Coltivare l’accoglienza

Ventun giugno, giornata mondiale del rifugiato. L’abbiamo festeggiata nel cortile della casa SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) di Remanzacco, ospiti dei “rifugiati” che lì vi abitano. Un appartamento messo a disposizione da “Vicini di casa”, un’associazione nata a Udine dieci anni fa con lo scopo di favorire e facilitare l’accesso alla casa da parte dei cittadini immigrati (anche questo abbiamo imparato in questo incontro!).Una serata speciale, un’emozione nuova, un incontro di persone, un’occasione per entrare in punta di piedi nel mondo dell’emigrazione, realtà nuova e antica, oggetto di tanti dibattiti, contrapposizioni, paure, slanci di generosità; motivo di chiusure, di innalzamento di muri; palestra di aperture, di costruzione di ponti; pretesto per fomentare e cavalcare paure da parte di politici alla ricerca di appagare la divorante fame di consensi popolari e potere; cartina di tornasole per smascherare il nostro egoismo sempre in agguato e pronto a nascondersi dietro il paravento della sicurezza, della salvaguardia dell’identità, della cultura o, peggio ancora, della religione…In realtà nel cortile di Remanzacco non si sono fatti grandi discorsi, ci si è semplicemente incontrati, salutati. Si sono condivisi semplici gesti, strette di mano, abbracci, passi, sorrisi e anche una cena, dove il riso cucinato dai cuochi pachistani ben si accompagnava alle frittatine con le erbe raccolte nei prati friulani…A dare il la alla serata, ad aiutare a rompere il ghiaccio per favorire lo spirito di condivisione una performance teatrale proposta dall’Associazione goriziana Fierascena, compagnia teatrale professionale per il Teatro sociale che da anni opera nel campo dell’intercultura. Una performance teatrale di comunità, caratterizzata dal coinvolgimento di buona parte del pubblico, invitato a condividere con gli “attori” alcuni esercizi preparatori del teatro sociale. Un pubblico che diventa coprotagonista dello spettacolo intrecciando i propri passi con i passi degli attori protagonisti della giornata, con i rifugiati che ci ospitano nel loro cortile. E anche il pubblico un po’ più timido e restìo, rimasto seduto sulle panche a guardare si lascia contagiare dall’emozione e prova un po’ di rammarico per non aver avuto il coraggio di “buttarsi”, di lasciarsi coinvolgere di più. Una metafora della vita di ogni giorno, come i volti incuriositi e stupiti delle persone che guardano da dietro i vetri delle finestre o sull’uscio delle case che si affacciano sul cortile teatro dell’incontro.La serata è arricchita da un laboratorio di calligrafia, tenuto dal bravissimo Medhi, e da un’installazione sonora che restituiva le voci dei ragazzi mentre leggevano alcune lettere scritte da loro ai propri genitori, ai fratelli, alle fidanzate rimaste in patria.Questo evento, nella serata del solstizio d’estate, ricco – nella sua semplicità – di emozioni e provocazioni, non era isolato, ma inserito in un progetto molto più ricco e innovativo: “Gardening – Coltivare l’Accoglienza”, un progetto teso a ripensare i temi dell’inclusione e dell’integrazione in modo contemporaneo, efficace, utile. Prevedeva la realizzazione di un Bando pubblico rivolto a tutti i cittadini dei Comuni di Buttrio e Remanzacco affinché chi desiderava ospitare il progetto potesse mettere a disposizione il suo giardino: quel giardino avrebbe poi beneficiato di un’intervento di giardinaggio multiculturale realizzato con la partecipazione dei ragazzi accolti nel progetto SPRAR del cividalese e sarebbe diventato infine il Teatro di una performance realizzata ancora con la collaborazione dei ragazzi in accoglienza ed aperta a tutta la cittadinanza. Ottima la risposta del Territorio che ha dato la possibilità di costruire un cartellone con sei eventi teatrali nelle case di Buttrio e Remanzacco, preceduti da altrettanti interventi di giardinaggio, più due eventi finali in spazi pubblici dei Comuni coinvolti per un totale di otto eventi che sono in corso di svolgimento dal giorno 13 giugno al giorno 1 luglio. Il progetto è stato ideato da Elisa Menon, direttrice artistica di Fierascena, e sostenuto dai Comuni di Buttrio e Remanzacco, dalla Caritas diocesana di Udine – ente gestore SPRAR, dal servizio sociale dei Comuni e dall’Unione Territoriale Intercomunale del Natisone.Gardening è un progetto unico in Italia ed è il frutto di un percorso di condivisione tra Istituzioni, Associazioni, Enti e territorio; in particolare hanno seguito il progetto gli Assessori dei Comuni di Buttrio e Remanzacco, Emanuela Ros alle politiche sociali e Giorgio Bevilacqua alla cultura, ai quali va il merito di aver creduto in un’iniziativa del tutto inedita e sperimentale. Un progetto straordinario in cui le risorse per l’accoglienza sono state impiegate per creare occasioni di esperienza comune che si traduce in beneficio sia per le persone straniere residenti sul territorio, che hanno l’opportunità di conoscere i propri concittadini e farsi conoscere da essi, sia per i cittadini italiani che usufruiscono di un servizio di manutenzione e di cura del giardino prima e di un’evento artistico poi, il tutto in forma completamente gratuita.Nelle varie serate, nei giardini si è potuto assistere agli spettacoli: “Sinfonia – Poesia e musica per una serata multiculturale”, “Sorelle- Performance teatrale per voci femminili”, “Xenìa, ovvero dell’ospitalità – Performance teatrale per attrice e straniero”. Sono ancora in programma la performace “Sulla soglia – spettacolo conclusivo del progetto”, il 29 giugno a Buttrio nella Villa Di Toppo Florio, e la Festa conclusiva “Ci vuole un fiore”, il 1 luglio, nell’Arena Broilo Perosa di Remanzacco, naturalmente con ingresso libero per tutti.Incontrare le persone, stringersi la mano, intrecciare i nostri passi con i passi dell’altro sono momenti di verità, in cui i numeri acquistano un volto, i volti diventano voce, prendono un nome, comunicano sentimenti. Ci fanno capire che, come testimoniano i versi di Warsan Shire, una giovanissima poetessa britannica di origine somala, proposti a introduzione della prima serata nel giardino della Casa di Anna e Gennaro, nessuno lascia il suo paese a cuor leggero: “Nessuno lascia la propria casa / a meno che casa sua non siano le mandibole di uno squalo / verso il confine ci corri solo / quando vedi tutta la città correre / i tuoi vicini che corrono più veloci di te. /  …Dovete capire / che nessuno mette i suoi figli su una barca / a meno che l’acqua non sia più sicura della terra / …Nessuno va a bruciarsi i palmi / sotto ai treni / sotto i vagoni. / …Nessuno striscia sotto ai recinti / nessuno vuole essere picchiato / commiserato / …Nessuno se li sceglie i campi profughi / …A casa ci voglio tornare, / ma casa mia sono le mandibole di uno squalo / casa mia è la canna di un fucile.”Quello dell’immigrazione è un problema più grande di noi che ha cause lontanissime e complicatissime e quello che possiamo fare, mentre aspettiamo che la comunità internazionale collabori, è tenderci la mano, imparare a conoscerci e risvegliare la nostra umanità.