Gradisca in festa: si riapre l’Addolorata

Domenica 16 settembre la città di Gradisca sarà in festa per la Vergine Addolorata, patrona e protettrice della città. I festeggiamenti, che inizieranno come da ultracentenaria tradizione con l’Ottavario di preparazione, culmineranno con la processione che si snoderà per il 274° anno consecutivo (dal 1744) per le vie principali del centro storico, addobbate a festa. La festa di quest’anno assumerà dei connotati di speciale commozione e coinvolgimento per la riapertura al culto del santuario dell’Addolorata, dopo ben nove anni di forzata chiusura. I lavori all’interno dell’edificio, se non possono configurarsi come un vero e proprio restauro, hanno consentito però di rimettere in sicurezza il tempio e di poterlo riaprire al culto.

Le origini di una devozioneL’origine della devozione alla Madonna Addolorata è molto antica e si può ben pensare che non sia di molto successiva a quel 6 agosto 1505, quando Girolamo de Franceschi, suffraganeo del patriarca di Aquileia consacrava la chiesa dedicandola al Ss.mo Salvatore. Il tempio, eretto su indicazione del Doge Giovanni Mocenigo, sarebbe dovuto servire per i bisogni spirituali della nascente cittadella gradiscana.Poco o nulla è dato sapere sulle origini della statua della Madonna Addolorata, in quanto la storia diventa leggenda: “Una pia tradizione racconta, che le acque dell’Isonzo trasportassero la statua di legno, rappresentante la B.V. dei dolori  presso le mura della città, e precisamente dietro la Chiesa dei PP. Serviti, di dove venne levata dalle acque ed onorevolmente trasportata e posta sull’altare de’ Santi Marco, Giorgio e Martino, che in seguito alla Vergine benedetta fu dedicato. Di qui ebbe i suoi inizi quella devozione che crebbe mirabilmente, quando, istituita l’Arciconfraternita dedicata a questa Beata Vergine, Papa Clemente VII, con Breve 21 aprile 1603, concedeva speciali privilegi ed indulgenze”.La devozione all’Addolorata crebbe a tal punto da convincere la Deputazione gradiscana a proclamarla, nel 1744, Patrona e Protettrice della città. Da quel fausto avvenimento si stabilì di istituire una processione da farsi con regolarità la Domenica di Passione; questa consuetudine venne mantenuta per parecchi decenni, mentre dal 1850 – a ricordo della riapertura della chiesa dopo la devastazione napoleonica – si passò alla terza domenica di settembre, come tutt’ora è tradizione.

