’Isonzo, da settembre in prima teologia nel Seminario Interdiocesano di Castellerio è stato colpito dal vedere un numeroso gruppo di persone che pregano per le vocazioni e ha sottolineato quanto questo sia bello e motivo di speranza e di forza per lui nel continuare il percorso. Matteo si è impegnato, a nome di tutti i seminaristi a pregare per le zelatrici alle quali ha chiesto di perseverare nella preghiera per loro.Prendendo spunto dall’editoriale dell’assistente per la giornata di preghiera per le vocazioni apparso sul settimanale diocesano “Voce Isontina” in cui don Nicola ricordava la necessità dei giovani di appassionarsi, Angela ha esortato le zelatrici ad avere un po’ più di entusiasmo nel coinvolgere nella preghiera per le vocazioni i fedeli delle loro parrocchie, a diffondere maggiormente l’operato delle zelatrici, a non “vergognarsi” di chiedere un’offerta per una causa così bella ed importante.Siamo così passati alla raccolta delle offerte, a cui è seguita la consegna della preghiera per tutti i sacerdoti, il S. Rosario in cappella e il momento conviviale.Il biglietto della preghiera per tutti i sacerdoti della nostra diocesi che al suo interno elenca tutti i loro nomi, compresi quelli dei diaconi e dei vescovi, è stato consegnato dal vescovo a tutti i presenti. Scorrere anche solo con gli occhi i nomi dei sacerdoti, magari quelli che conosciamo, a noi più vicini e poi recitare la preghiera scritta per loro, può essere un modo per pregare per i sacerdoti e per le vocazioni, perché abbiamo bisogno di questa via di sanità ha aggiunto il vescovo.Un grande grazie per le preghiere ed il sostegno economico è stato rivolto alle Zelatrici dall’assistente, dai seminaristi presenti e dal vescovo.
Il 23 maggio a CastellerioAl termine dell’incontro è arrivato anche l’avviso che la visita al Seminario Interdiocesano di Castellerio si farà in pullman mercoledì 23 maggio. Per informazioni e prenotazioni è necessario telefonare alla signora Angela Ceccotti al n. 3485290164.
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