Ordinazioni sacerdotali nella cattedrale di Iasi
29 Giugno 2018
Gioia sopra gioia nelle Ordinazioni sacerdotali di domenica 24 giugno a Iasi. Ben 18 i novelli sacerdoti, tredici diocesani di Iasi, 3 della Congregazione di don Orione, un francescano conventuale, e uno Verbita.La sorpresa e la gioia è che il novello sacerdote verbita, don Marian, è fratello di don Valentin Aenoaei che presta il proprio servizio pastorale a Monfalcone. Commovente vedere il fratello maggiore che impone le mani sul fratello che sarà destinato missionario in Ghana.Mi sono recato alle ordinazioni sacerdotali a Iasi, e ciò da 24 anni, perchè ben 9 sui 15 diocesani sono stati adottati da persone o comunità della nostra diocesi, portando il numero totale a ben 159, un numero che sembra incredibile ma che è una bellissima e straordinaria realtà. Altri due, destinati missionariamente alla diocesi di Bucarest, che ha una presenza limitata di cattolici, sono stati ordinati il 29 giugno, festa di S.Pietro e Paolo. Tra essi, ed è bello segnalarlo, anche un giovane di Adjudeni,don Josipf Ghiuzan, che ha frequentato la scuola materna presso le suore della Provvidenza, nei primissimi anni della loro presenza ad Adjudeni con suor Rosetta e suor Michelina.L’Ordinazione sacerdotale è stata veramente universale. Oltre al vescovo di Iasi e al suo Ausiliare, era presente anche il vescovo greco di Syros Santorini e Creta, Mons. Stefanou Petros, dove operano anche due sacerdoti di Iasi, il vescovo emerito Mons. Francesco Sarego, verbita, che aveva operato a Goroka nella Papua Nuova Guinea,e il vicario generale della diocesi di Londra.A rappresentare la diocesi di Gorizia, il sottoscritto. Le Ordinazioni sacerdotali di Iasi hanno tutte una loro caratteristica. Perchè dopo le due ore e mezza di Liturgia, sull’ampio spiazzo antistante la cattedrale, ci cono le famiglie e le parrocchie del sacerdote ordinato, che ognuna nel proprio spazio, festeggiano l’ordinato con canti e fiori, ricevendo la benedizione del neomista.Si tocca l’amore e l’attaccamento vero della gente per il suo sacerdote, una fede spontanea che amerei chiamare contadina nella sua semplicità e genuinità.
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