La carità è l’altro nome della santità
31 Ottobre 2019
La festa di Tutti i Santi sembra abbia avuto origine dalla dedicazione della Basilica di S. Maria ad Martyres (il Panteon) compiuta da Bonifacio IV il 13 Maggio 609. Il ricordo di questa dedicazione era sempre celebrato con un concorso straordinario di pellegrini. Il sangue dei martiri è sempre stato fermento di nuovi cristiani! Già nei primissimi tempi della chiesa la celebrazione dell’Eucaristia veniva fatta spesso nelle catacombe, che erano i cimiteri di questi eroi della nostra fede. Si sceglieva questo posto non per paura della persecuzione, ma per attingere forza dalla testimonianza di questi fratelli che hanno sigillato con il sangue la loro fedeltà a Cristo! Questa tradizione ha favorito quella riflessione teologico – biblica che ha permesso di comprendere che la Chiesa è un’unica realtà con la Gerusalemme celeste. Si è potuto cogliere la stupenda e profondamente vera immagine di chiesa descritta nel libro della Apocalisse di S. Giovanni: “una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua …” che grida: “la salvezza appartiene al nostro Dio!” (7,9).Ed osservando attentamente la storia di questi “salvati” l’apostolo prosegue: “essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide con il sangue dell’Agnello” (Ap 7,14). Ogni membro della Chiesa ha come meta la vita eterna, vive l’amore che supera ogni divisione, percorre il suo cammino tra le prove e le debolezze, rendendo candide le proprie vesti nel sangue dell’Agnello. I Santi perciò hanno percorso la nostra stessa vita! Con la loro testimonianza ci incoraggiano e, come fratelli e sorelle, intercedono per noi presso il Padre.In stretta dipendenza della celebrazione dei Santi, all’inizio del XI secolo si è sviluppata anche la Commemorazione dei Fedeli Defunti: al giorno della gioia, fa seguito il giorno della preghiera. I defunti infatti fanno parte della stessa Chiesa, dello stesso popolo dei figli di Dio, hanno raggiunto il Cielo, anche se ancora sono in attesa della perfetta unione con Cristo. La nostra preghiera di suffragio, la S. Messa soprattutto, è il dono più prezioso che possiamo offrire ai nostri cari, perché può supplire a qualche loro mancanza di amore.Ma lo stesso dono, avvalorato dalla loro intercessione, ritorna a noi (la “Comunione dei Santi”) e diventa luce che illumina la nostra vita e speranza che ravviva il nostro impegno.I testi della liturgia di entrambi i giorni ci aiutano a comprendere quando un’esistenza umana possa dirsi realizzata; i parametri umani di ricchezza, carriera, successo appaiono totalmente insufficienti. La realizzazione sta altrove, perché la persona umana è fatta per dare concretezza a Dio: mani, cuore, intelligenza, tutto può servire per permettere a Dio di incarnarsi ancora e servire i Suoi figli. La persona diviene così uno strumento libero affinché Dio possa agire ancora nella storia. E un solo gesto di carità ha il senso di una vita realizzata.La carità è l’altro nome della santità. La santità è l’incontro tra la debolezza dell’uomo e la forza della grazia di Dio, è avere fiducia nella sua azione, che permette di fare tutto con gioia e umiltà per la gloria di Dio e nel servizio del prossimo.
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