L’affetto della comunità per i propri nonni
5 Settembre 2019
Estate, tempo di ferie, tempo di vacanze ai monti e al mare, tempo da dedicare a qualcosa di particolare da fare o da festeggiare, tempo di soffermarsi a riflettere e a pensare. Di solito tutti sono talmente affannati a rincorrere il tempo che fugge, a rispettare gli impegni di ogni genere, lavorativi e non, da non rendersi conto che poco si potrebbe fare se non ci fosse vicino Qualcuno a cui affidarsi e qualcun altro a cui affidare le cose più preziose che possediamo: i nostri figli. I genitori hanno di fronte a sè un ventaglio di possibilità per mettere “al sicuro” i loro bambini, strutture mirate, persone esterne specializzate… ma chi, se ne ha la possibilità, non li lascia alle cure di quelle figure discrete e sempre pronte a dire: “Sono qui!”, nella fattispecie i nonni? Ed è proprio a loro che la Comunità di San Lorenzo Isontino dedica ogni anno un momento di festa in occasione della giornata che il calendario riserva ai Santi Gioacchino e Anna, i nonni di Gesù. I componenti del Consiglio Pastorale Parrocchiale, coadiuvati dai volontari della locale Associazione sportiva hanno unito le loro forze per organizzare la “festa dei nonni”, quest’anno anticipata di un giorno. Gruppetti di famiglie con i loro bambini, perlopiù tenuti per mano dai nonni, protagonisti della serata, hanno incominciato a prendere posto, in attesa della celebrazione della Santa Messa delle 19.30, celebrata dal parroco don Bruno Sandrin. L’omelia è apparsa particolarmente efficace per il calore con cui il parroco ha sottolineato le peculiarità proprie delle figure dei nonni, la loro importanza in seno alle famiglie, la loro esperienza e saggezza, il loro essere dispensatori di consigli e di aiuto operoso nella quotidianità della vita. Molto eloquenti, nel contempo, le parole ricorrenti nelle strofe della preghiera dei fedeli che esortavano i nipoti a pregare per i nonni che li amano, se ne prendono cura con amore e pazienza e trovano sempre il tempo per loro. Il fattore tempo non è misurabile dalla quantità, ma dall’intensità della dedizione che ogni nonno dona al proprio nipotino. L’amore dei nonni è gratuito, è oblativo, è come un ponte che permette di attraversare sicuri un fiume periglioso, una mano tesa nel momento del bisogno, un abbraccio che non ti farà mai sentire solo. L’elegia ai nonni vuole fare solo da corona a tutta l’organizzazione che ha permesso l’attuazione della festa: un formidabile staff culinario, un impegno encomiabile da parte del gruppo degli animatori parrocchiali che si sono impegnati con entusiasmo e serena gaiezza, muovendosi con garbo tra le tavole con i vassoi carichi di cibo, che di certo non è mancato, anzi è sovrabbondato e piacevolmente apprezzato. Questi ragazzi, formati ai vari corsi indetti dalla Diocesi hanno dimostrato quanto siano importanti la coesione, la collaborazione, il darsi da fare in prima persona, il venire incontro con disponibilità alle esigenze del gruppo sia dei più grandi che dei più piccoli, il rinnovare e confermare continuamente il proprio impegno. Formidabile, come tradizione, lo staff culinario. Sulle tavolate all’interno del “tendon” c’era di tutto condito con sana allegria, con condivisione sincera non solo di cibo, ma anche e soprattutto di momenti piacevoli da ricordare che uniscono le persone al di là dei loro vissuti personali. In tale contesto sono profetiche le parole del biblista don Santi Grasso che afferma convinto che il “desco”, la “mensa” sono il fulcro dello stare assieme secondo lo spirito della Parola. Solo in questi momenti ci si rende conto di quanto siano importanti in ogni momento collettivo umano e cristiano, il condividere non solo “cose”, ma pensieri comuni, aspirazioni, scambi di opinioni, che arricchiscono e valorizzano l’io di ciascuno che anela ad essere accolto e accettato pur nella diversità. Ma il fondamento di tutto questo lo ritroviamo nella gioia profusa dai componenti dello staff, stanchi sicuramente, ma con il sorriso pronto, l’alacrità fattiva, non con l’atteggiamento “musone” di chi è lì perchè deve fare, magari controvoglia, ma perchè vuole e si sente di farlo. Una persona del gruppo ha spiato con humor sottile, mentre affettava con perizia la frutta di giornata: “…in fondo ci divertiamo!” Si tratta di un divertimento vero, autentico, che nasce dal sentirsi oblativi, convinti che il nostro operato non sarà vanificato, non rimarrà sterile come il fico che non porta frutto, ma verrà incanalato nella costruzione di qualcosa di utile di cui tutti potranno fruire e beneficiare.Un ultimo plauso ai bambini del piccolo coro “Il ciant” diretti dalla maestra Cristina, che hanno accompagnato la liturgia, rinforzandone i momenti più significativi. Piccole voci variegate, nasini all’insù, occhietti attenti al ritmo e ai gesti competenti della loro insegnante. E i nonni, in questo frangente? Eccoli lì, gli sguardi rapiti, adoranti, indifferenti a tutto, puntati solo sui visini dei loro nipoti!Grazie di nuovo e, sperando di aver dato visibilità a tutti anche a coloro che visibili non sono sempre e…al prossimo anno.
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