L’accoglienza riguarda il dentro ed il fuori di me

“L’accoglienza riguarda il dentro ed il fuori di me, il luogo in cui vivo e tutti i luoghi del pianeta; dall’accoglienza mi sento avvolto, attraversato, sollecitato, provocato; dai suoi esiti anche frastornato, ma certo sempre arricchito”. Lo ha ribadito don Pierluigi Di Piazza nel proporre i temi del suo libro “Non girarti dall’altra parte. Le sfide dell’accoglienza” (ed. nuovadimensione), a Staranzano, su invito dell’Associazione Collettiva-Kolektiva in un partecipato incontro, introdotto da Bianca Della Pietra, che ha avuto il patrocinio del Comune e la collaborazione della Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, della Tenda per la pace e i diritti e di Benkadì. È un libro che evita le teorie sull’accoglienza e rilegge un’esperienza di vita che assorbe il significato del’accoglienza in famiglia, a Tualis sui monti della Carnia; incontra accoglienza e non accoglienza nella crescita e nella propria formazione, prende significato profondo nell’incontro con Gesù Cristo e diventa modo di essere, metro di giudizio sulla propria vita e sulla stessa società. Non è quindi un caso se don Pierluigi, parroco a Zugliano alle porte di Udine, nel 1989 fonda il Centro di accoglienza poi intitolato a padre Ernesto Balducci. Quel primo nucleo nella ristrutturata canonica è nato da una scelta sulla ristrutturazione della canonica, con il denaro pubblico della ricostruzione dopo il terremoto: “poteva essere la villa del parroco, ma non lo trovavo evangelico; poteva essere mezza abitazione del parroco e mezza adibida a sale di incontro, meglio ma non ancora una scelta del tutto evangelica; poteva essere anche uno spazio di accoglienza per chi non ce la faceva, i diseretati, i poveri”. E così i primi tre ad arrivare sono stati tre migranti del Ghana dando il via ad un’esperienza che oggi continua ospitando in nuove strutture, per il tempo necessario, oltre una quarantina di persone. “Accoglienza significa contemplazione, dialogo, percezione dell’interdipendenza, di essere parte di un tutto, mai padroni e sfruttatori… Accogliere significa custodire e proteggere, partecipare contribuire a quell’ecologia integrale di cui parla Papa Francesco nell’enciclica Laudato sii”. E a proposito di questa enciclica, don Pierluigi ha auspicato che diventi una lettura costante e consapevole nella comunità cristiana, che forse e purtroppo l’ha già lasciata nel novero delle grandi lettere del passato. Agire e costruire realtà di accoglienza non è facile perchè occorre muoversi nel contesto sociale, istituzionale e politico che ti avvolge e condiziona. Oggi dire accoglienza richiama subito ’i migranti’ perchè è stato deciso che questo sia il primo problema del nostro Paese, anche se così non è. E qui don Pierluigi, richiamando lo spirito evangelico e con l’umiltà che caratterizza i suoi interventi, ha usato espressioni decise: bisogna dire da che parte si sta. In un mondo in cui ingiustizie, impoverimento di popoli e guerre costringono milioni di persone ad abbandonare la terra in cui sono nati, il cristiano, quello che vive di Cristo e non sbandiera vangeli nei comizi, sa che il suo posto è dove si soccorre il povero e chi ha bisogno di aiuto. Una politica che genera paura, offre soluzioni che non risolvono mentre continuano ad alimentarla per aumentare il proprio bacino elettorale, non è accettabile. Sono molti gli aspetti dell’accoglienza toccati nel libro di don Pierluigi, ma hanno sempre una lettura ’evangelica’ che supera steccati ideologici per andare al concreto delle necessità delle persone, delle comunità, dei popoli.È significativo che nella parte finale del libro si trovi la riflessione sulla parabola del buon Samaritano, quella che dice chi è il prossimo nell’insegnamento di Gesù: quello che si è fermato a soccorrere il ferito, che si è lasciato coinvolgere dalla sofferenza dell’altro, dopo che gli uomini dell’istituzione religiosa e del servizio al tempio, per non perdere la loro purezza formale, erano passati oltre lasciandolo sulla strada sanguinante e sofferente.Il confronto con ciò che sta succedendo ogni giorno e che ad ogni notiziario ci viene posto davanti agli occhi, facendolo risuonare nelle nostre orecchie è inevitabile ed impietoso per l’intera nostra società. Che fare? La risposta di don Pierluigi, sotto la quercia del cortile dietro la canonica di Staranzano, è di poche parole: bisogna essere uniti, dire con coraggio da che parte si sta e, per il credente, vivere nel quotidiano il Vangelo di Gesù in comunione con il Papa.