Sinodalità va cercando, ch’è sì cara…

In questi giorni pasquali, grazie alle liturgie eucaristiche abbiamo potuto intrufolarci di soppiatto – come solo la liturgia ci consente di compiere, pur a distanza e senza disturbare i protagonisti – nel cosiddetto “Concilio di Gerusalemme”; risposta interessante assai, che la Chiesa originaria ha saputo dare a situazioni nuove, conflittuali, complesse e apparentemente senza via d’uscita.Conflitti etnici (i “nostri” poveri sono trascurati rispetto ai “loro”), mancanza di personale (gli Apostoli che, presi dagli impegni pratici e caritativi, devono trascurare la Parola di Dio), cambiamenti sociologici nella Chiesa (molti giudei e sacerdoti aderiscono al Vangelo modificando il profilo della comunità) costituivano una miscela esplosiva di difficoltà.Che potrebbero però anche – mutatis mutandis – richiamare in qualche modo la situazione ecclesiale presente. La prima Chiesa, ancor oggi normativa per noi, risponde alle difficoltà e alle situazioni nuove con la “sinodalità”, diremmo con termini che stiamo risentendo più e più volte in questi mesi.Non più tardi della scorsa settimana, infatti, Papa Francesco ha ricordato ai Vescovi radunati in Assemblea che la sinodalità è “la cartella clinica che descrive lo stato di salute della Chiesa italiana”. Di più: “il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. È dimensione costitutiva della Chiesa, cosicché quello che il Signore ci chiede, in un certo senso, è già contenuto tutto nella parola Sinodo”.Non dovremmo allora – in particolare i presbiteri e i battezzati più impegnati nelle Comunità cristiane – attendere con gioia ed impazienza l’Assemblea diocesana che si svolgerà il 3 – 4 – 5 giugno prossimi nell’accogliente parrocchia di San Nicolò a Monfalcone?Tutti noi – Presbiteri, laici e Vescovo assieme – in alcune serate potremo ascoltare dei testimoni, la voce delle altre comunità e potremo dire la nostra.Ospite d’eccezione sarà il Vicario Apostolico per l’Anatolia mons. Paolo Bizzeti gesuita, che ci racconterà di che cosa significa essere Chiesa di minoranza in un contesto neppure troppo favorevole (il Vescovo suo predecessore mons. Padovese è stato ucciso a coltellate nel 2010…), con 1500 battezzati in un paese di decine di milioni di abitanti, ma da dove il cristianesimo ha saputo diffondersi in tutta Europa e da qui nel mondo intero.La situazione ecclesiale che stiamo vivendo – per l’aumento dei dati disponibili grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, ad esempio, per la complessità delle situazioni sociali (pensiamo soltanto alla denatalità o alla fatica del lavoro per i giovani) ed altro ancora – potrebbe costringere i più impegnati nella comunità cristiana a soffocarsi nella gestione della routine quotidiana, già di per sé capace di assorbire tutte le energie disponibili.Ne deriverebbe purtroppo una diminuita capacità di lettura delle situazioni e il rischio di indebolire pericolosamente il Corpo ecclesiale. Già assistiamo alla fatica che compiono i grandi sistemi cooperativi per restare coesi (pensiamo soltanto all’Europa): mai vorremmo che i cristiani fossero semplicemente allineati su trend sociali dominanti, senza poter esprimere l’alternativa che viene dal Vangelo di Gesù.Ecco perché sarà importante partecipare all’Assemblea diocesana, organizzarsi in parrocchia per far partecipare, far tesoro delle cose che insieme ci diremo.A che serve tutto questo? È presto detto, con le parole dei nostri vescovi all’ultima loro Assemblea tenuta la settimana scorsa: “Punto di partenza rimane il recupero di una spiritualità missionaria,centrata sulla Parola di Dio”.