1923: la riapertura dopo la guerraSe il primo periodo di chiusura della chiesa durò ben quarant’anni (dal 1810 al 1850), non si può scordare l’incendio che distrusse l’edificio in occasione della ritirata di Caporetto, e che causò una nuova chiusura del tempio dal 1917 al 1923. I diari della parrocchia conservano la cronaca di quella radiosa giornata di 95 anni fa: “Il tempo, che nella settimana passata era piovoso, si rabbonì contro ogni previsione, destando una viva gioia nell’animo di tutti. La festa venne preparata da un triduo di sante preci avanti l’immagine della Vergine, esposta in Duomo sul suo trono. Fu in questa occasione che le campane dell’Addolorata ci fecero riudire il loro suono argentino, con grande commozione di tutti. Sabato sera giunse tra noi il nostro venerato Arcivescovo recando le Sacre Reliquie, da includersi nel nuovo altare da inaugurare nella chiesa anzidetta.Venuta la domenica, alle 8.30 si diede principio alla riconciliazione della chiesa dell’Addolorata che, finalmente, dopo l’incendio del 1917, veniva riaperta al culto. Sulla facciata del tempio ardevano delle lampadine elettriche disposte a forma di M sormontato da una stella.Avanti la chiesa il Comune aveva eretto un bellissimo arco trionfale coperto di verzura, recante la scritta: Ave Maria, con lo stemma della città ai due lati. Fatta la riconciliazione della chiesa per mano del parroco decano don Stacul, l’Arcivescovo vi si recò processionalmente per la consacrazione del nuovo altare, nel quale vennero rinchiuse le reliquie dei Santi Martiri Crisogono e Sigismondo Re.Molta folla di popolo della città e dei dintorni riempì letteralmente la chiesa ed assistette composta a quella lunga funzione, che, seguita dalla Santa Messa celebrata dall’Arcivescovo stesso, durò fino alle 11.30. In banchi appositi, il sindaco cav. Francesco Marizza, con la giunta comunale, presenziava la cerimonia. Dopo la pausa per il pranzo, avvicinandosi le ore 16 da tutti i luoghi del Friuli affluivano dei devoti, desiderosi di prendere parte ad un avvenimento così raro, quale il trasporto del Simulacro di Maria SS. Alla sua chiesa, dopo quasi sette anni di assenza.Dopo una mattinata di sole, una densa pioggia stava per mettere in forse la processione, proprio quando questa era imminente. Ma ecco, all’improvviso, rabbonirsi il tempo, e tosto si diede inizio alla funzione.Recitata la coroncina all’Addolorata, incominciò dal Duomo lo svolgersi del sacro corteo, attraversando le vie Cesare Battisti, Dante Alighieri, il piazzale dell’Unità e la via Marziano Ciotti.Una fiumana di gente accorsa da ogni parte gremiva il Duomo e riempiva le contrade della città. Le case erano tutte ornate da bandiere e da drappi multicolori. Procedevano i fanciulli del locale orfanotrofio, seguivano quelli delle scuole elementari accompagnati dal maestro Alfonso Mosetti e dalle signorine Pellizon, Pischmancht, Calabrese. La signorina Dibarbora trovavasi colle Figlie di Maria, quale loro direttrice. Dopo gli scolari veniva un lungo stuolo di giovani dei Circoli Giovanili Cattolici di Gradisca, di Gorizia, di Monfalcone, di Fiumicello, di Cervignano, di Aiello, di Romans e di Villesse, fiancheggiati dal Chiarissimo don Fogar di Gorizia, l’amico dei giovani. Questi incedevano cantando il “Noi vogliam Dio” e recitando il Rosario. La loro presenza inteneriva il cuore di tutti. Era un’apparizione nuova, una manifestazione di maschia pietà senza umani rispetti. Plauso ed onore ad essi e ai loro assistenti ecclesiastici.Dopo i giovani veniva la locale Congregazione delle Figlie di Maria in abito bianco, preceduta da una giovane che recava un cuore trapassato da sette spade e seguita da un gruppo, che sosteneva una scritta a rose col motto “Mater dolorosa, ora pro nobis”. Indi venivano le signore della Confraternita dell’Addolorata, in abito nero e con candela accesa. Fra queste ed il Clero, la banda gradiscana suonava ad intermezzi il tradizionale “Stabat Mater”, impressionando religiosamente i cuori di tutti quelli con quella patetica melodia. Venticinque sacerdoti alternavano con la banda il canto di quella commovente sequenza della Chiesa, seguiti da quattordici bambine, biancovestite con in mano il fiore della passione. Questo privilegio venne accordato a quelle che, la domenica prima, avevano fatto la loro Prima Comunione. In mezzo a questo corteo campeggiava l’Immagine della Vergine Addolorata sopra il suo ricco trono dorato, portato dalle robuste spalle di molti cittadini, che si tengono onorati di prestare questo divoto omaggio.La Madonna era fiancheggiata da ambedue le parti da dodici signorine in abito di rigore, con in capo il velo e con in mano la candela, e seguita dal Principe Arcivescovo in abiti pontificali, dall’autorità municipale con a capo il sindaco cav. Marizza, dal colonnello del Reggimento locale A. Valentino, dal comandante della Milizia Nazionale, dalle signore della città e da innumerevoli donne.Lungo il percorso due ali di popolo assisteva allo sfilarsi del corteo. Giunto questo alla chiesa dell’Addolorata, il chiarissimo dott. don Ettore Delfabro, gradiscano, tenne un bellissimo discorso d’occasione, ascoltato con edificante attenzione ed interesse. Egli disse che ragioni storiche di sentimento e di religione avevano promosso la presente festività, tutta un inno di devozione, di fede e di riconoscenza verso Colei, che fu un dì proclamata la Signora e Protettrice della città di Gradisca.Al bellissimo discorso seguì il canto del Te Deum, alternando il robusto coro il canto gregoriano con il canto figurato di composizione del Bottazzo a due voci. La benedizione del Santissimo chiuse la sacra funzione, lasciando nel cuore dei fedeli la più grata impressione”.

Ricordare questo anniversario può contribuire oggi in primo luogo a fare memoria degli ingenti sforzi della comunità gradiscana per riappropriarsi del suo santuario, e in secondo luogo – guardando quella evocativa immagine – a riflettere sulla processione dell’Addolorata come momento di forte comunione tra Chiesa e Città, a partire da quel 1744 che segna una tappa determinante di questo secolare e fecondo rapporto.

I festeggiamentiIl programma dei festeggiamenti per la riapertura del santuario dell’Addolorata prevede il consueto Ottavario di preparazione con l’esposizione della Madonna a partire dal giorno lunedì 10 settembre, la Recita della Coroncina e il canto dello Stabat Mater alle ore 17.45, seguita dalla celebrazione della Santa Messa alle ore 18.Domenica 16 le messe soienni saranno celebrate alle 11.15 ed alle 17. Al termine di quest’ultima uscirà la processione dell’Addolorata con la Filarmonica Kras di Doberdò.