Massimiliano I, l’ultimo cavaliere

Massimiliano I der “letzte Ritter”, l’ultimo dei cavalieri, i grandi cambiamenti che, dalla II metà del Seicento in qua, la storiografia occidentale, dall’Horn e dal Keller, chiama Medioevo. Medium aevum, età convenzionale, nella II metà del ’400 con cambiamenti epocali, dalla caduta di Costantinopoli (1453), alla scoperta dell’America. L’Imperatore Massimiliano I, nato nel 1459, ne sentì l’eco, li visse e, prima di morire a Wells, vide l’inizio della Riforma luterana (1517). Der große Mann, si colloca fra tramonto del Medioevo e sorgere dell’Età Moderna, in movimentato panorama europeo.Per descriverne la statura, con le parole del Wiesflecker, “…rispetto al suo tempo, fu uomo universale: maestro dell’alta politica, moderno innovatore della amministrazione pubblica, stratega, comandante di eserciti, artista. Riuscì in tutto: come poeta…rappresentò per i tedeschi, l’ultimo esponente dell’epica cortese…aprì l’università di Vienna all’umanesimo italiano…appassionato di tutte le arti…amò particolarmente la musica e i musicisti”. Suo fine era la pace universale, colla guida dell’impero e di Casa Asburgo; volle essere, amava riperete, “der größte Kaiser nach Karl dem Großen, il più grande imperatore dopo Carlo Magno”. Conscio delle difficoltà, fece dalle parole di Virgilio il motto: “Per tot discrimina rerum”; “si rammaricava di aver fatto troppe guerre”.Grande Imperatore: pio, non senza contraddizioni, nell’ora suprema, si appressò alla morte (12 gennaio 1519), con giornate di preghiera diuturna, un “apparato alla buona morte”; non furono estranee le opere sulla “ars moriendi”, diffuse in Europa dal 1470.La vita della Contea di Gorizia, con gli Asburgo, iniziò da lui: la ereditò dall’ultimo conte Leonardo (1500), in un ’500 corrusco di guerre. Il Czoernig scrisse: “Il nuovo dominio venne accolto dai Goriziani con gioia e suscitò in loro la speranza di tempi migliori. Il fiacco governo dei conti sempre assenti non aveva saputo dare loro protezione efficace contro gli assalti e le molestie dei confinanti veneziani né mantenere l’ordine e la sicurezza nel territorio. Ora invece passavano sotto la sovranità di un signore potente, autorevolissimo all’interno e all’estero, il quale stringeva le redini dello stato con mano ferma, e venivano a trovarsi nella cerchia degli altri paesi soggetti all’imperatore, prendendo parte ai loro diritti e alle loro agevolazioni…”.Cormons precedette il passaggio (1497) e, negli anni di guerre, ne portò le stigmate, ma vide riconosciute sofferenze e fedeltà.Il monumento all’ Imperatore, così vicino (14 giugno 1903), suggellò, non senza polemiche (in Europa, epoca di acri nazionalismi), fedeltà di 4 secoli.L’ appello “Per…un monumento a…. Massimiliano I”; prima firma del Podestà di Cormons, bar. Giorgio Locatelli, è nobile, non corrisponde alla “sfida al costante movimento irredentista italiano” e “opera del governo austriaco”, come insinuato da una cronaca udinese: solo omaggio “al fondatore della grande potenza della Monarchia Austro-Ungarica, all’autore della tregua perpetua fra le varie regioni della Germania, a colui che chiamò in vita il tribunale supremo e il consiglio aulico, e stabilì la nuova politica conformazione di tutto questo impero e della nostra Monarchia. Massimiliano I è nome venerato, perché restauratore e mecenate delle arti e delle scienze, provvido organizzatore dell’odierna organizzazione militare…generoso, ospitale e benefico verso quanti si distinguevano per nobiltà di lignaggio e di sapere”. Sarebbe stato “…agli estremi confini della Monarchia…testimonio alle future generazioni della lealtà e della gratitudine…per l’Augusta nostra Dinastia, sarà segno di pace e di unione duratura fra i figli di questa provincia…”.Il monumento, classico (riprende, nel volto, il ritratto più celebre del Dürer) fu realizzato da un eccellente scultore Edmund Hofmann von Aspenburg, (studiò all’Accademia di Vienna e fu autore di monumenti nella capitale, a Marburg an der Drau, Timisoara) ed entrò in una pubblicazione popolare giunta alla V edizione nel 1910.Questa chiesa è testimone della generosità degli Asburgo almeno in due momenti cruciali: il I quando sorse, per iniziativa della Cormonese Orsola Grotta (inizi ’700), la Congregazione delle Consorelle della Dottrina Cristiana: dovevano anche istruire le fanciulle a leggere e scrivere (Maria Teresa avrebbe donato una forte somma per la chiesa). II momento nel 1866: entrarono, da Udine, le Suore della Provvidenza, fondate da S. Luigi Scrosoppi.Le prime cessarono in Età Giuseppina; le seconde continuano in varie parti del mondo e furono eroiche nell’assistenza in ospedali italiani e a Vienna, durante la grande guerra. Monumento e chiesa, raccontano secoli bensì con guerre, e momenti difficili, ma anche di incontri fra popoli e culture per esperimenti d’Europa, da riprendere e consolidare perché di radici profonde nella sua storia.