Isonzo-Vipacco: aggiornarsi, al passo con i tempi
26 Settembre 2018
L’Unità pastorale So¤a-Vipava/Isonzo-Vipacco non è nata da una scelta dall’alto, ma come conseguenza di una necessità oggettiva: la quiescenza di un presbitero e l’improvvisa morte di un’altro hanno obbligato il Vescovo, nella provvisione di queste comunità, a unirle sotto la stessa guida sacerdotale. A dire il vero, il Vescovo non ha mai costituito un’Unità pastorale, ma ha soltanto affidato la cura di diverse parrocchie ad un solo parroco/amministratore parrocchiale.È stata un’attenta e approfondita lettura e verifica della nuova sittuazione, creatasi dopo il 2009, a suggerire ai Consigli Pastorali Parrocchiali di Gabria-San Michele, Rupa-Peci, Savogna d’Isonzo e Sant’Andrea di formulare un progetto pastorale comune che tenga conto della presenza di un solo parroco su un territorio di sei comunità locali, situate in due Comuni, fisicamente non molto distanti una dall’altra, ma ognuna molto attiva, vivace e forte di una propria identità.Il progetto pastorale, sucessivamente redatto in modo di calendario da distrubuire a tutti gli abitanti del territorio, ha avuto una prima stesura ed applicazione tra il 2010 e il 2011, ma è stato di anno in anno riveduto, rinnovato e riproposto in base alle necessità, alle risorse ed alle richieste dei fedeli. Il Consiglio Pastorale Parrocchiale lo riprende in mano e riformula ogni anno l’ultima settimana di agosto, dopo aver preso atto delle indicazioni della Diocesi.
Quali punti sono stati toccati fin dal principio e quali assiomi sono stati dati come punto fondamentale?1. Neanche il presbitero, pur essendo Servo del Signore, non ha il dono dell’ubiquità. Da qui la necessaria opera di revisione degli orari delle messe, sia feriali che domenicali. Il principio era ed è: una messa feriale al giorno (escluse le eccezioni, tipo i funerali), due o massimo tre messe nei giorni di festa. Era doloroso abolire le messa particolare e faticoso accettare la necessità di spostarsi, ma il tempo ha giocato a nostro favore. Per non negare l’identità delle singole comunità si è optato per:- girare ogni giorno le messe feriali- mantenere fisse le messe festive nelle comunità più grandi- girare le messe festive nelle comunità più piccole, alternando le domeniche.Le feste patronali tutt’oggi fanno convergere tutti presso la stessa chiesa, sopprimendo le altre celebrazioni dello stesso giorno.2. A questo punto si è resa obbligatoria l’ugenza di migliorare la comunicazione sui tempi e luoghi. E’ nato il bollettino inter-parrocchiale, poi diventato dell’Unità. Ogni settimana esso riporta i tempi e gli orari della vita della comunità circa le celebrazioni, l’annuncio e la carità.3. Posti davanti alla realtà dell’annuncio abbiamo subito inteso che non abbiamo nè risorse nè forze ma neanche fedeli per poter continuare una rete di catechismo in ogni comunità. Abbiamo formato il gruppo dei catechisti, con incontri mensili di programmazione; abbiamo intercettato due luoghi comuni, nelle due comunità più ampie, dove anche gli spazi sono adatti per una buona conduzione del catechismo. Ma per valorizzare tutti, i ritiri, le uscite, i momenti particolari vengono fatti a Gabria, dove le strutture offrono un ottimo sostegno per lo spirito e per il corpo. In più, si è passati dalla vecchia forma di dottrina per i sacramenti, ad un itinerario formativo che va dal sesto anno di età in poi, fino agli adulti. Parlando poi di adulti, le serate sono state e sono dedicate alla formazione degli adulti sia in forma di gruppo bibblico o di catechesi sia in forma di Centro di ascolto o Lectio divina. I gruppi non sono legati ai distinti luoghi, ma sono inseriti nell’ampiezza del territorio.4. Solo l’attività della Caritas, sorta già molto prima, non ha subito mutamenti ed è rimasta inter-parrocchiale.Con l’arrivo di un ulteriore presbitero, il progetto pastorale ha subìto una nuova revisione, ma i principi fondamentali sono rimasti intatti. Unica differenza sono le celebrazioni feriali, che ora sono due al giorno, e festive, che tra sabato e domenica sono sette.
