La fonte primaria dell’azione dei credenti

La liturgia verteva attorno a testi del Vaticano II e della Sacra Scrittura, per mostrare come questa nuova prassi, è un modo adeguato per rispondere all’esigenza di formazione cristiana che sta insorgendo nel nostro territorio. Questa pastorale raccoglie gruppi sia già esistenti sia di nuova formazione. Lo scopo è quello di rendere la Sacra Scrittura fonte primaria della riflessione, della preghiera, ma anche dell’azione di ogni credente. Se questo auspicio era già stato espresso chiaramente dal Concilio, in realtà sono passati più di cinquant’anni e ancora manca una coscienza condivisa su questa modalità del vivere ecclesiale. I gruppi non saranno abbandonati a loro stessi, ma avranno sempre un punto di riferimento in un cammino diocesano di formazione proposto non solo agli animatori, ma a tutti i membri che vogliono approfondire maggiormente la conoscenza della Parola di Dio. Infatti lo scoglio di questa scelta pastorale consiste proprio nel fatto che l’interpretazione della Bibbia ha bisogno di un ceto bagaglio di conoscenze. Ogni anno pertanto verrà scelta la lettura di un libro biblico i cui brani principali verranno spiegati nel corso di formazione per poi diventare nei vari gruppi oggetto di riflessione e di preghiera.In questo modo si eviterà il difetto di essere messi a contatto con la Scrittura senza avere degli strumenti adeguati per poterla leggere e capire. La meditazione sulla Parola di Dio infatti non è mai semplicemente il risultato di sensazioni, percezioni o intuizioni sul testo, ma è sempre il frutto di una conoscenza che porta a percepirlo primariamente nel suo senso il più possibile oggettivo e poi a vedere come nella vita di ciascuno esso abbia una sua portata e una sua attualizzazione. Si deve così sfatare il mito che per credere non occorre sapere, ma basta un cuore buono. Certamente questo è necessario, ma si devono anche raggiungere delle conoscenze perché la fede non resti infantile. La religiosità tradizionale aveva portato a dimenticare un aspetto che ora si rivela necessario al cammino di fede da parte del credente consapevole: la conoscenza dei testi fondativi del cristianesimo. Senza di essa si può scadere in un’esperienza religiosa grigia, informe e imprecisa. Per uscire da questa nebbia spirituale ci si deve riappropriare di una consapevolezza che nasce soltanto dall’incontro personale con la Parola vivificante. Quello dei gruppi di ascolto è un cammino condiviso che va a unificare tante realtà disomogenee all’interno del territorio diocesano. E’ il risultato di un progetto unitario di crescita assieme che nasce dallo scambio nei gruppi della vita di ciascuno illuminata dalla Parola. Il cristianesimo attuale ha infatti perso la consapevolezza di essere una religione di salvezza. Pertanto siamo invitati a porci i seguenti interrogativi: quanto la nostra vita esprime salvezza? Quanto le nostre liturgie contagiano salvezza? Quanto la nostra comunicazione di fede estrinseca salvezza?