Tre punti di forza e tre punti critici1. Le parrocchie hanno un unico ufficio parrocchiale, aperto quotidianamente per cinque ore. Questo rende molto più fluido il lavoro, buona l’offerta ed una minore incidenza economica.2. La catechesi così riformulata ha contribuito ad un maggiore e più visibile confronto tra genitori di diverse comunità, ora spesso uniti anche all’infuori della pura vita interna ecclesiale.3. Ci sono voluti parecchi anni, ma l’ultima elezione del Consiglio Pastorale Parrocchiale ha dato vita ad un unico organo, composto da consiglieri appartenenti a tutte le comunità. Ora il Consiglio non ha più una struttura verticale, ma orrizontale. Se prima ognuno guardava in su, verso il proprio campanile ed il proprio territorio, ora ognuno guarda in giù, verso le necessità di questo tempo e spazio: alcuni curano la pastorale giovanile, altri la catechesi, altri la carità, altri ancora la liturgia ecc. Il passo sucessivo sarà indubbiamente una unione o almeno maggior collaborazione tra i Consigli economici.4. L’arrivo e la stabilizzazione di un’ulteriore presbitero in una delle Case Canoniche non soltanto ha dato maggior vigore, ma ha anche provocato qualche squilibrio: infatti la comunità, con la presenza del presbitero, ha subito tratto le proprie conclusioni e cioè: noi abbiamo il parroco e voi invece no. Non è facile per i residenti comprendere che la persenza di in presbitero in un determinato territorio è puramente fisico-domiciliare.5. Se da una parte la nuova configurazione delle attività pastorali nelle sue diverse branchie è stata accolta dalla maggiornaza, si trova sempre chi, mèmore del passato, fomenta a favore dei tempi e delle circostanze che non ci sono più. Inoltre il rischio di emarginare le piccole comunità e la loro identità è sempre incombente. Spetta al parroco-moderatore vigilare affinchè nessuno sia esaltato e nessuno schiacciato.6. La nostra unità è linguisticamente multiforme. Se nel passato le famiglie erano ad assoluta maggioranza oppure anche totalmente di origine slovena, oggi la formazione culturale è molto diversa: presenza di molte famiglie così dette foreste, costituzione di famiglie con genitori provenienti da diversi ambiti culturali e linguistici, maggiore capacità per i residenti di uscire e per molti non residenti di entrare. Si mantiene ancora le celebrazioni linguisticamente distinte, anche per un giusto rispetto delle etnie, ma si rischia di escludere la componente familiare, composta in rari casi da genitori della stessa etnia e più di frequente da genitori di etnia diversa.
A nove anni dall’inizio della nostra esperienza vogliamo tirare alcune conclusioni:1. non è più proponibile, ma nenache auspicabile, il vecchio concetto di parrocchia.2. riteniamo la nostra esperienza, pur tra gli alti e bassi, molto positiva.3. contemporaneamente avvisiamo che l’Unità pastorale, a differenza della comunità parrocchiale, non è e non può mai essere statica: non può esistere un progetto pastorale durevole, non può vigere una normativa fissa. Il nostro motto è stato ed è: “Aggiornarsi, al passo con i tempi”.Izkušnja naše pastoralne enote je gotovo podobna izkušnjam ostalih v slovenskem delu naše nadškofije. Prepri¤ani smo, da bodo naše izkušnje lahko obogatile druge in doživetja drugih nudila tudi nam nova spoznanja.Soo¤anje z realnostjo etni¤ne raznolikosti v naših skupnostih pa bo gotovo eden izmed izzivov prihodnjih ¤asov, saj vsi ¤utimo, da se v svetu, pri nas in med nami nekaj premika in spreminja.
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